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Inviato: ven, 26 apr 2013 20:25
di Souchou-sama
Ferdinand Bardamu ha scritto:I suoi strali dovrebbero dunque esser rivolti in primo luogo contro il valore avversativo di però, perché l’epperò non è altro che la naturale conseguenza di quel valore.
Sottoscrivo: che senso ha trattare in modo completamente diverso però & epperò? Questo che genererebbe confusione.

Inviato: sab, 27 apr 2013 10:57
di Manutio
Carissimo Ferdinand Bardamu, Lei mette il dito sul posto giusto quando mi fa osservare:
lei sa bene che il valore conclusivo di però non è piú nell’uso, né scritto, né parlato. Ne consegue che, almeno stando alla lingua cosiddetta neostàndara, non si dia confusione alcuna.
Vero anche per me, che non proverei certo a usare però in senso causale/conclusivo — è facile immaginare le confusioni che davvero sorgerebbero. Spero che con questo la discussione sia chiusa con reciproca soddisfazione: i confratelli cominciavano a sbuffare.
Vedo che Lei si qualifica come giornalista. Questo non mi renderà piú timido nel biasimare l’odierno giornalese. Anzi, peggio ne dico, piú ciò torna in lode delle eccezioni, di quelli che si preoccupano di scrivere un italiano come Dio comanda.
Infine:
che senso ha trattare in modo completamente diverso però & epperò?

Souchou-sama ragiona bene, ma forse troppo bene (sottolineo forse, perché fra cotanto senno ho imparato presto a essere cauto). Discutendo questioni di lingua, direi che non si può procedere sempre con esprit de géométrie. È vero che c’è anche qui una logica interna, ma ci sono anche ‘dissimmetrie’, e quando si stabilisce una proporzione si trova qualche volta che uno dei membri manca, o non è quale ci immaginavamo. Ma direi che tutti, nell’accettare o respingere una novità, procediamo piú per istinto che a fil di logica.

Inviato: sab, 27 apr 2013 12:06
di Ferdinand Bardamu
Manutio ha scritto:Vedo che Lei si qualifica come giornalista. Questo non mi renderà piú timido nel biasimare l’odierno giornalese.
Mi perdoni, ma non capisco questa nota personale. Le assicuro che sono il primo a criticare la lingua dei giornalisti, perciò con me sfonda una porta aperta. La mia posizione è la piú lontana possibile dallo «spirito di casta», se è questo che teme: biasimi dunque quanto e come vuole. Spero, d’altro canto, che non creda che i miei pareri nascano dalla difesa d’interessi di parte o siano viziati da qualche pregiudizio di sorta, perché si sbaglierebbe di grosso.

Io sono soddisfatto, certo, ma, finché si portano argomenti a sostegno dell’una e dell’altra opinione senza trascendere, come abbiam fatto noi finora, non credo che nessuno sbuffi qui dentro. ;)

Manutio ha scritto:Discutendo questioni di lingua, direi che non si può procedere sempre con esprit de géométrie.
Vero quel che dice, ma bisogna forse aggiungere che, se l’epperò avversativo è usato, questo avviene per le caratteristiche intrinseche del semplice però (avversativo). La simmetría che in questo caso si vuole stabilire non è a priori, ma sorge dalla constatazione di alcuni fatti: che però con valore conclusivo non è piú usato; che il solo valore di però oggi è quello avversativo; che il particolare sottoinsieme avversativo-limitativo cui appartiene però consente l’unione con una congiunzione coordinante (e nondimeno, e d’altra parte, ecc.). Dal riconoscimento di tutto ciò, risulta naturale la necessità di trattare allo stesso modo però e epperò.


P.S.: Nel mio precedente intervento, mi sono accorto d’aver commesso un errore abbastanza grave: ho usato il congiuntivo dopo ne consegue che. Non l’ho corretto abbastanza in fretta, perciò ora si può leggere nell’intervento di Manutio. Naturalmente, domando scusa dello strafalcione.

Inviato: dom, 28 apr 2013 12:01
di Manutio
Ferdinand Bardamu scrive:
Mi perdoni, ma non capisco questa nota personale. Le assicuro che sono il primo a criticare la lingua dei giornalisti
Non dubitavo che Lei fosse immune da spirito di casta, soprattutto per l’aspetto che interessa qui. Il mio era solo un resto di scrupolo, a dir male dei giornalisti davanti a un loro rappresentante. Forse lo stesso è capitato a Lei, se si è trovato a vituperare i politici davanti a uno di loro, anche se confidava nella sua intelligenza. L’accenno ai confratelli che sbuffano era un modo scherzoso di scusarsi per aver acceso una discussione troppo lunga su un argomento che può sembrare di lana caprina.

Inviato: dom, 28 apr 2013 14:53
di Ferdinand Bardamu
La ringrazio per aver fugato il mio sospetto. Oggi sono pochi i giornalisti che scrivono bene: se tralasciamo l’(ab)uso di anglicismi, che sembra essere una malattia ormai endemica e cronica, si posson contare sulle dita di una mano.