«Di là da» e «Al di là di»

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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non credo. Infatti si trovano alcuni (ma pochi) esempi letterari di di là di. È solo una forma marginale.
Teo
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Re: «Di là da» e «Al di là di»

Intervento di Teo »

Marco1971 ha scritto:Non apro questo filone per dire che, come ognun sa, al di là di è un francesismo (au-delà de) e che va preferita la locuzione tradizionale di là da, anche perché ormai è ben radicata e non ha nulla di nocivo in sé;

Va però rilevato che "al di là di" è molto più diffuso e comunque il suo impiego risale almeno al XVIII secolo. In alcuni casi l'uso di "di là da" suonerebbe (o preferite "sonerebbe"?) stonato e stucchevole. Ad esempio, la traduzione del titolo della celebre opera di Nietzsche Jenseits von Gut und Böse a mio parere suona meglio come Al di là del bene e del male che come Di là dal bene e dal male (e infatti nella canonica edizione Adelphi, a cura degli stessi curatori dell'edizione critica tedesca, Giorgio Colli e Mazzino Montinari, viene preferita la prima forma).
Comunque, anche Bruno Migliorini (sorvegliato nello scrivere quant'altri mai), in un vecchio articolo pubblicato sul Corriere della sera nei lontani anni '60 (purtroppo non l'ho sotto mano), ammetteva la forma "al di là di" come perfettamente italiana anche nei confronti di "di là da". E infatti se ne servì, ad esempio, in una delle prime pagine della sua Storia della lingua italiana:
«Ma per il momento iniziale vorremmo ricordare la modificazione di struttura sociale a cui dà la spinta il regime personale instaurato da Augusto, e il messaggio cristiano che tra breve agirà come irresistibile lievito. L'inclinazione di Augusto ai volgarismi, ove si vada al di là del carattere aneddotico delle testimonianze, sarà pur essa sintomatica.» (Bruno Migliorini, Storia della lingua italiana, Milano, Bompiani, 1997, ristampa, pag. 11; ma vedi anche Firenze, Sansoni, 1971, pag. 1).
Peraltro, anche Luca Serianni nella sua Grammatica italiana si limita ad osservare che si può dire "«al di là di» ma anche «di là da»", specificando soltanto che il secondo è "il tipo dell'uso letterario più tradizionale", e che "al di là di è un costrutto più recente, di origine francese («au delà de»)", ma senza che ciò comporti un giudizio di valore (cfr. Luca Serianni, Grammatica italiana, edizione nelle Garzantine, Milano, Garzanti, 1997, VIII, § 24; pag. 236).
Scusate se ho ripreso la questione più tradizionale, ignorando volutamente il caveat di chi ha aperto il filone e distaccandomi un po' dagli altri interventi, ma mi pareva opportuno comunicare le mie opinioni su una vexata quaestio.
Ultima modifica di Teo in data gio, 27 lug 2006 15:57, modificato 1 volta in totale.
Teo Orlando
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Federico
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Intervento di Federico »

Noto incidentalmente che in ambedue i casi citati si tratta di un oltre astratto.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ma certo, caro Teo. Neanch’io biasimo al di là di. ;)
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Federico
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Intervento di Federico »

Federico ha scritto:Mi sembra che al di là di si usi soprattutto quando si tratta di un "oltre" astratto, che non si riferisce a uno spazio reale. I due di là di citati da De Mauro rientrano in questa categoria, perciò si potrebbero considerare una versione amputata di al di là di, o potrebbero essere dovuti a una diversa percezione del valore delle due preposizioni di e da...
Forse questo dipende dal fatto che – almeno a me – di là da suggerisce l'idea di un'estensione a partire da un confine o una linea in verso opposto alla nostra posizione: ad esempio, «il campo è di là dal fiume» (estensione), oppure «l'albero è di là dal fiume» (posizione all'interno dell'estensione); mentre al di là di è piú neutro (forse proprio perché estraneo in quanto straniero?) e va bene per tutti i casi.
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