Scilens ha scritto:Ferdinand Bardamu ha scritto:…se qualcuno l’avesse detto.
Qualcuno l'ha detto e qualcun'altro l'ha portato ad esempio...
D’accordo, ma Klajn dopo dice dell’altro (Ivan Klajn,
Influssi inglesi nella lingua italiana, «Olschki», Firenze 1972, §8.2, p. 159, sottolineature mie): «L’ipotesi che si tratti di un riflesso della moda anglicizzante subentrata a quella del francese [...] è quasi certamente giusta,
ma non è sufficiente. [...] [L]’italiano distingue molto bene le sillabe chiuse dalle aperte, si può supporre che le pronunce
nailòn,
festivàl,
cognàc,
sovièt non siano sentite come «parole tronche», equivalenti all’italiano
dirò o
qualità, ma piuttosto come troncamenti di un supposto *
nailòne, *
festivàle, *
cognacco, *
soviètto. Perciò esse suscitano una certa resistenza nel parlante, dato che l’italiano di oggi non adopera i troncamenti all’infuori di un certo numero di formule fisse.
Chi pronunciava nailòn e festivàl finiva probabilmente per sentire lo stesso disagio di chi dicesse padrón o canàl, forme arcaiche o dialettali.»
Scilens ha scritto:"Di là da ogni «conoscenza tramandata», un cognome viene pronunciato secondo le regole del sistema linguistico di riferimento"
Devo contestare anche questo, costretto dall'evidenza. Ho a portata di mano cognomi che contrastano con le regole italiane, ma non sono il solo, se ci pensate ne trovate anche voi.
Padoàn stesso contrasta con le regole italiane attuali: simili troncamenti possono occorrere solo in fonosintassi, non come forme libere (se non, talvolta, in poesia), cosa che, invece, dialettalmente è ammessa, in veneto per esempio. Ecco perché i parlanti tendono a normalizzarne la pronuncia nel modo che sentiamo in tivvú e in radio.
Scilens ha scritto:Se Padoan si debba dire Padoàn o Pàdoan, lo può dire solo ed esclusivamente chi quel cognome ce l'ha; gli altri, qualunque ragione portino, non ne hanno diritto e devono stare zitti ad ascoltare ciò che non sanno, senza pretendere di sapere.
E che diamine, un pochina d'umiltà e consapevolezza delle proprie possibilità ci vuole.
Codesta concezione possessiva si scontra con un fatto: il cognome si eredita, non è imposto dai genitori in base alla loro libera volontà. Inoltre, possiamo rintracciare l’etimologia dei cognomi, cosa che ci aiuta a stabilirne la corretta pronuncia. Nel caso di
Padoan è molto semplice: si tratta di un etnico e la sua origine (e, quindi, la sua forma) non è toscana, bensí — possiam dire con una certa sicurezza — veneta.
Quanto a pronunce come
Pàdoan, esse si realizzano per i motivi che sono stati spiegati sopra (percezione della non completa italianità della forma, influenza dell’accentazione inglese, volontà di evitare forme dialettali) e sono «regolari» secondo il sistema linguistico italiano attuale. Tuttavia, la pronuncia
Padoàn è, filologicamente, la sola corretta, e, per quanto mi riguarda, auspicabile, ma mi rendo conto che è estranea all’italiano e, quindi, piú difficile da realizzare. [Parlo ovviamente dell’italiano normale o stàndaro: per i parlanti del Nord sarà piú facile dire
Padoàn che
Pàdoan.]