Decimo ha scritto:Infarinato ha scritto:Secondo il Salvi, quindi, solo quando il sintagma nominale è sostituibile da un clitico accusativo, siamo di fronte a un vero «si impersonale»
Il che pare in contraddizione con quanto si evince dal corpo dell’articolo, e cioè che anche nei casi in cui il presunto sintagma nominale (in realtà vero soggetto della frase) è
apparentemente sostituibile da un clitico accusativo, siamo ancora in presenza di un
si passivo con mancanza di accordo, e non con un
si impersonale.
Ora, capisco, grazie.
Sí, certo, bisognerebbe integrare la frase precedente in questo modo (o sim.): «solo quando il sintagma nominale è sostituibile da un clitico accusativo
in quelle varietà diacroniche e diatopiche in cui è effettivamente sostituibile».
In realtà, qui bisogna tener distinte diacronia e sincronia.
Diacronicamente abbiamo visto che una frase come
le si mangia non è interpretabile come cliticizzazione d’un
si mangia le mele.
Sincronicamente la cliticizzazione [«accusativa»]
può essere usata come
criterio per stabilire l’«impersonalità» (in «senso classico») del costrutto (criterio che comunque non funziona per quelle varietà regionali che ammettono costrutti del tipo
le si mangiano). E tuttavia ci rendiamo subito conto che una tale «rianalisi» non ha molto senso nemmeno sincronicamente ché nelle varietà (passate e presenti) in cui è accettabile (e anzi preponderante) un
si mangia le mele, non esiste[va] (o non era/è «normale») la cliticizzazione, e in quelle in cui è normale quest’ultima, la forma piena è piuttosto
si mangiano le mele, che non può essere in alcun modo interpretato come costrutto impersonale.
A dir il vero, l’uso toscano era ed è tuttora piuttosto refrattario a queste cliticizzazioni, in parte perché confliggenti con cliticizzazioni formalmente simili o addirittura identiche, ma rivestenti una diversa funzione sintattica (
e.g., fior.
la si mangia [
proprio bene qui] con
la clitico sogg. [formalmente, «ella»]). Anche un modulo oggigiorno assai meno controverso (oserei dire: «pacifico») come
lo è non è mai stato completamente assorbito dalla varietà toscana e a tutt’oggi è generalmente evitato nel parlare [piú] spontaneo (
cfr. A. Castellani, «Lo è»,
SLI, XVI [1990]: 103–12 [ora in: Id.,
Nuovi saggi di linguistica e filologia italiana e romanza (1976-2004), «Salerno Editrice», Roma 2010, vol. I, pp. 499–508]).