«La letteratura a scuola, oggi» – V. Coletti risponde a S. Tamaro

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«La letteratura a scuola, oggi» – V. Coletti risponde a S. Tamaro

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Riporto la risposta di Vittorio Coletti alle affermazioni di Susanna Tamaro sullo studio della letteratura a scuola, perché qui non l'ha fatto nessun altro. Con mio grande dispiacere. In realtà sono poco interessato alla polemica in sé, ma piuttosto alle valutazioni del Coletti sulla letteratura italiana contemporanea e lo stato della lingua. Dice infatti l'accademico:
Ora, il vero guaio della letteratura del nuovo secolo sta proprio nell’assenza di uno stile, nell’adozione di una lingua senza qualità perché banale, povera di idee, o, all’opposto, molto esibizionistica, più impegnata a sfoggiare la propria estrosità che a esprimere idee. Non è il caso di fare nomi. Lo stile zero (che non è quello semplice, ma quello assente) lascia vedere una lingua gremita di stereotipi, luoghi comuni, frasi fatte oppure segnata da un narcisismo verbale che parla troppo e sopra le righe per le povere cose che ha da dire. L’esatto contrario di quello che servirebbe a un giovane, cui si propone, attraverso la letteratura, un approccio più meditato, autentico e originale alla realtà. Questo limite riguarda soprattutto la nostra narrativa, dove, dopo Calvino, Levi e Sciascia e tolti pochi autori di particolare pregio, l’offerta più recente non è purtroppo quasi mai all’altezza di quella di altre culture coeve (anche quella, vicinissima, francese), nelle quali, forse, latitano come da noi i capolavori, ma la media è alta e di grande valore intellettuale e linguistico, attestato dal grande successo delle traduzioni.
Queste considerazioni mi paiono in diretto contrasto con quelle del Sabatini, che invece si è spinto a dire che la lingua italiana gode ora di una salute migliore che cent'anni fa. Se da un lato mi trovo generalmente d'accordo con quanto espresso dal Coletti, dall'altro spero che la differenza di vedute manifestata dai due, poiché io la interpreto come una differenza di vedute, nasca effettivamente da una pluralità di idee ed ideali all'interno dell'Accademia della Crusca, piuttosto che da un posizionamento opportunistico a seconda dell'oggetto della polemica.
Infatti, c'è un passaggio in particolare sul quale le mie opinioni divergono da quelle del professore, il seguente:
[...] Tamaro ha ragione se lamenta una troppo scarsa attenzione della scuola alla letteratura più recente. Questo è certamente un limite del nostro sistema scolastico, che, invece di percorrere il passato passando solo per le principali vette, e dedicare parecchio tempo anche al presente (o al passato prossimo), si attarda su percorsi e autori antichi meno rilevanti, arrivando tardi o poco a quelli contemporanei.
Fuori tema
Da notare anche l'assenza di articolo di fronte al cognome Tamaro.
Ritengo infatti che a giudicare quali siano le vette più alte e più basse debbano essere gli studenti, intesi come i singoli individui che si trovano a leggere e studiare i vari autori. La scuola ha il compito, a mio avviso, di presentar loro la più ampia selezione possibile di letterati, di far conoscere le varie correnti, le situazioni, gli ambiti, gli scopi, insomma di dare gli strumenti per capirli. Poi, se si parla di far appassionare i ragazzi alla lettura, saranno i gusti personali a determinare ciò che piace e ciò che no. Ancora, se si parla di dare un bagaglio culturale ai giovani, non vedo modo migliore che fornire tutto il guardaroba, dal quale questi potranno allora scegliere i capi che più gli si adattano. Sia come sia, con quel passaggio mi pare che il professor Coletti commetta lo stesso errore della Tamaro, senza però rendersene conto.
Fuori tema
L'articolo elenca tanti autori. Le risposte sul sito della Crusca tanti altri. Nessuno cita Salgari. Lo voglio fare io: fate studiare Salgari a scuola! Tra un crepuscolare ed uno scarmigliato c'è posto pure per lui.
Fuori tema
Esistono scrittori italiani di questi ultimi venti o trent'anni, che si sono distinti e possono aspirare a diventare classici o anche solo a ritagliarsi un posticino nelle antologie? Tra gli scrittori molto fumo e poco arrosto, ai quali fa riferimento anche il Coletti, credo che ci vada messo di diritto Baricco, poi tutti i suoi emuli.
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Re: «La letteratura a scuola, oggi» – V. Coletti risponde a S. Tamaro

