«Spending review»
Moderatore: Cruscanti
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Sembra che qualcuno si sia reso conto dell'inutilità del termine spending review: lo dice qui Mario Monti.
Sarei curioso di sapere chi gliel'ha fatto «autorevolmente osservare»...
Sarei curioso di sapere chi gliel'ha fatto «autorevolmente osservare»...
- u merlu rucà
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Ogni tanto ascolto i suoi discorsi. Continua imperterrito, da buon bocconiano, ad usare termini inglesi perfettamente inutili e incomprensibili alla stragrande maggioranza degli italiani. Mio padre, che ha quasi novant'anni e ha fatto giusto le elementari, poveretto, mi assilla con richieste di traduzione.
Bisogna capirlo, fa il mestiere dell'economista prestato alla politica e una delle cose essenziali per riuscire in questo è appunto il non farsi intendere.u merlu rucà ha scritto:Ogni tanto ascolto i suoi discorsi. Continua imperterrito, da buon bocconiano, ad usare termini inglesi perfettamente inutili e incomprensibili alla stragrande maggioranza degli italiani.
- Ferdinand Bardamu
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O anche, da buon accademico avvezzo a parlare soltanto con altri accademici, tende a pensare di essere sempre in un'aula universitaria. Tra l'altro, nello spezzone proposto da Andrea, dice /ˈrivju/ invece di /riˈvju/ (ma questa è, in fondo, una minuzia).Carnby ha scritto:… fa il mestiere dell'economista prestato alla politica e una delle cose essenziali per riuscire in questo è appunto il non farsi intendere.
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Be', insomma... Non capisco, vogliono usare termini stranieri e neanche sanno come si pronunciano. E in piú ormai lo sanno anche i muri come si pronuncia spending review (anche se rimane una pronuncia approssimativa).Ferdinand Bardamu ha scritto:dice /ˈrivju/ invece di /riˈvju/ (ma questa è, in fondo, una minuzia).
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Dello stesso parere (per fortuna!) anche Valeria della Valle. Anche se difende – almeno in parte – spread ed eurobond.Andrea Russo ha scritto:Sembra che qualcuno si sia reso conto dell'inutilità del termine spending review: lo dice qui Mario Monti.

Se ne parla alla fine dell'intervista.
È un po’ la scusa addotta da tutti i linguisti: bisognava pensarci prima a sostituire queste parole... E che cosa hanno proposto, loro? Poi la storia di «è una parola internazionale» regge fino a un certo punto: segnalo che l’entrata francese di eurobond su Wikipedia è euro-obligation e quella italiana eurobbligazione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Ferdinand Bardamu
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Ho «assolto» Monti perché so che parla un buon inglese (anche se con pronuncia parecchio italianeggiante) e quel /ˈrivju/, dunque, lo vedo come un errore tutto sommato trascurabile.Andrea Russo ha scritto:Be', insomma... Non capisco, vogliono usare termini stranieri e neanche sanno come si pronunciano.
Per Marco: hai ragione, ma ricordiamo anche le colpe dei giornalisti. Non ci vuol tanto, per rimanere in tema, a tradurre spending review; eppure si continua, pervicacemente, cocciutamente, a usare l'anglicismo, che pure la massima autorità in materia – Monti – ha rifiutato.
La Della Valle disapprova a 360° gradi, un'espressione stereotipata che mi dà i brividi. Però, le sue argomentazioni su spread e eurobond sono fragilissime: se questi termini vanno ormai accettati perché internazionali, perché spending review andrebbe sostituito con revisione della spesa? Non è forse internazionale anche quest'ultimo anglicismo?
Avrebbe fatto meglio a dire che i linguisti, anche quando non si vogliano adeguare allo stupidario anglicizzante dei media di massa, si trovano ad agire post festum, quando la frittata è fatta. Sulle grandi reti nazionali li chiamano solo come curiosità, al pari di un servizio sugli animali. (Ricordo che in un programma su La7, a cui erano stati invitati la Della Valle e Patota, il conduttore aveva una cert'aria di sufficienza e arrivò addirittura a correggere i professori sulla grafia di sé stesso, da scriversi, secondo lui, senz'accento, of course.)
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Insomma: è colpa sia dei linguisti sia dei giornalisti. Sono d'accordo. Ma gioca anche il fatto che non c'è in Italia un'accademia normativa come in Francia e Spagna: magari i linguisti possono proporre dei traducenti (e in questo caso – come ha detto Ferdinand – non ci voleva molto), ma rimangono iniziative pressoché isolate (come quelle di Castellani: quanti – esclusi magari gl'iscritti a questo fòro – usano fubbia e abbuio?).Ferdinand Bardamu ha scritto:Per Marco: hai ragione, ma ricordiamo anche le colpe dei giornalisti. Non ci vuol tanto, per rimanere in tema, a tradurre spending review; eppure si continua, pervicacemente, cocciutamente, a usare l'anglicismo, che pure la massima autorità in materia – Monti – ha rifiutato.
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- Ferdinand Bardamu
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I giornalisti di Radio Capital sono evidentemente rarae aves. Comunque, la pronuncia di review del nostro provvisorio presidente del Consiglio Monti è ormai stabilmente /ˈrivju/ (ascoltate qui). A questo punto non è piú errore occasionale, ma sciatteria conclamata (non riesco a credere che non sappia come si pronuncia in inglese).
È solo un'ipotesi, ma è possibile che l'Euro-English (dialetto brussellese) abbia quello spostamento d'accento? Non credo che Monti lo faccia per il falso assunto che «tutte le parole inglesi sono accentate sulla prima sillaba»; review, a quanto mi risulta, è un antico francesismo, che corrisponde al francese odierno revue [rə'vy]. Come sospettavo, anche view, che fornisce la base per il composto, viene dall'antico francese veue, come quasi tutte le parole inglesi che cominciano con v-, tranne termini che derivano da dialetti dell'Inghilterra meridionale come vat e vixen.Ferdinand Bardamu ha scritto:Comunque, la pronuncia di review del nostro provvisorio presidente del Consiglio Monti è ormai stabilmente /ˈrivju/ (ascoltate qui). A questo punto non è piú errore occasionale, ma sciatteria conclamata (non riesco a credere che non sappia come si pronuncia in inglese).
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