Plurale dei forestierismi non adattati

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Marco1971
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Plurale dei forestierismi non adattati

Intervento di Marco1971 »

Ho ricevuto giorni fa un’elle (per chi non lo sa, è la soluzione che proposi anni fa per sostituire e-mail) da un illustre sconosciuto – giornalista – che aveva letto un mio vecchio intervento nel foro della Crusca a proposito del plurale dei forestierismi crudi.

Le grammatiche concordano: quelli d’uso comune (film, sport, ecc.) non prendono la marca del plurale, rimangono tali e quali (un film, due film; uno sport, mille sport); possono prendere il plurale quelli meno comuni (che andrebbero sempre scritti in corsivo). Il mio interlocutore sostiene invece il contrario, cioè che «sono quelle entrate nell’uso comune che possono “tollerare” il plurale, mai quelle meno usate» e che questa sarebbe la posizione dei suoi colleghi giornalisti.

Chiedo dunque, in particolare agli amici giornalisti che ci seguono, quale sia la prassi nel mondo della stampa al riguardo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Personalmente, nei miei pezzi mi sono sempre attenuto e mi attengo tuttora alle raccomandazioni contenute nella Grammatica di Serianni e nei principali dizionari: se il forestierismo è d'uso comune (sport, film, computer, ecc.) al plurale rimane invariato. Altrettanto fanno i colleghi che conosco.

E, del resto, ritengo non possa essere altrimenti: queste parole sono ormai entrate a far parte dell'italiano (senz'alcun adattamento, purtroppo, ma questo è un altro discorso…) e devono perciò abbandonare la morfologia della lingua d'origine.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Le avevo appunto mandato per posta elettronica l’intera corrispondenza, dalla quale si evince che quel giornalista non segue le grammatiche e i linguisti, il che mi preoccupava non poco...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Caro Marco,

Ho letto ora il suo carteggio elettronico con questo (sedicente?) giornalista. Le di lui affermazioni non poggiano su alcuna fonte, dal momento che, nel vostro scambio di messaggi, egli non ne cita alcuna. Non capisco perciò da cosa derivi la sua risoluzione.

A me sembra, invece, che la stragrande maggioranza dei giornalisti – nella mia limitata esperienza, per carità – si adegui alla norma dell'invarianza del plurale: un film, i film. Le eccezioni a questa regola mi paion rare. Cosí, su due piedi, mi viene in mente un pezzo di Pasolini degli anni Settanta per il Corriere della Sera, in cui compare films in luogo di film; ma Pasolini non era un giornalista, usava (magistralmente) il linguaggio per fini espressivi, e non è da escludere che «film» fosse in quel periodo ancora sentito – in parte – come un prestito di lusso. Oggi, ripeto, la maggioranza sceglie la forma invariabile (per averne un riscontro, basta fare una ricerca interna nei siti dei principali quotidiani).

Quanto poi alle idee di questo giornalista circa l'avvicinamento del linguaggio della stampa al parlato, credo ci sia un grosso fraintendimento. È giusto svecchiare la prosa, eliminarne i tratti piú rigidi e formali; ma ciò non giustifica l'approvazione e lo sdoganamento di forme universalmente riconosciute come scorrette (vedi «riguardo + nome»).
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G.B.
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Re: Plurale dei forestierismi non adattati

Intervento di G.B. »

Si sa come la pensano i linguisti: eccetto casi particolari, il plurale rimane invariato nei forestierismi di vecchia importazione. Serianni ritiene di adeguare a questa regola anche i neologismi e le voci d'uso raro.