Intervento di Ferdinand Bardamu »

brg ha scritto: ven, 09 giu 2023 23:34 Riporto la risposta di Vittorio Coletti alle affermazioni di Susanna Tamaro sullo studio della letteratura a scuola, perché qui non l'ha fatto nessun altro. Con mio grande dispiacere.
Mi dolgo del suo dispiacere. Si fa quel che si può, caro Brg. Sapevo delle affermazioni della Tamaro, e me n’ero subito dimenticato (com’è giusto che sia). Non sapevo della risposta di Coletti, che in effetti merita un commento.
brg ha scritto: ven, 09 giu 2023 23:34Ritengo infatti che a giudicare quali siano le vette più alte e più basse debbano essere gli studenti, intesi come i singoli individui che si trovano a leggere e studiare i vari autori.
Non ho ben capito cos’intende qui. Fermo restando il pieno diritto degli studenti d’avere le loro preferenze, non credo che si possa affidare loro il compito di stilare il canone letterario. (Ma forse l’ho fraintesa…).
brg ha scritto: ven, 09 giu 2023 23:34La scuola ha il compito, a mio avviso, di presentar loro la più ampia selezione possibile di letterati, di far conoscere le varie correnti, le situazioni, gli ambiti, gli scopi, insomma di dare gli strumenti per capirli. Poi, se si parla di far appassionare i ragazzi alla lettura, saranno i gusti personali a determinare ciò che piace e ciò che no. Ancora, se si parla di dare un bagaglio culturale ai giovani, non vedo modo migliore che fornire tutto il guardaroba, dal quale questi potranno allora scegliere i capi che più gli si adattano.
In linea generale, le do ragione, ma, facendo eco alla sua domanda fuori tema, quali sarebbero i capi contemporanei in questo guardaroba? Fuor di metafora, dico: ci sono autori contemporanei —o per essere piú specifici: viventi, ché questa mi pare la preoccupazione espressa dalla Tamaro, l’attenzione all’attualità— che vale la pena di far leggere a scuola? È una domanda solo parzialmente retorica. Io non ne saprei menzionare nemmeno uno.
brg ha scritto: ven, 09 giu 2023 23:34Sia come sia, con quel passaggio mi pare che il professor Coletti commetta lo stesso errore della Tamaro, senza però rendersene conto.
Sono d’accordo, e mi stupisco che non se ne sia accorto. Lui stesso peraltro ha evidenziato molto bene l’errore di quelle parole della Tamaro.

Riguardo alla letteratura contemporanea, continuo a pensare che siano tuttora valide le considerazioni di Dwight Macdonald in Masscult & Midcult (Against the American grain, «Da Capo Press», 1983, p. 4):

Masscult is bad in a new way: it doesn’t even have the theoretical possibility of being good. Up to the eighteenth century, bad art was of the same nature as good art, produced for the same audience, accepting the same standards. The difference was simply one of individual talent. But Masscult is something else. It is not just unsuccessful art. It is non-art. It is even anti-art.
[«Il Masscult è scadente in modo nuovo: non ha neppure la possibilità teoretica di essere buono. Fino al diciottesimo secolo, la cattiva arte era della stessa natura della buona, era prodotta per lo stesso pubblico, e ne accettava le stesse regole. La differenza consisteva soltanto nel talento individuale. Ma il Masscult è qualcosa d’altro. Non è solo arte non riuscita: è non-arte, addirittura anti-arte.» (Dwight Macdonald, Controamerica, Milano: «Rizzoli», 1969, p. 20; si noti che il traduttore ha scelto di lasciare Masscult intradotto: ne avverte il lettore nella nota introduttiva, ma a parer mio non dà ragioni convincenti a sostegno di questa scelta)

Se questo valeva negli anni Sessanta, quando scriveva Macdonald, un periodo in cui anche in Italia avevamo non pochi autori di vaglia, è ancor piú valido oggi. Perciò sarei in forte imbarazzo se dovessi suggerire a uno studente la lettura anche di un solo autore italiano vivente.
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Re: «La letteratura a scuola, oggi» – V. Coletti risponde a S. Tamaro

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Ferdinand Bardamu ha scritto: sab, 10 giu 2023 1:16
brg ha scritto: ven, 09 giu 2023 23:34Ritengo infatti che a giudicare quali siano le vette più alte e più basse debbano essere gli studenti, intesi come i singoli individui che si trovano a leggere e studiare i vari autori.
Non ho ben capito cos’intende qui. Fermo restando il pieno diritto degli studenti d’avere le loro preferenze, non credo che si possa affidare loro il compito di stilare il canone letterario. (Ma forse l’ho fraintesa…).
Intendevo dire che nessuno per quanto preparato, intellettualmente acuto e di larghe vedute può compilare un canone, non uno studentello, ma nemmeno Coletti. Parlare di "vette principali" è a mio avviso fuorviante. Per il Coletti Guicciardini è una di queste, per un altro potrebbe essere Poliziano, per un altro ancora Guinizelli o Della Casa o Castiglione. Tutte scelte che potrebbero essere variamente giustificate per ragioni letterarie, linguistiche, storiche, per mostrare l'uso della lingua e della retorica nei diversi ambiti del sapere, per assecondare gusti personali. Insomma, il canone a mio avviso dev'essere un canone di canoni, e professori e dirigenti scolastici accettare di presentare agli studenti anche autori che loro personalmente ritengono, anche per buone ragioni, non principali, ma comunque buoni (e talora pure quelli che magari non ritengono buoni, ma che così sono ritenuti da altri). E se questo significa studiare tanti autori "antichi", pazienza, tanto le parole non vanno a male.

