Ferdinand Bardamu ha scritto:Non era mia intenzione essere superficiale; tuttavia, credo che — a spanne — il passato remoto abbia una diffusione molto maggiore, nella lingua di tutti i giorni, nel Centro e nel Meridione rispetto al Settentrione. È una generalizzazione, ovviamente; non la ritiene giusta?
Non si preoccupi, caro Ferdinand, non mi riferivo a lei in particolare: è che, a leggere in giro sull'argomento, verrebbe da credere che nel Centro e nel Meridione la gente usi quotidianamente il passato remoto, e per me non è vero.
Io assumo che, nel parlato, si faccia comunemente uso del passato remoto in Toscana (in modo coerente con le regole della lingua normale) e nell'italiano
regionale di Sicilia, Calabria meridionale e parte del Salento (anche in modo "abnorme", a causa del fatto che nei corrispondenti dialetti non esiste un tempo storico composto paragonabile al passato prossimo).
Dubito invece che, al di fuori di queste zone, si usi il passato remoto nella lingua d'ogni giorno, se non nelle occasioni ufficiali prima citate, come a scuola.
Ferdinand Bardamu ha scritto:Saprebbe dirmi qual è piú o meno l’area in cui si presenta quest’uso esclusivo del passato composto?
Non saprei dirlo con precisione: il confine tra le due zone (passato composto e semplice) dovrebbe corrispondere all'isoglossa
Nicastro-Sersale. Verso nord il passato prossimo diventa, credo, [quasi ovunque] esclusivo piú o meno fino al confine con la Basilicata. Qui s'incontra, infatti, l'
Area Lausberg, all'interno della quale, a quanto mi risulta, si ripresentano esempi di
perfetto semplice.
Ancora piú a nord, nella zona del Vulture, pare sia presente un'altra area caratterizzata dal
perfetto composto esclusivo (rispondo cosí all'altra sua, piú recente, domanda

).
Ferdinand Bardamu ha scritto:Sulle fiabe… beh, forse in questo caso, dovendo parlare a un bambino, la lingua si fa piú informale, sicché si parla come viene.
Mi permetta, su questo, una piccola divagazione. Mi capita, talvolta, di seguire con una certa attenzione programmi televisivi destinati ai bambini in età prescolare (forse attratto dall'eccellente qualità dell'animazione e del doppiaggio) e, mi creda, resto spesso sbalordito dal livello del linguaggio adoperato: concordanza dei tempi perfetta, congiuntivi e passati remoti a iosa e, ciliegina sulla torta, uso sistematico del pronome dativo
loro, anche nelle frasi piú colloquiali («fa' loro ciao con la manina!»

). La spiegazione che mi sono dato è il fine educativo, cosa di certo lodevole... comincio a capire, però, perché i genitori non si rivolgono piú in dialetto ai loro bambini: temono il confronto con la tivvú!