Che cosa ne pensate, invece, d'una regola «ortografica», secondo la quale un forestierismo rimanesse invariato solo se acclimato e adattato all'ortografia dell'italiano? Mi sembrerebbe una norma piú corretta (certo meno «facile», e forse anche «pericolosa»! dal momento che l'italiano moderno recalcitra all'adattamento grafico dei «primitivi» e pertanto spunterebbero nello scritto cosí tante code in -s che potrebbero favorire la «produttività» del morfema). Però, d'altra parte, se davvero fosse questa la norma, si spingerebbero coloro a cui danno fastidio tutte queste -s (e che non sanno i plurali —chessò— tedeschi), a adattare almeno graficamente (o a trovare un sostituto).
G.B.
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G. M.
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Re: Plurale dei forestierismi non adattati

Intervento di G. M. »

G.B. ha scritto: mar, 13 lug 2021 13:49Che cosa ne pensate, invece, d'una regola «ortografica» [...]
Sono un po' perplesso. Il pericolo che vedo io, nell'ipotesi (irrealistica, al momento, direi) che si diffonda un uso simile, è un po' il contrario: che —mollato sùbito il corsivo, già oggi praticamente disusato*— arrivi a essere considerato «italiano» semplicemente ciò che «si legge come si scrive», indipendentemente dagli altri fattori che definiscono il carattere della nostra lingua**; e quindi che ci si ritrovi con «Il compiuter non rileva il maus uairles, serve un apgreid del softuer»...

[*Presumo che lei lo conserverebbe, e scriverebbe quindi «i compiuter» oltre che «i computers».
**Una posizione che, purtroppo, ho incontrato diverse volte anche in chi, come molti di noi qui, vuole tutelare e curare l'italiano.]
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G.B.
Interventi: 869
Iscritto in data: gio, 15 ago 2019 11:13

Re: Plurale dei forestierismi non adattati

Intervento di G.B. »

Dubito anch'io che si diffonda spontaneamente un uso simile (pur rientrandovi spontaneamente parole come bar, film, sport ecc.). Detto questo, certo: presupposto di questa norma sarebbe che si adattino almeno graficamente i prestiti che circolano nella lingua da molto tempo (principio neopuristico, quello di tollerarli), in quanto ormai costituenti un patrimonio lessicale sociolinguisticamente accettato (le parole citate sono alcuni di questi). Tali parole s'inserirebbero nel «terzo sistema fonotattico», che conserva la proprietà del «secondo sistema fonologico» di adattare i fonemi, e quindi, per coerenza, dovrebbe adattare anche i grafemi (e infatti Devoto scriveva lider, tait, coctel). Appartenenti ora all'italiano (a un «italiano», certo, dammeno, «di serie B [C, ecc.]», finché non ci sarà uno sviluppo del «terzo sistema»), questi vocaboli entrerebbero a far parte della classe degl'invariabili.

Quindi, sí, in questa prospettiva (una prospettiva che —badi— ora non mi sento di promuovere in alcun modo), *i compiuter (ma perché non i calcolatori?). Per l'uso del corsivo, purtroppo, esattamente come per gli adattamenti toscani, non ci si può rifare sistematicamente a un criterio «strutturale», eccettoché non si metta in conto che un tale «atteggiamento» «coglie impreparata» —mettiamola cosí— la maggior parte dei lettori (o degl'interlocutori). Quindi premesse, note a piè di pagina, parentesi, incisi, precisazioni, giustificazioni ecc., —insomma— ci si ritrova a parlare del «secondo sistema fonologico» quando magari si stava parlando di una banale partita di calcio.

Tornando al tema però, c'è da dire che se questa prospettiva è —come l'ha definita— «irrealistica», la frase che ha creato è, purtroppo, da considerare reale, possibile; quindi l'adattarla graficamente (che [ancora] esula dalla prospettiva che ho delineato) mi sembra il male minore («male» che, ora come ora, la rende, tra l'altro, ridicola e quindi —se vuole— un impulso a trovare soluzioni differenti).
G.B.
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Carnby
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Re: Plurale dei forestierismi non adattati

Intervento di Carnby »

Più che altro, temo la sostituzione di termini italiani già esistenti con parole inglesi, una tendenza che è già in corso. Per quanto riguarda i prestiti in uso da tempo e che «si pronunciano come sono scritti», li lascerei così come sono (film e sport, anche se personalmente avrei preferito pellicola e diporto), invariabili e in tondo, mentre quelli non adattati (da usare sporadicamente) li declinerei e li scriverei in corsivo, posizione condivisa da Gabriele Valle.
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