Ah, quasi dimenticavo, la mia conclusione era che poi, alla fine, quello che può piacere o interessare o ispirare questo o quello studente può benissimo essere quello che all'insegnante non piace o piace meno. L'importante è che siano comunque autori di riconosciuto valore e non Guia Soncini o Fabio Volo.
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Re: «La letteratura a scuola, oggi» – V. Coletti risponde a S. Tamaro

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brg ha scritto: ven, 09 giu 2023 23:34 Ritengo infatti che a giudicare quali siano le vette più alte e più basse debbano essere gli studenti, intesi come i singoli individui che si trovano a leggere e studiare i vari autori. La scuola ha il compito, a mio avviso, di presentar loro la più ampia selezione possibile di letterati, di far conoscere le varie correnti, le situazioni, gli ambiti, gli scopi, insomma di dare gli strumenti per capirli. Poi, se si parla di far appassionare i ragazzi alla lettura, saranno i gusti personali a determinare ciò che piace e ciò che no. Ancora, se si parla di dare un bagaglio culturale ai giovani, non vedo modo migliore che fornire tutto il guardaroba, dal quale questi potranno allora scegliere i capi che più gli si adattano. Sia come sia, con quel passaggio mi pare che il professor Coletti commetta lo stesso errore della Tamaro, senza però rendersene conto.
L'affermazione però va presa secondo me nel contesto; lo svolgimento dei programmi scolastici in genere - in tutte le materie e dalle prime classi sino alla maturità - soffre da sempre dei limiti di tempo, per cui si fanno molto bene le prime parti, bene quelle intermedie e di corsa le ultime pagine, spesso saltandole perché "tanto mi ha già interrogato e la media è a posto".
A quel punto diventano obbligatorie delle scelte, cioè una selezione via via più cruda scendendo verso le classi inferiori, sia perché diversa è la maturità del discente, sia perché occorre prima gettare alcune solide basi e poi riempire e decorare l'insieme con i dettagli. Insomma, ci sono alcuni autori che sono caposaldi internazionali della cultura letteraria, e che tutti conoscono per lo meno a livello di "sentito dire": anche per uno studente delle medie, è imprescindibile almeno avere idea di cosa scrive Dante, come lo scrive e perché, o Manzoni etc. per poter capire quello che sente dire attorno a lui. Quando si sale di livello, si può/deve scendere in maggior dettaglio, sia approfondendo la lettura del singolo autore, sia aggiungendo i minori a contorno, che servono a dar luce all'evoluzione della letteratura attraverso i secoli.
"Fornire tutto il guardaroba" può essere per pochi fortunati, penso alla mia infanzia di figlia di insegnante di lettere delle medie: le librerie di casa a disposizione, partivo dalle antologie che le case editrici fornivano come saggio, e poi magari scovavo negli scaffali le opere intere... ma prima di questo occorre la guida, il campionario, cioè l'antologia e il programma scolastico.
brg ha scritto: ven, 09 giu 2023 23:34
Fuori tema
L'articolo elenca tanti autori. Le risposte sul sito della Crusca tanti altri. Nessuno cita Salgari. Lo voglio fare io: fate studiare Salgari a scuola! Tra un crepuscolare ed uno scarmigliato c'è posto pure per lui.
...finalmente qualcuno che lo dice... fra tanti autori minori, non mi spiego la pressoché totale assenza di analisi di questo autore - che pure con le sue opere ha avuto successo per tanto tempo, e che quindi è rappresentativo di un certo modo di leggere dell'epoca - nell'ambito scolastico.
brg ha scritto: ven, 09 giu 2023 23:34
Fuori tema
Esistono scrittori italiani di questi ultimi venti o trent'anni, che si sono distinti e possono aspirare a diventare classici o anche solo a ritagliarsi un posticino nelle antologie? Tra gli scrittori molto fumo e poco arrosto, ai quali fa riferimento anche il Coletti, credo che ci vada messo di diritto Baricco, poi tutti i suoi emuli.
Il problema secondo me è questo: "possono aspirare"... i "classici" sono sopravvissuti a secoli di diversa considerazione, talvolta oblio e ripescamento, dimostrando così la vitalità dei loro contenuti, al di là della forma e dei soggetti trattati. La sorte degli autori attuali è del tutto impenetrabile, secondo me: è il Tempo quello che "fa" i classici, e i nuovi scrittori lo devono attraversare... riusciranno a reggere nei secoli? chi sarà considerato veramente "irrinunciabile", perché capace di parlare a più e più generazioni?

