Inviato: gio, 14 feb 2008 10:10
Grazie, Ladim: felice di essere così vividamente smentita!marcri ha scritto:...e che ogni aggiunta sia solo una sterile ripetizione.
Spazio di discussione sulla lingua italiana / Discussion board on the Italian language
https://www.achyra.org/cruscate/
Grazie, Ladim: felice di essere così vividamente smentita!marcri ha scritto:...e che ogni aggiunta sia solo una sterile ripetizione.
Questione di punti di vista: da sempre il reazionario vede nel cambiamento spontaneo un'involuzione, il "progressista" un'evoluzione positiva e l'evoluzionista/relativista un fenomeno inevitabile.Marco1971 ha scritto:Parlerei piuttosto d’involuzione…
E infatti non e` stata lei a scegliere "pickpocket", ma chi ha dato istruzioni all'annunciatore svizzero, cosi` come qualcuno ha deliberatamente scelto, e non per faciloneria, approssimazione, sciatteria o quant'altro, di sostituire da qualche giorno a questa parte la dicitura B*** Gioielli alla fine di una pubblicita` radiofonica con B*** Jewels and Watches. Non stiamo discutendo sull'uso della parola pressappochismo, lo chiami pure faciloneria o anche Filippo, quello che discuto non e` il nome ma appunto il concetto: non e` accettazione passiva decidere di cambiare una parola italiana sostituendola con l'inglese. E' una precisa iniziativa.marcri ha scritto:Sta dicendo che è un uso legittimo, perché legittimato dal gusto corrente? Io penso di essere ancora libera di scegliere, moda o non moda.
Si`. Direi che e` precisamente la definizione di "moda", almeno per come la intendo io: cio` a cui una grande fetta della popolazione si adegua senz'altro motivo che il fatto che "lo fanno tutti" o che, facendolo, si crede di darsi un tono, ecc.Secondo lei alle mode è così normale adeguarsi, senza usare un po’ di buon gusto?
Solo in taluni casi, ai quali scelgo di non adeguarmi; in altri, invece, scelgo anche di indignarmi, se è il caso. Le pare strano? Quelle precise iniziative sono prese da chi ne trae un vantaggio e questo vantaggio è fornito da chi si adegua. Però, nel caso dell’annunciatore svizzero non credo a nessuna precisa scelta, bensì alla faciloneria di chi si è adeguato alla moda di usare l’inglese dappertutto, anche parlando italiano.non e`accettazione passiva decidere di cambiare una parola italiana sostituendola con l'inglese. E' una precisa iniziativa.
Anche questa è una moda, e non mi piace. Ogni generazione ha sempre qualcosa da recriminare sulla successiva, ma non bisognerebbe ricomprendere tutto nelle frasi fatte. Ben conosco quanto sta dietro alle scelte dei ragazzi di ogni epoca in fatto di “sentirsi un gruppo” e, pur non imitandoli più, perché anch'io sono vecchia e ho perso l'esigenza vitale di sentirmi in un gruppo, mi guardo bene dal deprecarle.Poi, per ogni moda, esiste una certa fetta di popolazione che invece la rifiuta (esemplificata dai "vecchi" che in ogni epoca hanno deprecato le mode giovanili)
Preferisco non adottarle perché non mi piacciono, indipendentemente da quanto siano acconce all’età. Mi riferisco alle scelte modaiole giovanili come quelle che lei cita, semplicemente perché non incontrano il mio gusto, ma ancor di più mi riferisco alle scelte nell’uso della lingua, che investono, tra l'altro, un ben altro genere di estetica e che dovrebbero essere compiute con ben altra maturità.Le depreco (e infatti sono "vecchio")
Io faccio la stessa cosa con l’uso della lingua, e non mi adeguo a ciò che disapprovo. Ma nel caso della lingua, qualcosa in più si può fare, e qualcuno sceglie di farlo.ma piu` che esprimere la mia disapprovazione […] e non adottarle io stesso, non posso fare.
