«Harem», «arem»

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G. M.
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«Harem», «arem»

Intervento di G. M. »

Treccani:
hàremàrem〉 (o harèm; anche àrem o arèm) s. m. [adattam. del turco haremharèm〉, che è dall’arabo ḥarīm, propr. «luogo inviolabile»]. – 1. a. Presso i musulmani, la parte della casa o dell’appartamento riservato alle donne e ai bambini (analogo al gineceo dell’antica Grecia), e anche l’insieme delle donne che vi abitano: istituzione collegata alla poligamia e, al pari di questa, non più esistente in alcuni paesi musulmani. b. scherz. Gruppo di donne con le quali un uomo tiene contemporaneamente relazioni amorose. 2. estens. In etologia, gruppo di femmine con i loro piccoli sulle quali un maschio adulto possiede i diritti esclusivi di accoppiamento; è caratteristico delle specie poliginiche.
Oltre all'adattamento arèmme, di cui s'è parlato qui, c'è serraglio:
In Occidente il termine si usa anche come sinon. di harem, per indicare la parte della casa musulmana riservata alle donne e ai bambini, dove non può entrare nessun estraneo: Il ratto dal s., titolo (in ted. Entführung aus dem Serail) di un’opera buffa di W. A. Mozart, del 1782, che narra la liberazione di una giovane spagnola, Costanza, rapita dai pirati e prigioniera nel serraglio o harem del pascià dei Turchi.
A tema, segnalo anche il filone «Singenionimo per le mogli islamiche».
Utente cancellato 2405

Re: «Harem», «arem»

Intervento di Utente cancellato 2405 »

Col termine Harem si potrebbe anche intendere altro 🫡, ma penso che l'uso della seguente parola sia intendibile in base al suo contesto.
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