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Inviato: lun, 15 mag 2006 16:57
di Marco1971
In francese si dice empreinte perceptive (impronta percettiva) [vedi TLFi e GDT].
Il Devoto-Oli ha scritto:impronta non com. In etologia, lo stesso che imprinting.

Inviato: lun, 15 mag 2006 17:02
di bubu7
Infarinato ha scritto:
bubu7 ha scritto:Anche il richiamo, nel De Mauro, sotto la voce impressione è indice di un maldestro tentativo di traduzione letterale del termine inglese.

In etologia il termine imprinting si deve tradurre (e si traduce) con condizionamento irreversibile, che ha luogo nella primissima infanzia e che viene operato dai genitori.
Se ci comportassimo cosí per ogni forestierismo, questa lista non avrebbe ragion d’essere.
La mia non era una proposta di integrazione della lista ma solo un insieme di osservazioni sull'inadeguatezza delle proposte fatte.
Infarinato ha scritto: ...ma impressione non è «indice di un maldestro tentativo di traduzione letterale del termine inglese», bensí una coerente traduzione etimologica.
Coerente ma inadeguata al significato che i termini imprinting e impressione hanno in italiano.
Se lo lasci dire da uno che l'imprinting in etologia l'ha studiato all'università (di Pisa) con uno dei maestri riconosciuti della materia. :wink:

Inviato: lun, 15 mag 2006 17:13
di Infarinato
Marco1971 ha scritto:In francese si dice empreinte perceptive (impronta percettiva) [vedi TLFi e GDT].
Il Devoto-Oli ha scritto:impronta non com. In etologia, lo stesso che imprinting.
Impronta è anche meglio di impressione: meno ambiguo… Ma il problema è sempre il solito: se i biologi italiani non sanno resistere al fascino dell’anglicismo (e alla tentazione d’avere un termine specificissimo e per definizione univoco, in quanto inesistente in italiano, per ogni nuovo concetto) e non cominciano a usare il traducente italiano [teoricamente] adeguato, c’è poco da fare —e questo non vale solo per imprinting, o solo per i biologi.

Condizionamento irreversibile è davvero usato dagli addetti ai lavori? Teniamocelo.

Inviato: lun, 15 mag 2006 20:39
di Federico
Bue ha scritto:
Federico ha scritto:Il De Mauro segnala anche come sinonimi per il significato esteso "educazione, formazione originaria", e il Treccani per quello tecnico conio; nel caso specifico, vedrei bene un "eredità", o anche semplicemente "insegnamento".
NO e poi NO e poi NO! ma sapete cos'e` l'imprinting in etologia? A me l'hanno insegnato alle medie!
Non e' ne' eredita` ne' insegnamento.
Forse non mi sono spiegato bene: il "caso specifico" era quella frase citata.

Per la sostituzione nell'accezione tecnica, a prescindere dall'etimologia impressione mi sembrerebbe un ottimo candidato per via del suo significato generale di «Atto ed effetto dell'imprimere, di lasciare cioè una traccia, un'impronta»; correttamente il Treccani pone l'uso come sinonimo di imprinting all'interno dell'accezione «L'effetto, l'impronta che la realtà esterna determina, col suo intervento diretto o indiretto, sulla coscienza; e quindi ogni forma di esperienza, conoscitiva o emotiva, in cui la coscienza appaia colpita dallo stimolo esterno, e presenti rispetto ad esso un atteggiamento di passività». Certo restano cose diverse: abbastanza perché impressione per imprinting possa sembrare una forzatura ma non abbastanza perché si evitino del tutto delle sovrapposizioni di significati diversi in contesti relativamente ambigui; perciò non è affatto un'idea peregrina estendere il significato di impressione in questo senso, ma paradossalmente le due parole si assomigliano troppo per non causare confusione nelle prime fasi di "rodaggio", che cosí rischierebbero di non essere mai comunque superate. Impronta è perciò un candidato peggiore e quindi migliore, forse.
In ogni caso non capisco perché disdegnare la locuzione "condizionamento irreversibile", se trova maggiore approvazione. D'altronde, non stiamo parlando dell'uso figurato, per il quale sarebbe un'eccessiva pesantezza.

Inviato: lun, 15 mag 2006 22:17
di Marco1971
Se dobbiamo rifiutare i termini già lemmatizzati corrispondenti a imprinting (e che saranno anche «maldestre traduzioni», ma i dizionari registrano l’uso effettivo, e in questo caso non c’è motivo d’ignorarle) e vogliamo a tutti i costi una parola nuova di zecca, univoca, ecc., io vedrei allora imprinto. Mi suona bene, ma è del tutto personale.

