Souchou-sama ha scritto:…[c] (occlusiva palatale, assente nell’italiano d’oggi).
In realtà, si tratta piú propriamente d’un’
affricata palatale ([kç], come scritto sopra, e analogamente per la sonora: [ɡʝ] anziché [ɟ])… ma possiamo continuare tranquillamente a scrivere /c/ e /ɟ/ se è chiaro cosa intendiamo.
Mi scuso, caro Scilens, se non ho «calibrato» bene la risposta, ma le sue mi parevano obbiezioni tecniche a un testo tecnico, quindi non mi son peritato di darle una risposta…
tecnica.
Comunque, credo che Carnby abbia ben esplicitato la questione (e, a rileggerlo bene, anche il Larson mi sembra abbastanza chiaro su questo punto): ricordo soltanto che [c] e [ɟ] esistono ancora come varianti libere nel fiorentino corrente e in altri dialetti toscani, ma il loro statuto fonematico [
odierno] è ovunque assai dubbio (
cfr.,
e.g., L. Giannelli,
Toscana, «Pacini», Pisa, 2000, p. 32).
Le risponderò pertanto solo su questo:
Scilens ha scritto:Alla lista dei termini "strascicati" si può aggiungere la parola "cuscina" (cucina) che compare nell'ottava novella del Decamerone, e questa mi pare che non derivi da "cusina"…
Lei ha ragione, ma, a ben guardare, ciò
non è in contrasto con quello che dice il Larson.
Penso che lei si riferisca all’edizione del
Decameron del 1976 a cura di Vittore Branca, che si fonda sull’autografo hamiltoniano del Boccaccio, databile al 1370, dove, come ha ben dimostrato il Branca, l’autore, in vecchiaia, fa il copista di sé stesso.
Ora guardiamo la data [e la biografia del Boccaccio]: il Certaldese vive proprio nel periodo storico che vede la graduale deaffricazione del [ʧ] intervocalico (da lat. -
C-), e quindi è normale che in lui vi siano delle oscillazioni, e di certo nel 1370 siamo ampiamente nella seconda metà del Trecento.
Ma poi leggiamoci
cosa ci dice lo stesso Branca:
cuscina è davvero l’
unica scrizione problematica, tutte le altre con -
sc- derivando da una base latina con -
S-. Di piú: è un
hapax «di fronte al corrente
cucina», e potrebbe quindi trattarsi d’un semplice refuso dell’autore.