Bellissima iniziativa… almeno a prima vista.
Poi, come al solito, guardando i dettagli, si trova qualcosa di criticabile. In questo caso, ciò che non mi piace piú di tanto è il fatto che:
Pare che
l'iniziativa sia
una tantum, ideata in occasione della «giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali». Quindi, i quattro dialetti scelti non sono i primi, ma gli unici in programma (almeno per questa tornata).
Se è vero che l'editore si è avvalso della collaborazione di Riccardo Regis – Professore ordinario di Linguistica italiana dell’Università degli Studi di Torino, esperto di dialettologia italiana – che ha coordinato un team di linguisti, trovo inoltre un po' banale (e riduttiva) la scelta di distribuire le varie versioni dialettali su base regionale, e non di aree linguistiche.
Il dialetto catanese, per citarne uno, non è piú comprensibile ai ragazzi palermitani o trapanesi di quanto lo sia a quelli reggini o addirittura leccesi: perché allora limitare la distribuzione all'isola? E lo stesso vale per il napoletano, compreso ad Avellino o Benevento come a Foggia o a Campobasso, e il milanese, che viene proposto a Bergamo e Cremona, ma non a Novara e Alessandria.
E mi chiedo anche cosa ne pensino gli amici toscani del fatto che tra i quattro dialetti sia stato inserito il fiorentino: ma non dovrebbe essere considerato un modello di lingua italiana?
Mi sarebbe piaciuto, poi, che i ragazzi di tutte le regioni potessero confrontare le quattro versioni della storia, per individuarne e capirne le differenze, e invece questo è praticamente impossibile, a meno di riuscire a procurarsi le diverse (e limitatissime) «edizioni speciali», con notevole impegno, anche finanziario.
Insomma, per citare il professore:
«Un'iniziativa molto interessante, anche perché è la prima volta che mi capita di svolgere attività di divulgazione rivolgendomi a un pubblico fatto anche di bambini», ma che, a mio modesto parere, poteva essere portata avanti in modo piú creativo e significativo.