E quest'ultimo è il punto che sfugge a Tamaro: l'attualità e i suoi problemi si trovano già abbondantemente nella vita quotidiana, e replicarli pedissequamente nella "letteratura" non migliora certo la vita dei giovani. Di contro, le "grandi opere" sono imperiture proprio perché al di là dei personaggi e delle situazioni ormai obsolete ripropongono gli eterni dilemmi dell'umanità, e stimolano così ad analizzare l'attualità anziché a ricopiarla. Tutto sta nella capacità degli insegnanti di trarre fuori da storie apparentemente noiose e superate il succo vitale che esse ancora offrono.

Il limite non è nelle opere, ma in chi guida i giovani a comprenderle e amarle.
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Ferdinand Bardamu
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Re: «La letteratura a scuola, oggi» – V. Coletti risponde a S. Tamaro

Intervento di Ferdinand Bardamu »

brg ha scritto: sab, 10 giu 2023 23:51Intendevo dire che nessuno per quanto preparato, intellettualmente acuto e di larghe vedute può compilare un canone, non uno studentello, ma nemmeno Coletti.
Non sono molto d’accordo su questo: mi sembra che si scada un po’ nel relativismo. Il fatto che la selezione di un dòtto possa essere messa in discussione (da suoi pari, e certamente non nella sua interezza, si spera) non la rende arbitraria ed equivalente a quella che potrebbe fare uno studentello del ginnasio. Altrimenti si cade nello stesso errore della Tamaro: se i gusti personali del liceale valgono tanto quanto quelli del professore di letteratura, tanto vale affidarsi alla propria sensazione.
brg
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Re: «La letteratura a scuola, oggi» – V. Coletti risponde a S. Tamaro

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Non intendevo certamente dire che le valutazioni sono tutte uguali indipendentemente da chi le formula. Volevo solo porre l'accento sul fatto che comunque sono limitate, con limiti diversi per carità, indipendentemente da chi le formula: se chiediamo di compilare un canone, limitandoci alle "principali vette", a cento dotti diversi, otteniamo cento canoni diversi. Quindi evitiamo quest'idea delle "principali vette", che è personale e, quella sì, relativista.

Tanto poi l'effettivo completamento del programma dipende da una tale quantità di fattori, che di fatto un bel po' di flessibilità è inevitabile. A seconda dei gusti del professore, a seconda dell'abilità del professore, a seconda della ricettività della classe, a seconda della ricettività e dei gusti del singolo studente, si possono studiare più o meno autori, più o meno approfonditamente. Trovo molto saggio proporre un programma ampio ed esaustivo, che, se potrà essere completato, bene, sennò pazienza.
domna charola
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Re: «La letteratura a scuola, oggi» – V. Coletti risponde a S. Tamaro

Intervento di domna charola »

brg ha scritto: sab, 17 giu 2023 22:04 Tanto poi l'effettivo completamento del programma dipende da una tale quantità di fattori, che di fatto un bel po' di flessibilità è inevitabile. A seconda dei gusti del professore, a seconda dell'abilità del professore, a seconda della ricettività della classe, a seconda della ricettività e dei gusti del singolo studente, si possono studiare più o meno autori, più o meno approfonditamente. Trovo molto saggio proporre un programma ampio ed esaustivo, che, se potrà essere completato, bene, sennò pazienza.
Beh, dipende... se si considera un generico programma di "antologia di italiano", allora si sviluppano dei filoni a scelta, secondo i criteri da lei citati, perché l'obiettivo è primariamente portare a comprendere il testo, ragionare, sviluppare la capacità di scrivere etc. Se però si tratta di fare una prima infarinatura di "storia della letteratura italiana", la carrellata dovrebbe arrivare in fondo, dare cioè la panoramica completa almeno per sommi capi. Poi, qualche periodo o qualche autore possono essere approfonditi secondo i gusti, ma la cornice secondo me non può essere lasciata a metà, perché poi allo studente manca qualsiasi coordinata per orientarsi autonomamente negli approfondimenti.
Io purtroppo ho avuto ai tempi un approccio di questo tipo, in metà anno scolastico abbiamo letto tutti i minori sovietici dell'epoca fra le due guerre, e non conoscevamo nemmeno il titolo di un'opera di molti italiani...
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