Inviato: lun, 15 mag 2006 22:38
di Marco1971
Leggendo qua e là in rete, mi accorgo che la gente ha perduto il ben dell’intelletto. Risk assessment, una cosa cosí semplice, si può rendere naturalmente con valutazione del rischio!

Inviato: mar, 16 mag 2006 9:23
di bubu7
Infarinato ha scritto:
Marco1971 ha scritto:In francese si dice empreinte perceptive (impronta percettiva) [vedi TLFi e GDT].
Il Devoto-Oli ha scritto:impronta non com. In etologia, lo stesso che imprinting.
Impronta è anche meglio di impressione: meno ambiguo… Ma il problema è sempre il solito: se i biologi italiani non sanno resistere al fascino dell’anglicismo (e alla tentazione d’avere un termine specificissimo e per definizione univoco, in quanto inesistente in italiano, per ogni nuovo concetto) e non cominciano a usare il traducente italiano [teoricamente] adeguato, c’è poco da fare —e questo non vale solo per imprinting, o solo per i biologi.
Aderisco come una patella alle sue considerazioni sociolinguistiche e al fatto che impronta sarebbe potuto essere un ottimo traducente. Nel suo significato figurato, viene utilizzato spesso per spiegare l'anglicismo. Si dice ai neofiti: "Guarda, l'imprinting è una sorta d'impronta permanente...".
Anch'io avrei preferito usare un traducente ma, nella comunicazione specialistica orale e scritta, si usa solo imprinting: tutti i traducenti fungono solo da spiegazione per i non addetti ai lavori.
Personalmente non lo aggiungerei alla lista. In campo specialistico non ha alcuna speranza di attecchire un traducente e, fortunatamente, non mi sembra che il termine abbia la tendenza ad invadere il linguaggio comune.

Inviato: mar, 16 mag 2006 17:20
di Federico
bubu7 ha scritto:non mi sembra che il termine abbia la tendenza ad invadere il linguaggio comune.
Le sembra male: la frase che ho citato proviene da una pagina de "L'Espresso", e al suo posto poteva stare benissimo uno dei "traducenti" inseriti nella lista: formazione, educazione, insegnamento, traccia, influenza (ma anche eredità).

Inviato: mar, 16 mag 2006 20:20
di Marco1971
Il Diccionario de la Real Academia Española ha scritto:impronta (Del italiano impronta) 3. f. Biol. Proceso de aprendizaje que tiene lugar en los animales jóvenes durante un corto período de receptividad, del que resulta una forma estereotipada de reacción frente a un modelo, que puede ser otro ser vivo o un juguete mecánico.

impresión 8. f. Biol. Impronta (proceso de aprendizaje).
Imprinting non è nel dizionario, come non è neanche nel Petit Robert. I pagliacci, insomma, siamo sempre noi. :(

Inviato: mar, 16 mag 2006 21:43
di arianna
Segnalo un altro termine, questa volta dell'ambito sportivo: beach volley cioè la pallavolo in spiaggia, il Devoto-Oli propone proprio pallavvolo da spiaggia, ci sono in uso altri adattamenti?

Un altro forestierismo: beauty-case (cioè una borsa da viaggio usata dalle donne per riporvi il necessario per la toletta e il trucco), sul momento direi borsetta (o valigetta) di bellezza ma forse un po' lungo... :roll:

Noto poi che i dizionari registrano bouquet cioè mazzo di fiori, non capisco l'esigenza di introdurre bouquet nel nostro lessico, non mi pare esprima un concetto che l'italiano non possa rendere!
Idem per boule che significa borsa d'acqua calda e boulevard, grande viale alberato.
Se non è moda questa (scusate nell'italiano moderno fascion...)

Inviato: mar, 16 mag 2006 22:09
di Freelancer
Federico ha scritto:
bubu7 ha scritto:non mi sembra che il termine abbia la tendenza ad invadere il linguaggio comune.
Le sembra male: la frase che ho citato proviene da una pagina de "L'Espresso", e al suo posto poteva stare benissimo uno dei "traducenti" inseriti nella lista: formazione, educazione, insegnamento, traccia, influenza (ma anche eredità).
È il destino normale di tanti tecnicismi, sia nazionali sia forestieri. Il loro prestigio, derivante dalla loro monoreferenzialità, ne favorisce l'entrata nel lessico comune, con i giornalisti - sempre alla ricerca dell'effetto particolare - uno dei tramiti principali. Subentrerà poi la fase dell'abuso e dell'uso improprio, seguita forse alla fine - ma ci vorrà tempo - dalla stanchezza; o forse la parola subirà un'ampliamento semantico permanente e scalzerà altri termini.

