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Inviato: mer, 20 giu 2018 23:47
di Ste. Gi.
Salve, il primo esempio mi lascia un po' perplesso; il secondo mi convince. Attendiamo comunque conferme o smentite da parte degli addetti ai lavori.

Saluti... :)

Inviato: gio, 21 giu 2018 19:11
di Millermann
Sempre come semplice parere, aggiungo anche il mio punto di vista. :)
La prima frase, per me, è accettabile; nella seconda, invece, direi:
«Se domani sarò a casa
per le 10.30, vorrà dire
che sarò partito dal lavoro
alle 9.»

Inviato: gio, 21 giu 2018 22:12
di lorenzos
Se posso permettermi, credo che con sarò ci vorrebbe vorrà (come dice Millerman) ma, sia con fossi che con sarò, "ero partito ecc."

Inviato: gio, 21 giu 2018 22:28
di Ste. Gi.
Non sono d'accordo con Lorenzos: non sarebbe corretto usare il trapassato prossimo per un'azione sì precedente a quella espressa con il futuro semplice, ma pur sempre non ancora realizzata. L'unica soluzione verbale per me è il futuro anteriore.

Saluti

Inviato: ven, 24 ago 2018 20:04
di lorenzos
Buonasera a tutti, buonasera a Ste. Gi al quale chiedo se cortesemente mi può dare un riferimento per la regola sopraenunciata.
Avrei poi un quesito:
- Penso che per fare presto prenderò il treno, se Luigi in macchina arriverà prima vorrà dire che mi sono/sarò/ero sbagliato.
Quale dei tre? Grazie.

Inviato: lun, 27 ago 2018 19:24
di Ste. Gi.
Salve,
in risposta all’ultimo intervento, direi che, quantomeno nel mio caso, non tirerei in ballo “regole” e simili: le mie parole sono riconducibili a una mera opinione, formulata non tanto da un addetto ai lavori, quanto da un comune italiano, appassionato del proprio idioma nazionale quale mezzo semantico di elezione.
Se avessi pieno possesso di ognuna delle regole grammaticali del nostro sistema linguistico, sarebbe superfluo da parte mia porre o discutere quesiti in questo o in altri forum.
Ciò premesso, ho suggerito - e continuo a farlo - l’impiego del futuro anteriore perché ritengo che sia l’unico tempo in grado di rappresentare un’azione non ancora avvenuta e, insieme, come dice la denominazione stessa, rispettare l'anteriorità nei confronti del futuro semplice.
Ritengo, per contro, che l’impiego di un verbo dell’indicativo coniugato al passato (quali, ad esempio, il trapassato prossimo o il remoto) sia inadeguato per assolvere a questa funzione: tali forme verbali rimandano ad azioni compiute, di norma integrate in proposizioni secondarie alle quali si legano le principali costruite con il passato prossimo o il passato remoto.
Sia nella frase citata nei precedenti interventi sia nell'ultima, proposta a mo’ di quesito, l’unica soluzione (sempre a mio modesto parere) che rispecchi la “canonicità” sintattica è il futuro anteriore (“sarò sbagliato”, tanto per dire la mia sull’interrogativo presentato da Lorenzos), in quanto la principale si regge sul futuro semplice.

Saluti