Ibridazione dell’italiano

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Carnby
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Ibridazione dell’italiano

Intervento di Carnby »

Continua impeterrrito il fenomeno dell’itanglese: mi sono imbattuto in questi mesi in espressioni come «to draw the line at», «best ship» e «at large» scaraventati in un contesto quasi completamente italiano. Si tratta di espressioni colloquiali, al limite dello slang inglese, che di sicuro non abbiamo imparato a scuola.
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Freelancer
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Re: Ibridazione dell’italiano

Intervento di Freelancer »

E quale sarebbe il contesto e il significato di best ship?
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Carnby
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Re: Ibridazione dell’italiano

Intervento di Carnby »

L’ho trovato casualmente e mi sembra che avesse il siginficato di ‘cosa migliore’; non riesco a reperire la fonte, sarà stato un occasionalismo.
valerio_vanni
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Re: Ibridazione dell’italiano

Intervento di valerio_vanni »

Carnby ha scritto: dom, 20 feb 2022 22:15 L’ho trovato casualmente e mi sembra che avesse il siginficato di ‘cosa migliore’; non riesco a reperire la fonte, sarà stato un occasionalismo.
Non poteva riguardare la spedizione?
Io quando l'ho letto ho pensato subito a quello.
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G. M.
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Re: Ibridazione dell’italiano

Intervento di G. M. »

Forse non è esattamente il tipo d'ibridazione descritto da Carnby, ma quando leggo testi come questo, seri, convinti e senz'alcun intento parodico —presumo—, sono incredulo nel vedere realizzata la densità di forestierismi di quest'intervento del 2005, che solo qualche anno fa mi pareva irrealistica ed eccessiva, e invece in certi ambienti è già una realtà "normale".

[...] In un climax, orchestrato nelle stories Instagram della maison di fronte all'ormai consueto blackout dei post pre-sfilata, che strizza l'occhio a quel wealth sinonimo di una certa American way of life.

Immancabile, il suono della campana di Wall street scandisce l'inizio della sfilata, lasciando spazio subito dopo a un soundratck industrial, so much Balenciaga. Sfila un business attire reloaded tra suit in raso, statement coat in pelle e longuette portate con lunghe e asciutte cuissardes in latex. Sopra, bow neck blouse dalla vestibilità morbida e arricciatura generosa. Coffee-to-go alla mano, come quello nell'invito allo show, ed è subito New York, New York, ma nella versione di Carey Mulligan & Liz Caplan, che interrompe come un cortocircuito per la base elettronica. Mentre lunghi abiti a colonna tempestati di lurex illuminano la scena. Come i chocker portati sulle mise total black.
[...]
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G.B.
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Re: Ibridazione dell’italiano

Intervento di G.B. »

G. M. ha scritto: dom, 19 giu 2022 16:57 Forse non è esattamente il tipo d'ibridazione descritto da Carnby, ma quando leggo testi come questo, seri, convinti e senz'alcun intento parodico...
L'ambito della moda è strapieno di forestierismi. Qui però —magari sbaglio— mi sembra che il loro uso sia compiaciuto; e, ciò che davvero importa, ancora piuttosto straniante: subway, yellow cab, stock exchange, time freezing, coffee-to-go, soundratck [sic] industrial... non sono termini della moda e poco dicono al lettore medio.

Insomma, forse andrebbero distinti vari «strati»: i forestierismi propri di questo linguaggio specifico (maison, soccer T-shirt, bow neck blouse, cuissardes, business attire reloaded, glitchare, chocker...); quelli solo «ornativi» (wealth, hype e quelli già menzionati sopra); quelli, purtroppo, comuni (blackout, show, American way of life, climax...). Non che sia facile distinguere; però gli strati mi paiono esserci.
G.B.
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G. M.
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Re: Ibridazione dell’italiano

Intervento di G. M. »

G.B. ha scritto: dom, 19 giu 2022 19:57 L'ambito della moda è strapieno di forestierismi.
Sì. L'ho scoperto solo di recente (non è il primo testo siffatto che incontro): non immaginavo che si potesse battere l'aziendalese o il gergo della tecnologia. Mi sbagliavo. :shock:
G.B. ha scritto: dom, 19 giu 2022 19:57 Non che sia facile distinguere; però gli strati mi paiono esserci.
Sì anche a questo; l'effetto complessivo è comunque straniante, e anche non contando certi gruppi, generosamente, resta un'abbondanza tale da far cadere le braccia. Quello che mi colpisce di più è probabilmente underneath, per la naturalezza con cui è buttato lì nonostante la gratuità (= al di sotto) e l'opacità per il lettore non anglofono (visto che non mi sembra per niente diffuso in italiano, oggi).
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Ferdinand Bardamu
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Re: Ibridazione dell’italiano