Concordo: ad esempio la frase fatta "Gli italiani (anzi gl'Italiani, come s'usava un di`) sono faciloni", o meglio "sono piu` faciloni delle altre popolazioni" - ragionamento fatto secondo il suo assunto da chi ha preparato il testo per l'annunciatore svizzero: "In francese, tedesco e romancio scriviamo secondo i dettami della lingua rigorosa, in italiano mettiamoci un termine in inglese, tanto si sa che gli italiani sono dei faciloni, ha ha" (*gomitata e strizzata d'occhio*)marcri ha scritto: ma non bisognerebbe ricomprendere tutto nelle frasi fatte.
Non sono d'accordo. Il meccanismo di base e` lo stesso: come le fogge di gonne o giacche, i neologismi o le innovazioni linguistiche "di moda" (ad esempio il "piuttosto che" milanese o il "settimana prossima") hanno in genere vita effimera, ma talvolta si fissano e, come le oscillazioni piu` o meno casuali in qualunque sistema complesso - dal moto browniano molecolare alle variazioni fenotipiche in biologia evoluzionistica - danno luogo col tempo a una deriva, la quale fa si` che le lingue cambino spontaneamente nel corso dei secoli proprio come la moda (la lunghezza della gonna e` effimera, ma nessuno ora si veste piu` come al tempo di Cicerone o anche di Dante o Leopardi, cosi` come nessuno parla piu` come loro - tranne sporadici ed eccentrici casi).Ma qui stiamo parlando di moda in generale; il problema della lingua è assai diverso, e investe la sua stessa cura e conservazione, tutte cose molto lontane dall'effimera e modaiola lunghezza di una gonna.
Precisamente. Come e` stato piu` volte affermato nel corso delle interminabili discussioni su questa vessata questione, secondo alcuni tra cui mi annovero il solo modo per cercare di arginare il fenomeno e` quello di incentivare e incrementare la cultura, la consapevolezza e lo spirito critico, cosi` da dar modo al maggior numero possibile di persone di scegliere in maniera consapevole se adattarsi o no alla moda.Ai miei figli ho insegnato che possono liberamente scegliere di acconciarsi i capelli come svassi, se a loro piace così, qualunque sia il motivo di quel "piacersi", ma con altrettanta forza hanno imparato a scegliere secondo il loro gusto, o opinione, anche quando per farlo occorre un po' di coraggio.
Veramente avevo detto in proposito: "...non credo a nessuna precisa scelta", quindi a nessun testo preparato ad hoc per gli italiani, né tantomeno definivo gli stessi più (o meno) faciloni delle altre popolazioni.Bue ha scritto:Concordo: ad esempio la frase fatta "Gli italiani (anzi gl'Italiani, come s'usava un di`) sono faciloni", o meglio "sono piu` faciloni delle altre popolazioni" - ragionamento fatto secondo il suo assunto da chi ha preparato il testo per l'annunciatore svizzero: "In francese, tedesco e romancio scriviamo secondo i dettami della lingua rigorosa, in italiano mettiamoci un termine in inglese, tanto si sa che gli italiani sono dei faciloni, ha ha" (*gomitata e strizzata d'occhio*)marcri ha scritto: ma non bisognerebbe ricomprendere tutto nelle frasi fatte.
A me queste due affermazioni consecutive sembrano contraddirsi apertamente, ma mi rendo conto che la mia tendenza tetratricotomizzante ha preso come sempre il sopravvento, e dunque mi ritiro in buon ordine, scusandomi di cuore per i toni polemici.marcri ha scritto:…né tantomeno definivo gli stessi più (o meno) faciloni delle altre popolazioni.
La faciloneria di cui parlavo sta in chi usa i forestierismi seguendo la moda. E in questo gli italiani sono specialisti, è innegabile.
Comunque, non è neppure una frase fatta la mia, ma un preciso giudizio, una mia precisa conclusione di cui credo di aver esposto e argomentato le premesse.- ragionamento fatto secondo il suo assunto da chi ha preparato il testo per l'annunciatore svizzero: "In francese, tedesco e romancio scriviamo secondo i dettami della lingua rigorosa, in italiano mettiamoci un termine in inglese, tanto si sa che gli italiani sono dei faciloni, ha ha" (*gomitata e strizzata d'occhio*)