«Sé stesso»

Spazio di discussione su questioni di grafematica e ortografia

Moderatore: Cruscanti

Teo
Interventi: 167
Iscritto in data: dom, 16 apr 2006 9:47
Località: Roma

Re: «Sé stesso»

Intervento di Teo »

Ritorno un attimo sulla questione dell'accentazione di "sé stesso". Penso di aver reperito, forse, l'unica fonte autorevole fautrice della pseudo-regola che vorrebbe che si scrivesse "se stesso" senz'accento. Si tratta del Prontuario di pronunzia e di ortografia di Giulio Bertoni e Francesco A. Ugolini, Roma, Eiar, 1939, p. 18:
"Infatti hanno l'accento acuto sull'e finale soltanto le terze persone singolari dei perfetti in -éi, come godé, temé, risiedé e simili, e le voci affé, testé, mercé, né, sé (quando è adoperato da solo, ché quando è seguito da stesso o medesimo è consuetudine non accentarlo)".
Gli autori erano due dei più autorevoli linguisti dell'epoca e questo repertorio fece testo come manuale di riferimento per gli annunziatori RAI per vari decenni. Finché non venne soppiantato nel 1969 dal DOP. Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Roma, RAI-Eri, a cura di altri tre autorevoli linguisti, ossia Bruno Migliorini, Carlo Tagliavini e Piero Fiorelli (con edizioni successive nel 1981, nel 2007 e nel 2023, quest'ultima ancora sotto la supervisione di Fiorelli, nato nel 1923 e tuttora vivente). Vi si legge:
"sé [sé] pron. - sempre tonico: da sé lo studiò; in sé e per sé; frequenti ma non giustificate le varianti grafiche se stesso, se medesimo, invece di sé stesso, sé medesimo: eccezione che si vorrebbe motivata con l'impossibilità di confusione tra se cong. e pron. quando questo sia seguìto da stesso, -sa, -si, -se, ecc. - a favore della grafia sempre accentata l'opportunità di seguire una stessa regola per tutte le occorrenze del pron. sé; non essendo, oltre tutto, da escludere qualche possibile confusione di sé stessi, sé stesse con se stessi, se stesse imperfetto congiuntivo di stare (es.: per conoscere se stessi bene, «…se io, o tu, stessi bene»; per conoscere sé stessi bene, «…sé medesimi bene») - antiquata in ogni altro caso, dopo aver prevalso fino all'800, la grafia (senz'accento) se, riservata oggi alla forma debole: oggi sempre, dunque, a sé stante (antiq. a se stante), da sé solo (antiq. da se solo), fuori di sé (antiq. fuori di se), ecc.".
(Edizione cartacea 2007, p. 1039).
Aggiungerò che il predetto Serianni, in un articolo meno reperibile ("Il problema della norma linguistica dell'italiano", «Annali della Università per Stranieri [di Perugia]» 7, pp. 47-69), ebbe una garbatissima polemica con un altro illustre linguista, Tristano Bolelli (il quale nel libro Parole in piazza, Milano, Longanesi, 1984 aveva difeso le ragioni della grafia senz'accento, a sua volta polemizzando con il glottologo Paolo Zolli, fautore invece della grafia accentata). Scrive Serianni: "Tra i più autorevoli [proseliti della norma di non accentare il pronome 'sé' quando sia seguito da 'stesso' o 'medesimo'] Bolelli, 1984, pp. 177-78. Ma le sue ragioni, fondate su criteri fonetici ('sé' è tonico e perciò sta bene accentato, mentre in 'se stesso' e 'se medesimo' l'accentazione si sposta su 'stesso' e 'medesimo' e perciò in questi casi pare opportuno lasciare 'sé' senz'accento), non mi sembrano decisive in un ambito come quello grafematico, dove ciò che conta è la funzionalità (d'altra parte, nessuno penserebbe di accentare la voce verbale 'è', se tonica [Dio è], disaccentandola se protonica [* e stato, * e vero])" (pp. 55-56).
Simili considerazioni si leggono nell'Enciclopedia Treccani dell'italiano, diretta da Raffaele Simone:
"sé stesso / se stesso [prontuario]
di Patrizia Petricola - Enciclopedia dell'Italiano (2011)
Il pronome personale sé, riflessivo di terza persona singolare e plurale (➔ riflessivi, pronomi), è uno dei ➔ monosillabi tonici che richiedono obbligatoriamente l’➔accento grafico (► ). Esso serve a facilitare la distinzione di questo elemento dal se congiunzione e da se pronome atono corrispondente a si nelle combinazioni con altri pronomi atoni (se lo / se la / se li / se le / se ne).
Secondo le convenzioni ortografiche tradizionali, tuttavia, sé dovrebbe perdere l’accento quando è seguito da medesimo e stesso, perché tale posizione è considerata di per sé sufficiente a disambiguare la natura grammaticale del sé. L’accento sarebbe dunque inutile e ridondante, e inoltre improprio perché sé viene a trovarsi in protonia sintattica.
Tale norma, però, resterebbe isolata nel sistema grafematico italiano (➔ ortografia), dato che altri monosillabi con accento non lo perdono dinanzi a stesso e medesimo: ho bevuto il tè stesso che hai preso tu, mettilo lì stesso. Inoltre, questa norma è spesso disattesa, perché molti scriventi tendono a uniformare la grafia di sé sulla forma accentata, che è quella più diffusa in quanto le occorrenze di sé isolato sono statisticamente più frequenti di quelle di sé in combinazione con medesimo o stesso.
Pertanto oggi le grammatiche meno conservative e i dizionari danno come accettabili e corrette anche le grafie sé stesso e sé medesimo, che in alcuni casi sono proprio quelle consigliate (per questo motivo, nelle norme grafiche di questa Enciclopedia, la grafia usata è sempre sé stesso)".
Teo Orlando
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 17 ospiti