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Inviato: lun, 07 apr 2008 0:37
di u merlu rucà
Nei dialetti liguri abbiamo normalmente susu (s sorda); in alcuni più conservativi suzu (z sorda). Dato che l'esito è u e non ü, per le forme liguri si deve postulare una base con ŭ e non con ū (SŪCIDUS), che può essere il *SUCCEUS di Merlo ma anche un SŬCI(D)US. Per quanto riguarda il grafema -z- nel genovese antico il valore è sicuramente (ts/dz) e non (s). La prova? Scrive il Sommo Dante nel De Vulgari Eloquentia:
Si quis autem quod de Tuscis asserimus, de Ianuensibus asserendum non putet, hoc solum in mente premat, quod si per oblivionem Ianuenses ammicterent z licteram, vel mutire totaliter eos vel novam reparare oporteret loquelam. Est enim z maxima pars eorum locutionis; que quidem lictera non sine multa rigiditate profertur.

Inviato: lun, 07 apr 2008 11:26
di Bue
Si noti però che la rima è considerata perfetta anche nei casi in cui e ed o aperta rimano con e ed o chiusa, ovvero s e z sorda con s e z sonora. Esempi:

allòri : còri : ardóri (GL I, 2)
cèssa : opprèssa : éssa (GL I, 6)
rispóse : còse : spòśe (Purg. XXIX, 56-58-60)
Tagliacòzzo : mózzo : sóżżo (Inf. XXVIII, 17-19-21)
Non è che invece la cosa giusta sia usare queste rime per dimostrare che all'epoca di Dante la pronuncia non era quella moderna o presunta tale?
Ad esempio: il fatto che rispose sia talvolta dittongato
Dante ha scritto:Rispuosemi: "Non omo, omo già fui
e li parenti miei furon lombardi
mantoani per patria ambedui"
non sta a indicare che la o era aperta?

Inviato: lun, 07 apr 2008 12:09
di Infarinato
Bue ha scritto:Non è che invece la cosa giusta sia usare queste rime per dimostrare che all'epoca di Dante la pronuncia non era quella moderna o presunta tale?
Bravo, Bue (ben tornato! :D)… almeno per quanto riguarda le consonanti (per il timbro di e e o accentate, è noto [e dimostrato] che la «rima italiana» non è mai stata «perfetta»).
Bue ha scritto:Ad esempio: il fatto che rispose sia talvolta dittongato […] non sta a indicare che la o era aperta?
Questo, sí: conformemente all’etimo [di rispose per quanto riguarda la o, oggi chiusa, e di spose per quel che concerne la s intervocalica, oggi sonora], rispose, cose e spose dovevano anticamente terminare tutte in /'Ose/.

Analogamente (mi sono ormai convinto), si sarà avuto /-tsts-/ [anche] in sozzo.

Inviato: mar, 16 dic 2014 22:49
di Zabob
Cambiando discorso: io non ho mai sentito dire né so/tsts/o con la sorda né (tanto meno) so/dzdz/o con la sonora. La versione che è giunta alle mie orecchie, ovunque sia stato (anche in Settentrione!), è solo quella che i dizionari registrano come "variante roman(esc)a": zózzo! «Ma ti sei visto? sei tutto zozzo [o "inzozzato"]!»
Mi viene il dubbio che sozzo si dica solo in Toscana: è così?

Inviato: mer, 17 dic 2014 0:09
di Scilens
Si diceva, ma ora non più. Nei rari casi in cui si sente è prevalso il sordiano 'zozzo'. Più facile è sentire 'lèrcio'.

Inviato: mer, 17 dic 2014 0:19
di valerio_vanni
Però, secondo me, rimane "insozzare".

Inviato: mer, 17 dic 2014 0:52
di Scilens
A Pistoia esiste un palazzo Sozzifanti e credo esista ancora questo cognome ma con una sola zeta. Va notato che a Pistoia dicono la esse come zeta sorda, più o meno 'il tsole' (quasi zole) come noi diciamo 'intsomma'. Non ho cercato, ma c'è la possibilità di trovarlo scritto Sotsi.

Inviato: mer, 17 dic 2014 11:04
di Carnby
Scilens ha scritto:Va notato che a Pistoia dicono la esse come zeta sorda, più o meno 'il tsole' (quasi zole) come noi diciamo 'intsomma'.
Sì, ma va specificato che /s/ → /ʦ/ nei nessi /ns, rs, ls/ come in tutta la Toscana, ad eccezione di Firenze e Prato.

Inviato: dom, 08 mar 2015 18:10
di Scilens
Non è più lingua comune ma ho sentito dire zozzo a un pistoiese e ho colto l'occasione per farci attenzione subito.
Ha detto Tsottso.
Vedere la 'multa rigiditate' di Merlu.