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				Inviato: sab, 26 ago 2006 6:21
				di Federico
				È solo questione di abitudine, Marco. 
 
 
In vita mia non ho mai fatto quell'associazione mentale, per il semplice fatto che fin dall'inizio davanti al frutto ho sentito che il suo nome era 
caco: nulla di piú naturale.
 
			
					
				
				Inviato: ven, 01 set 2006 17:49
				di FedericoC
				La vita, quella vera, umida e sporca, non è fatta solo di cose eleganti.
Se ci formalizziamo per un caco, che dovremmo dire della porcellana?  

 
			
					
				
				Inviato: ven, 01 set 2006 18:23
				di Marco1971
				Caco però è e resta voce d’uso popolare, esclusa dalla lingua formale. La forma neutra è il cachi, i cachi.
			 
			
					
				
				Inviato: ven, 01 set 2006 18:27
				di FedericoC
				Anche 
cavallo, lei m'insegna, è nato dall'uso popolare.
Ma non volevo discutere di questo, era dell'eleganza che volevo parlare. 

 
			
					
				
				Inviato: ven, 01 set 2006 18:37
				di Marco1971
				Il caso di 
cavallo è diverso: è la continuazione del latino 
caballum, accanto alla forma canonica 
equus; 
caco, invece, è la deformazione (non la continuazione) popolare di 
cachi.
Sono d’accordo con lei, ma ciascuno di noi ha un rapporto intimo con le parole, e a me non piace neanche 
cachi: dico 
diòspero o 
pómo. 

 
			
					
				
				Inviato: ven, 01 set 2006 19:09
				di Bue
				Marco1971 ha scritto:Sono d’accordo con lei, ma ciascuno di noi ha un rapporto intimo con le parole, e a me non piace neanche 
cachi: dico 
diòspero o 
pómo. 

 
Guarda, farei un viaggio apposta per venire a vedere la scena di te che ordini un 
diòspero  al ristorante
 
			
					
				
				Inviato: ven, 01 set 2006 19:12
				di Marco1971
				Prova a ordinarne uno a Firenze: non ti porteranno né la fragola né la banana. 

 
			
					
				
				Inviato: sab, 02 set 2006 11:45
				di Bue
				Beh quello è certo, ma temo non mi porteranno nemmeno un caco o kaki o caki o cachi... 
Incaricherò qualche amico fiorentino di fare la prova sperimentale, anche al mercato ortofrutticolo o al supermercato. "Ovvia, a quanto la me li mette i diòsperi stamani mattina?"
			 
			
					
				
				Inviato: sab, 02 set 2006 14:55
				di Marco1971
				Òmo di poha fede! 

 
			
					
				
				Inviato: sab, 02 set 2006 15:45
				di Bue
				pohissima... 

 
			
					
				
				Inviato: sab, 02 set 2006 17:36
				di Marco1971
				Puoi anche non credermi. Quando mi dirai che a Mantova la tal cosa si chiama in un dato modo, farò come te: lo metterò in dubbio e chiederò a un mantovano. 
 
Intanto, siccome mènto, riporto una citazione di Vasco Pratolini, scrittore fiorentino (1913-1991):
Mangiavamo... pane e soprassata, e pane e frutta fresca come mele arance diosperi, e anche pane e noci, pane e zibibbo.
 
			
					
				
				Inviato: mar, 05 set 2006 22:55
				di Federico
				Marco1971 ha scritto:Il caso di cavallo è diverso: è la continuazione del latino caballum, accanto alla forma canonica equus; caco, invece, è la deformazione (non la continuazione) popolare di cachi.
E allora? L'italianizzazione passa anche per la deformazione. 
Meglio una forma popolare ma del tutto italiana che una italiana sconosciuta che finisce solo col rafforzare il concorrente straniero.
 
			
					
				
				Inviato: dom, 22 ott 2006 11:56
				di Federico
				Pare che in Romagna li chiamino lòti: nell'etichetta di una confezione di cachi acquistata alla Coop è scritto infatti loti della Romagna.
			 
			
					
				
				Inviato: dom, 22 ott 2006 14:08
				di Infarinato
				Federico ha scritto:Pare che in Romagna li chiamino lòti: nell'etichetta di una confezione di cachi acquistata alla Coop è scritto infatti loti della Romagna.
Vorrà dire 
loto [
del Giappone] (= 
cachi)? 

 
			
					
				
				Inviato: lun, 23 ott 2006 13:13
				di u merlu rucà
				In Liguria, in dialetto, si dice cacu (non c'è, dalle mie parti, il pericolo di 'imbarazzanti' omofonie, perché, per l'altra cosa, si dice cagu) e nell'italiano regionale caco. Al massimo cachi viene usato per indicare il colore. È impressionante, comunque, il fatto che un frutto di recente acquisizione (poco più di cent'anni) venga indicato con tanti termini diversi (diospero, pomo, loto e via discorrendo).