Inviato: mar, 14 ago 2012 11:48
Mi domando allora se in certi casi non si potrebbe rendere con abbandonarsi alla corrente (venutomi in mente per una reminiscenza montaliana: Felicità del sughero abbandonato alla corrente...). Ecco alcuni esempi tratti da Google Libri (ometto i riferimenti bibliografici):
Franny è dilaniata tra il desiderio di prendere parte alla vita di tutti (è arrivata per passare un weekend con un ragazzo che sospetta insensibile) e quello di vedersela da sola. Incapace di abbandonarsi alla corrente, trova rifugio in Dio.
Poi, immobile e sola, le sembrò di abbandonarsi alla corrente del proprio destino.
La tendenza al suo stato naturale ed impulsivo non è attività; è appunto l’abbandonarsi alla corrente dell’essere, un passivo sospingersi in esso, e dunque inerzia.
...vincente è colui che, seguendo le proprie indicazioni interne, riesce a navigare nella vita con le proprie leggi, col proprio vento e col proprio timone, mentre navigare con il vento altrui significa abbandonarsi alla corrente.
Franny è dilaniata tra il desiderio di prendere parte alla vita di tutti (è arrivata per passare un weekend con un ragazzo che sospetta insensibile) e quello di vedersela da sola. Incapace di abbandonarsi alla corrente, trova rifugio in Dio.
Poi, immobile e sola, le sembrò di abbandonarsi alla corrente del proprio destino.
La tendenza al suo stato naturale ed impulsivo non è attività; è appunto l’abbandonarsi alla corrente dell’essere, un passivo sospingersi in esso, e dunque inerzia.
...vincente è colui che, seguendo le proprie indicazioni interne, riesce a navigare nella vita con le proprie leggi, col proprio vento e col proprio timone, mentre navigare con il vento altrui significa abbandonarsi alla corrente.