Manutio ha scritto:Vedo che Lei si qualifica come giornalista. Questo non mi renderà piú timido nel biasimare l’odierno giornalese.
Mi perdoni, ma non capisco questa nota personale. Le assicuro che sono il primo a criticare la lingua dei giornalisti, perciò con me sfonda una porta aperta. La mia posizione è la piú lontana possibile dallo «spirito di casta», se è questo che teme: biasimi dunque quanto e come vuole. Spero, d’altro canto, che non creda che i miei pareri nascano dalla difesa d’interessi di parte o siano viziati da qualche pregiudizio di sorta, perché si sbaglierebbe di grosso.
Io sono soddisfatto, certo, ma, finché si portano argomenti a sostegno dell’una e dell’altra opinione senza trascendere, come abbiam fatto noi finora, non credo che nessuno sbuffi qui dentro.
Manutio ha scritto:Discutendo questioni di lingua, direi che non si può procedere sempre con esprit de géométrie.
Vero quel che dice, ma bisogna forse aggiungere che, se l’
epperò avversativo è usato, questo avviene per le caratteristiche intrinseche del semplice
però (avversativo). La simmetría che in questo caso si vuole stabilire non è a priori, ma sorge dalla constatazione di alcuni fatti: che
però con valore conclusivo non è piú usato; che il solo valore di
però oggi è quello avversativo; che il particolare sottoinsieme avversativo-limitativo cui appartiene
però consente l’unione con una congiunzione coordinante (
e nondimeno,
e d’altra parte, ecc.). Dal riconoscimento di tutto ciò, risulta naturale la necessità di trattare allo stesso modo
però e
epperò.
P.S.: Nel mio precedente intervento, mi sono accorto d’aver commesso un errore abbastanza grave: ho usato il congiuntivo dopo
ne consegue che. Non l’ho corretto abbastanza in fretta, perciò ora si può leggere nell’intervento di Manutio. Naturalmente, domando scusa dello strafalcione.