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Una «traduzione» potrebbe essere questa (in grassetto le mie proposte):

Il profilo di Nuova York contro il cielo terso, visto da un vagone della metropolitana che sfreccia verso Brooklyn. Il traffico misurato dal tassametro di un tassì giallo. Tutte le strade della Grande mela portano alla Borsa, luogo scelto da Balenciaga per la sfilata primavera 2023, come suggerito da una profusione di bigliettoni, coniati, contati, dispersi nel vuoto sulle note del Lago dei cigni di Ciajkovskij.

In un crescendo [climax è greco —e a rigore dovrebbe essere femminile— ma si può sostituire con una parola fonotatticamente italiana], orchestrato nelle storie di Instagram della casa di moda di fronte all’ormai consueto abbuio prima e dopo la sfilata, che strizza l’occhio a quella ricchezza sinonimo di un certo stile di vita americano.

Immancabile, il suono della campana di Wall street scandisce l'inizio della sfilata, lasciando spazio subito dopo a una colonna sonora «industriale», in pieno stile Balenciaga. Sfilano esempi di abbigliamento da ufficio tra abiti in raso, cappotti in pelle inconfondibili [«statement» è una parola chiave della moda, piuttosto vaga] e gonne al polpaccio portate con lunghi e asciutti stivaloni in lattice. Sopra, bluse con fiocco sul collo dalla vestibilità morbida e arricciatura generosa. Caffè da asporto alla mano, come quello nell'invito allo spettacolo, ed è subito «New York, New York», ma nella versione di Carey Mulligan & Liz Caplan, che interrompe come un cortocircuito per [?] la base elettronica. Mentre lunghi abiti a colonna tempestati di «Lurex» illuminano la scena. Come i girocollo portati sulle tenute in nerototale.


La questione, com’è già stato evidenziato nel fòro (qui e altrove), è che la moda usa per sua natura parole… alla moda, e se non sono alla moda (popolari, note), fa in modo che diventino tali: cosí piú sono esotiche e inusitate meglio è. Rimane il fatto che, cosí tradotto, il testo è una ventata d’aria fresca e pura. (Si potrebbe poi dire qualcosa su questo stile brillante forzato e convenzionale a cui pare si debbano conformare i giornalisti, non solo di moda, ma andremmo fuori tema).
brg
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Re: Ibridazione dell’italiano

Intervento di brg »

Ferdinand Bardamu ha scritto: lun, 20 giu 2022 11:29 [...] orchestrato nelle storie di Instagram della casa di moda di fronte all’ormai consueto abbuio prima e dopo la sfilata [...]
Non mi piace. Al posto di "di fronte", impiegherei un più comune e meno straniante "attraverso" o "tramite". Qui "blackout" è usato in senso figurato e credo che ci sia di meglio in italiano per rendere lo stesso concetto, ad esempio, che so, "coprifuoco" o "silenzio". Inoltre il "post pre-sfilata" è il tempo tra il "pre-sfilata" e la sfilata stessa. Quindi io direi "orchestrato nelle storie di Instagram della casa di moda, tramite l'ormai consueto silenzio stampa dopo il pre-sfilata".
Si tratta comunque di una lingua ostica ad interpretarsi, perché conta molto di più l'impressione che suscita del significato che intende trasmettere, ma senza impegno.

Ferdinand Bardamu ha scritto: lun, 20 giu 2022 11:29 [...] Come i girocollo portati sulle tenute in nerototale. [...]
"Come i girocollo (stile "Salò o le 120 giornate di Sodoma") portati sugli abiti in nero (stesso stile)". Più semplice.
G. M. ha scritto: dom, 19 giu 2022 21:47 Sì. L'ho scoperto solo di recente (non è il primo testo siffatto che incontro): non immaginavo che si potesse battere l'aziendalese o il gergo della tecnologia. Mi sbagliavo. :shock:
Questo articolo viene da Milano Finanza: è una mostruosa chimera composta di aziendalese, gergo pseudotecnico per pseudointellettuali e parlantina da imbrocco all'aperitivo sui Navigli.

