Professioni al femminile: linee di tendenza e grammatica

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Professioni al femminile: linee di tendenza e grammatica

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Canape lasco ctonio ha scritto: gio, 23 mar 2023 19:22 Faccio mie le parole di Rocco Todero, con cui quasi sempre dissento:
https://twitter.com/RoccoTodero/status/ ... 1804585984
Non ho aperto tutti i collegamenti, ma solo questo. :roll:

Non c'è nulla di sbagliato nel declinare le professioni al femminile, ove possibile (perché mai dovrebbe esserlo?): purché fatto secondo la grammatica italiana, e non secondo la grammatica della Sabatini e delle sue discepole.

O, se si vuole farlo secondo una grammatica creativa, si faccia in modo dichiarato e non ipocrita, ammettendo che si vogliono cambiare la tradizione e l'uso; non fingendo che l'«uso» sia già quello che si vuole imporre, come ha fatto e fa la Robustelli (tanto per dirne una).
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Re: Professioni al femminile: linee di tendenza e grammatica

Intervento di Utente cancellato 676 »

G. M. ha scritto: gio, 23 mar 2023 19:31
Canape lasco ctonio ha scritto: gio, 23 mar 2023 19:22 Faccio mie le parole di Rocco Todero, con cui quasi sempre dissento:
https://twitter.com/RoccoTodero/status/ ... 1804585984
Non c'è nulla di sbagliato nel declinare le professioni al femminile, ove possibile (perché mai dovrebbe esserlo?)
Non è ciò che scrive: biasima chi parla di progresso per la declinazione al femminile di professioni. Il progresso in scelte individuali linguistiche, tra quelle legittime, a mio avviso non cʼentra nulla.

È anche offensivo definire retrograde gli avvocati di sesso femminile che avversano tanta ideologia passata per progresso.

A maggior ragione imbarazzante parlare di progresso facendo riferimento a qualcosa che non ha senso logico oltre che linguistico, come nel caso di pubblica *ministera.
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Re: Professioni al femminile: linee di tendenza e grammatica

Intervento di G. M. »

Canape lasco ctonio ha scritto: gio, 23 mar 2023 21:53 Non è ciò che scrive: biasima chi parla di progresso per la declinazione al femminile di professioni.
In Italia ci sono moltissime persone che si oppongono a femminili perfettamente legittimi e regolari usando argomentazioni assurde*, da persone che hanno una conoscenza superficiale della lingua, di quella superficialità che basta a ritenersi cólti (...ci sono passato anch'io); visto che lei frequenta le reti sociali, sicuramente ne avrà incontrati. Per forza, poi, quando le femminilizzazioni arrivano a usarsi diffusamente, sembra una «conquista» del «progresso», dopo aver dovuto lottare contro un'opposizione assurda del genere. :|

Se si vuole criticare, quindi, mi sembra più sensato, più produttivo e più utile per l'italiano, rilevare e criticare razionalmente gli errori di grammatica, non insultare il desiderio o la soddisfazione di vedere usate forme femminili che —se costruite e usate secondo la grammatica italiana— sono perfettamente sensate. Altrimenti il risultato è —come si vede da tutta la situazione che vediamo e viviamo— controproducente.

[*Un esempio pratico, recente, da un mio contatto su Facebook:
Avrete letto su vari giornali la notizia dell'ingegnerA che rifiuta un lavoro mal retribuito. Declinando tale professione al femminile, il plurale femminile risulterà "ingegnerE" e di conseguenza si sarà creata ambiguità con il presente singolare maschile. Queste innovazioni linguistiche buoniste stanno sfasciando la lingua perché vengono introdotte a scopo buonista senza tenere conto della struttura razionale della lingua. Un simile vandalismo non può che provenire da persone che non comprendono il valore della lingua.
]
Utente cancellato 676

Re: Professioni al femminile: linee di tendenza e grammatica

Intervento di Utente cancellato 676 »

G. M. ha scritto: ven, 24 mar 2023 0:07 In Italia ci sono moltissime persone che si oppongono a femminili perfettamente legittimi e regolari usando argomentazioni assurde*
E quindi? Passare all’estremo opposto per l’occhio per occhio? Perché di questo parliamo se si afferma che il femminile di una professione è progresso. Qualcosa di sensato non è necessariamente necessario, e soprattutto qualcosa di sensato non può essere imposto, per non cadere nel fascismo linguistico di chi vuole imporre femminilizzazioni coatte, asterischi e distopie varie tramite legge.
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Re: Professioni al femminile: linee di tendenza e grammatica

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Canape lasco ctonio ha scritto: sab, 25 mar 2023 14:03
G. M. ha scritto: ven, 24 mar 2023 0:07 In Italia ci sono moltissime persone che si oppongono a femminili perfettamente legittimi e regolari usando argomentazioni assurde*
E quindi? Passare all’estremo opposto per l’occhio per occhio? Perché di questo parliamo se si afferma che il femminile di una professione è progresso.
È proprio per evitare di spingere la gente a estremizzarsi che bisogna ragionare nel merito, e non fare di tutta l'erba un fascio con insulti un tanto al chilo. Che cosa ottiene lei definendoci «paese di imbecilli»? Forse ne ha una qualche gratificazione personale, ma nel mondo reale, condiviso, non ottiene nulla; anzi, al contrario si genera acredine e si polarizza il dibattito, contribuendo all'affermarsi di due estremi parimenti sbagliati, che non ragionano e godono solo della lotta contro l'opposta «tribù». Ne abbiamo già parlato...
Canape lasco ctonio ha scritto: sab, 25 mar 2023 14:03 Qualcosa di sensato non è necessariamente necessario, e soprattutto qualcosa di sensato non può essere imposto, per non cadere nel fascismo linguistico di chi vuole imporre femminilizzazioni coatte, asterischi e distopie varie tramite legge.
Eviterei totalmente di dare del «fascista» a priori a chi desidera una politica linguistica per influenzare l'uso. Ci lamentiamo che con noi lo fanno ingiustamente, insistiamo che «la politica linguistica non implica il fascismo», che sono stereotipi senza senso smentiti dai fatti, e poi facciamo esattamente lo stesso?... Non siamo migliori dei nostri accusatori, se ragioniamo come loro.
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