Caro
Uri, non riesco a trovare una spiegazione razionale accettabile per questa sua interpretazione parziale dell’intervento di De Mauro.
La conosco come persona di cultura e d’esperienza ma faccio difficoltà a ritrovare queste qualità in alcuni suoi ultimi interventi.
Mi sembra che si stia lasciando prendere da uno spirito partigiano che in parte riduce le sue capacità critiche.
Consideri le osservazioni precedenti frutto della stima che nutro per lei.
Veniamo alla replica al suo intervento.
Uri Burton ha scritto:Io credo nell’uguaglianza morale: per me nessuno – né chi dice sciocchezze né l’autore d’un testo ben costruito – ha il diritto di prendere in giro senza motivo l’oggetto delle sue critiche.
Ma nella presa in giro tra due amici, come lo erano Castellani e De Mauro, non c'è niente di male, non vi è un disconoscimento morale dell’interlocutore. Questo rapporto tra gl’interlocutori si evince anche dal testo.
De Mauro dice: “le proposte dell’amico Castellani…” e Castellani replica: “Il suo spiritoso inizio…”
Andiamo avanti.
Uri Burton ha scritto:Meno legittimo è dileggiarlo come coniatore di nuovi coni, perché quei coni non sono di per sé ridicoli...
Il De Mauro dice proprio il contrario: “Non si dica che [le proposte del Castellani] sono ridicole. Cent’anni fa, i puristi ridevano o dicevano di ridere dinanzi al verbo
deragliare: oggi, non fa più effetto a nessuno.”
Arriviamo alla sostanza che lei contesta:
Uri Burton ha scritto:De Mauro sfonda una porta aperta…
Il De Mauro non sta sfondando una porta aperta perché il Castellani non afferma che non vadano fatti interventi di singoli ma che questi ultimi possono essere sbagliati. La contestazione del De Mauro è quindi valida.
(In realtà, le cose non stanno proprio così. Il Castellani non sta suggerendo l’intervento di un singolo ma un intervento dall’alto. È questo tipo d’intervento che il De Mauro contesta quando parla d’intervento singolo. A mio parere sbagliando, perché anche l’intervento dall’alto può rientrare in quel complesso di fattori che influenzano una lingua. Certo, non determinandone il cambiamento, ma condizionandolo sì.)
Uri Burton ha scritto:De Mauro si contraddice.
Meno legittimo è anche, da parte di Tullio De Mauro, considerare stravolgenti gli interventi suggeriti da Castellani. Innanzi tutto perché (qui la contraddizione) secondo i dati forniti dallo stesso De Mauro in diverse pubblicazioni gli anglismi crudi costituirebbero una percentuale minima del vocabolario italiano.
Qui, secondo me, è stato frainteso l’oggetto al quale si riferisce
stravolgente. Lo stravolgimento non è quantitativo bensì qualitativo. Non si riferisce al numero dei cambiamenti richiesti bensì al tipo (il riferimento è al neopurismo).
Uri Burton ha scritto:De Mauro scivola in una doppia buccia di banana.
Sugli esempi riportati non mi pronuncio. Non conosco a sufficienza le due lingue. Ma, ammesso e non concesso il doppio scivolamento, questo fatto non mi sembra che dimostri automaticamente la falsità dell’assunto generale: che le caratteristiche di una lingua, che stiamo prendendo in considerazione, possano cambiare.
Infine, se posso esprimere la mia opinione sulle posizioni di questi due illustri studiosi, direi quanto segue.
Il Castellani solleva un problema vero ma propone una soluzione sbagliata. La soluzione vera passa attraverso le parole del De Mauro citate in precedenza:
De Mauro ha scritto:La buona circolazione linguistica entro una comunità […] si garantisce dunque […] migliorando le conoscenze (anche linguistiche) e le possibilità di commercio intellettuale e civile dei parlanti.
Il De Mauro è troppo radicale in alcune sue affermazioni (e in parte, sì, si contraddice).
Un intervento dall’alto, che indichi traducenti e regole, non può essere risolutivo, ma neanche sarà completamente inutile. Proprio perché esso diventerebbe uno dei fattori che influenzerebbero l’evoluzione linguistica.
E su questo il Castellani aveva ragione.