Banalmente, la piattaforma non prevede il genere tra le caratteristiche di un utente.Fausto Raso ha scritto:Potrà rispondere meglio, credo, l'amministratore.domna charola ha scritto:Pensavo fosse sottinteso "utente".
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La «lardite»
Moderatore: Cruscanti
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Re: [FT] «Geologo»?
- u merlu rucà
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Penso si tratti di un francesismo: < craie (lat. crēta "creta").u merlu rucà ha scritto:Nel dialetto di Pietra Ligure si dice a cré.
Calcare organogeno debolmente marnoso, farinoso, di colore bianco o bianco giallognolo, composto principalmente da resti microscopici di foraminiferi, radiolarî, echinodermi, ecc., mescolati a minerali argillosi; è caratteristico dei terreni cretacei della Francia settentr., del Belgio e dell’Inghilterra, e viene utilizzato per lucidare metalli e per la preparazione del gesso da lavagna (definizione del Treccani in linea).
Craie de tailleurs : "gesso da sarti".
Vado un po' fuori argomento, ma lo stesso oggetto si chiama tiza de sastre in spagnolo e giz de alfaiate in portoghese; tiza deriva dal nahuatl tizatl "gesso" mentre giz dal latino gypsum (< gr. gypsos).
Largu de farina e strentu de brenu.
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I responsabili del sito Treccani, a proposito del termine "lardite", non attestato nel vocabolario, scrivono:
Il termine mineralogico (ricalcato sul francese lardite), che veniva usato per indicare quel tipo di steatite usato dai sarti come gesso per le misurazioni, compare nel 1819 nel Dizionario portatile di geologia, litologia e mineralogia di Luigi Bossi, stampato a Milano nel 1819. Viene poi ripreso da parecchi lessicografi ottocenteschi, dal Cardinali al Tommaseo-Bellini al Fanfani. Va detto che la sua fortuna scema, non perché cessi l'uso del gesso in sartoria – anche se certo la potente diffusione dell'industria dell'abito preconfenzionato nel Novecento avrà ridotto le occasioni di adoperarlo –, ma perché, com'è naturale che sia, prevale sin dall'inizio nella lingua parlata l'uso della parola non tecnica gesso (o la polirematica gesso da sarti).
Non soltanto i dizionari della lingua dell'uso moderni non lemmatizzano, di solito, lardite, ma il termine non compare nella lingua dei giornali, lingua che costituisce un buon esempio di ricchezza e varietà lessicale. Per esempio, non è reperibile nell'archivio on line del quotidiano «La Stampa», che copre l'arco di tempo tra il 1867 e il 2006: forse perché nessun grande evento di cronaca si è mai svolto in una sartoria, ma forse anche a riprova che il vocabolo non è (stato) così usato e può pertanto ritenersi desueto (è disusato per l'autorevole Battaglia), ancorché affascinante per la storia della lingua e dei mestieri.
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Come si può sostenere la tesi secondo la quale i giornali, tutti ovviamente, costituiscono "un buon esempio di ricchezza e varietà lessicale"!? "Pietire"*, verbo inesistente, è un buon esempio? Gesummaria!
* Qui
Il termine mineralogico (ricalcato sul francese lardite), che veniva usato per indicare quel tipo di steatite usato dai sarti come gesso per le misurazioni, compare nel 1819 nel Dizionario portatile di geologia, litologia e mineralogia di Luigi Bossi, stampato a Milano nel 1819. Viene poi ripreso da parecchi lessicografi ottocenteschi, dal Cardinali al Tommaseo-Bellini al Fanfani. Va detto che la sua fortuna scema, non perché cessi l'uso del gesso in sartoria – anche se certo la potente diffusione dell'industria dell'abito preconfenzionato nel Novecento avrà ridotto le occasioni di adoperarlo –, ma perché, com'è naturale che sia, prevale sin dall'inizio nella lingua parlata l'uso della parola non tecnica gesso (o la polirematica gesso da sarti).
Non soltanto i dizionari della lingua dell'uso moderni non lemmatizzano, di solito, lardite, ma il termine non compare nella lingua dei giornali, lingua che costituisce un buon esempio di ricchezza e varietà lessicale. Per esempio, non è reperibile nell'archivio on line del quotidiano «La Stampa», che copre l'arco di tempo tra il 1867 e il 2006: forse perché nessun grande evento di cronaca si è mai svolto in una sartoria, ma forse anche a riprova che il vocabolo non è (stato) così usato e può pertanto ritenersi desueto (è disusato per l'autorevole Battaglia), ancorché affascinante per la storia della lingua e dei mestieri.
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«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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