Del resto non si fa qualcosa del genere - parlando di estensione semantica - quando si adopera una parola di registro quasi tecnico o comunque un po' ricercato, come fruire, per dire una banalità, ossia che un'interfaccia utente è semplice da usare?

Inviato: mer, 17 mag 2006 0:04
di Federico
Freelancer ha scritto:Del resto non si fa qualcosa del genere - parlando di estensione semantica - quando si adopera una parola di registro quasi tecnico o comunque un po' ricercato, come fruire, per dire una banalità, ossia che un'interfaccia utente è semplice da usare?
Bah, non sono capace di fare distinzioni di registro: uso le parole come mi vengono a seconda di quello che voglio comunicare. Sono abituato ai (giusti) rimproveri.

La sua domanda è legittima, ma – cerco di essere obiettivo – credo che la risposta sia no: l'"estensione semantica" di imprinting avviene attraverso il suo uso in campi diversi da quello ultra-specifico per cui è nato (campi dove fa danni proprio a causa di questa sua estraneità*), mentre fruire è un termine generico (adoperato principalmente in certi settori).
Che poi la causa dei due usi sia la stessa e parimenti riprovevole è un altro discorso, in linea di principio vero – anche se personalmente credo di essere innocente: e infatti non ho nemmeno aggiunto alla lista fruibile; il mio scopo principale era indagarne l'uso. Ma le vostre reazioni sono una risposta fin troppo chiara.

*Per fare il solito esempio naturale, è come portare dei conigli in Australia: non è il loro luogo d'origine e stanno provocando terribili disastri e enormi danni alla biodiversità.

Inviato: mer, 17 mag 2006 0:16
di Freelancer
Federico ha scritto:Bah, non sono capace di fare distinzioni di registro: uso le parole come mi vengono a seconda di quello che voglio comunicare.
Se parla sul serio, al suo posto cercherei di sviluppare questa capacità - ossia esprimersi con il registro adatto. Tenga presente queste parole di Luca Serianni: "Saper maneggiare una lingua, dicevamo, significa prima di tutto dominarne i vari registri, adattandone la potenzialità alle varie situazioni comunicative. Il parlante ideale è quello che sa passare dall'italiano forbito e senza accento di un discorso in pubblico all'espressività insaporita di forme popolari e magari dialettali di una chiacchierata in famiglia. Ma la grande maggioranza dei parlanti reali domina perfettamente un solo registro, quello della comunicazione informale. I problemi sorgono quando si debba adoperare un registro più elevato (come è richiesto dalla quasi totalità degli usi scritti) o anche quando, rivolgendoci a concittadini di altre regioni, non si voglia incorrere nei regionalismi della propria area d'origine.
Prima ancora che dal maestro di scuola, le deflessioni sono notate, spesso implacabilmente, dalla comunità dei parlanti."

Inviato: mer, 17 mag 2006 0:22
di Freelancer
Federico ha scritto:l'"estensione semantica" di imprinting avviene attraverso il suo uso in campi diversi da quello ultra-specifico per cui è nato...
Questa è una tautologia; estensione semantica di una parola è per l'appunto il suo uso in campi diversi da quella in cui si adopera normalmente.

Inviato: mer, 17 mag 2006 1:21
di arianna
Scusate se torno alla discussione precedente.
Bubu7 ha scritto
Personalmente non lo aggiungerei alla lista. In campo specialistico non ha alcuna speranza di attecchire un traducente
Io penso che il termine inglese quando si studia etologia, sociologia o qualunque altra materia, bisogna conoscerlo ma questo non vieta di lanciare un adattamento (tra l'altro già registrato nei dizionari). Non credo che chi usi l'adattamento (che è spesso una traduzione alla lettera no?) poi non venga capito o possa creare dubbi al suo interlocutore.

Suppongo che sto parlando con qualcuno di sociologia, per esempio, e parlo di apprendimento di base o impronta, di eccitazione generica (invece di
arousal) o di bisogno di affiliazione (traduzione alla lettera di need for competence) tanto per fare degli esempi, il mio interlocutore capisce a cosa mi riferisco.
Questo naturalmente è il mio punto di vista, non intendo convincere nessuno a usare impronta o apprendimento di base o altro traducente :wink: