Inviato: mar, 09 ott 2012 19:13
Facendo mente locale, mi pare che il ché enfatico, e accentato nella grafia, sia piú frequente se preceduto da una pausa. Qualche esempio da Google Libri:
Combattano dunque sulla via di Dio coloro che volentieri cambiano la vita terrena con l'Altra, ché a colui che combatte sulla via di Dio, ucciso o vincitore, daremo mercede immensa. [da una sura del Corano citata qui]
Non vi pensate ch’io vi dia la baia;
Chè voi siete sì bella e sì garbata,
che l’altre paion certo il trenta paia. [Gasparo Gozzi, Rime piacevoli, «Del Fumoso della congrega de' Rozzi alla padrona sposa»]
Questa circostanza sembra confermata anche dagli esempi del Gabrielli in linea, s.v. «ché». Gli esempi casuali che ho riportato qui sopra sottolineano che si tratta di un uso letterario.
Viceversa, in genere non c'è pausa tra il che polivalente negli altri casi e la reggente che lo precede: es. corri che arrivi tardi è realizzato senza una cesura tra corri e che.
Che dite, può reggere la mia ipotesi?
Combattano dunque sulla via di Dio coloro che volentieri cambiano la vita terrena con l'Altra, ché a colui che combatte sulla via di Dio, ucciso o vincitore, daremo mercede immensa. [da una sura del Corano citata qui]
Non vi pensate ch’io vi dia la baia;
Chè voi siete sì bella e sì garbata,
che l’altre paion certo il trenta paia. [Gasparo Gozzi, Rime piacevoli, «Del Fumoso della congrega de' Rozzi alla padrona sposa»]
Questa circostanza sembra confermata anche dagli esempi del Gabrielli in linea, s.v. «ché». Gli esempi casuali che ho riportato qui sopra sottolineano che si tratta di un uso letterario.
Viceversa, in genere non c'è pausa tra il che polivalente negli altri casi e la reggente che lo precede: es. corri che arrivi tardi è realizzato senza una cesura tra corri e che.
Che dite, può reggere la mia ipotesi?