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Personalmente sono stato invece colpito dalla fastidiosa densità di parole forestiere, prevalentemente anglosassoni, del libro "Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange" di Stefania Maurizi, giornalista già di Repubblica ed Espresso, ora al Fatto. Il libro è piuttosto scorrevole e interessante, caratterizzato da una prosa semplice e diretta, che comunica bene il ragionamento e l'analisi dell'autrice. Praticamente il contrario di quell'articolo di moda. Tuttavia il testo è infestato di forestierismi gratuiti: non esistono "rapporti", "resoconti" o "relazioni", ma solo "report", la censura non viene "aggirata", ma "bypassata", non c'è "collaborazione editoriale", ma "media partnership". Insomma, trovo che la scelta lessicale danneggi chiaramente la qualità della prosa, che altrimenti sarebbe buona.

Un'altra tendenza del giornalismo italiano, che personalmente ho in odio, e che è pure presente nel suddetto libro della Maurizi, è quella di riportare il nome di qualche istituzione od opera straniera in inglese anche quando questa in realtà non è anglosassone. Esempio:
[...] Eva Finné,comunicò ufficialmente sul sito dell'autorità giudiziaria svedese, la Swedish Prosecution Authority [...]
Ovviamente tale istituzione in Svezia ha un nome svedese (piuttosto impressionante, lo ammetto): Åklagarmyndigheten.
Non so spiegarmi questo fenomeno se non con la sudditanza psicologica.
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G. M.
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Re: Ibridazione dell’italiano

Intervento di G. M. »

brg ha scritto: lun, 20 giu 2022 19:10
Ferdinand Bardamu ha scritto: lun, 20 giu 2022 11:29 [...] orchestrato nelle storie di Instagram della casa di moda di fronte all’ormai consueto abbuio prima e dopo la sfilata [...]
[...] Si tratta comunque di una lingua ostica ad interpretarsi, perché conta molto di più l'impressione che suscita del significato che intende trasmettere, ma senza impegno.
Io infatti l'avevo interpretato in modo ancora diverso :P: solitamente prima della sfilata s'interrompe bruscamente la pubblicazione di post (c'è un blackout di post pre-sfilata), mentre qui, in contrasto («di fronte all'ormai consueto [...]»), c'è un crescendo di storie...
brg ha scritto: lun, 20 giu 2022 19:10 Un'altra tendenza del giornalismo italiano, che personalmente ho in odio, e che è pure presente nel suddetto libro della Maurizi, è quella di riportare il nome di qualche istituzione od opera straniera in inglese anche quando questa in realtà non è anglosassone.
Concordo, è terribile nel suo essere assurda e allo stesso tempo un uso comune che nelle redazioni non suscita nemmeno un'alzata di sopracciglio. :(
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Ferdinand Bardamu
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Località: Legnago (Verona)

Re: Ibridazione dell’italiano

Intervento di Ferdinand Bardamu »

brg ha scritto: lun, 20 giu 2022 19:10
Ferdinand Bardamu ha scritto: lun, 20 giu 2022 11:29 [...] orchestrato nelle storie di Instagram della casa di moda di fronte all’ormai consueto abbuio prima e dopo la sfilata [...]
Non mi piace. […]

Ferdinand Bardamu ha scritto: lun, 20 giu 2022 11:29 [...] Come i girocollo portati sulle tenute in nerototale. [...]
"Come i girocollo (stile "Salò o le 120 giornate di Sodoma") portati sugli abiti in nero (stesso stile)". Più semplice.
Ho evitato accuratamente di evidenziare e emendare i difetti stilistici del testo, per non andare fuori tema. Se ne vuol discutere (e ce ne sarebbe da dire…), è meglio aprire un altro filone. (Nerototale è una mia banalissima invenzione, creata per assecondare lo stile «brillante» del testo, ma nero basta e avanza, in effetti).
brg
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Re: Ibridazione dell’italiano

Intervento di brg »

Segnalo che l'infaticabile Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato le indicazioni operative per le scuole, in un documento intitolato (rullo di tamburi di sottofondo):
Indicazioni strategiche ad interim per preparedness e readiness ai fini di mitigazione delle infezioni da SARS-CoV-2 in ambito scolastico (anno scolastico 2022-2023)
La sofisticata scelta lessicale mi fa supporre una consulenza linguistica da parte della Crusca.

Oltre a ciò, circola una pubblicità di "Save the children" in cui un dottore ci informa che ci sono bambini, che "sono in bisogno di" tante cose.
Avatara utente
Carnby
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Re: Ibridazione dell’italiano

Intervento di Carnby »

Posso assicurare che non bastano dieci anni di studio dell’inglese a livello scolastico o universitario per poter distinguere correttamente tra preparedness e readiness...
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