Che sui libri di cucina, sui cataloghi di articoli per la pasticceria e anche sui siti di commercio in cui ci sono traduzioni automatiche si usi l'italiano
tasca da pasticciere l'ho spesso notato, e la cosa non mi stupisce piú di tanto.
Quello che invece ho pure notato, e che m'infastidisce parecchio, è che nessuno (dico nessuno!) dei tanti «pasticcieri» famosi, famosissimi e anche no (alcuni dei quali vanto del nostro paese, essendo vincitori d'importanti premi internazionali

) che appaiono nei numerosi programmi televisivi dedicati all'arte pasticcera s'è mai degnato –che dico? nemmeno sognato!– d'usare l'espressione italiana. Sempre e soltanto /saka'pɔʃ/ e
saccapposc'!
Cos'avrà di tanto speciale uno pseudofrancesismo (che, quindi, oltralpe non s'usa nemmeno)? E poi, come si faceva prima?
Osservando i grafici di
Ngram Viewer scopro che sia
tasca da pasticciere sia
sac à poche presentano diverse grafie alternative (e spesso scorrette), ma nel complesso si equivalgono. Però c'è una cosa che non mi aspettavo: sono entrambe definizioni recentissime, non piú vecchie degli anni '90. Ma allora, cosa usavano i pasticcieri per eseguire le decorazioni prima d'allora? Possibile che gli bastassero delle semplici siringhe da pasticceria?
