Marco1971 ha scritto:Secondo me lei concentra tutta la sua attenzione sulle realizzazioni fonetiche e tralascia una componente fondamentale dell’umano discorrere: qualsiasi enunciato, avulso da un contesto, può dar luogo a varie interpretazioni, nonché a fraintendimenti; ma nessun enunciato, nella vita reale, esiste al di fuori di un contesto, che è quello di cui parlano gli interlocutori nel momento in cui interloquiscono. Mettiamo che ha gli occhi vèrdi sia la risposta a di che colore sono i suoi occhi?
Ovvía, non son cosí sprovveduto!

Comunque, ho almeno due obiezioni da muoverLe.
In primo luogo, non è vero che
qualsiasi frase che pronunciamo o udiamo è inserita in un contesto. O, se anche n’esiste uno, può sfuggirci per mille motivi. — Stiamo dormendo, e qualcuno ci sveglia pronunciando una frase: nessun contesto. Stiamo camminando per strada, e un passante ci pone improvvisamente una domanda: nessun contesto. Arriviamo in ritardo a lezione in università, e capitiamo nel bel mezzo d’un discorso che il docente ha iniziato ormai da qualche minuto: nessun contesto. Eccetera eccetera.
In secondo luogo, se Lei può immaginare un contesto specifico e «su misura» come
Di che colore sono gli occhi di quella ragazza?, io posso benissimo trovarne uno a me confacente. Usando Google Libri, ho rinvenuto questa frase:
Soltanto, chissà perché, nell’aria c’è il colore di quegli occhi cosí aperti. Forse che qui non sarebbe possibilissimo —e, anzi, piú prevedibile— un
quegli occhi cosí verdi?
Marco1971 ha scritto:1) è diffuso anche in quelle varietà regionali in cui o non v’è distinzione tra aperte e chiuse, o la distribuzione delle stesse ha l’aperta per questa parola; 2) tutta la scuola di doppiaggio milanese segue il vocalismo di base fiorentina (c’è tra i nostri frequentatori chi lavora in questo campo, e il punto di riferimento, mi è stato detto, è il DOP – che dà come seconda la pronuncia con e chiusa), e spénto è l’unica soluzione solo per la scuola romana.
1) Sí, certo, ma io mi riferivo a quella parte dell’Italia «che conta» (linguisticamente); 2) sí, ma la scuola milanese è molto meno influente di quella romana (per esempio, doppiano pochissimi filme); inoltre, è proprio sicuro che seguano il vocalismo fiorentino al 100%? Ho sentito doppiatori milanesi usare pronunce «accettabili» come
trascèndere, figuriamoci quelle «moderne».
PersOnLine ha scritto:Francamente, io non sento proprio le differenze di timbro, fra aperte e chiuse, quando uno parla – non me ne vanto, ma neanche me ne struggo
Allora Le auguro di non dover mai imparare una lingua straniera…
