Re: «Cringe»
Inviato: mar, 31 gen 2023 19:00
Io uso, scherzosamente ma non troppo, cringio.
Spazio di discussione sulla lingua italiana / Discussion board on the Italian language
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Il termine cringe viene utilizzato non solo per indicare un "imbarazzo che causa un disagio estremo", ma anche semplicemente qualcosa di imbarazzante. Per quanto riguarda l'affermazione "se cringe fosse il semplice imbarazzo non si sarebbe mai affermato", questa è semplicemente falsa... Quante parole italiane sono state soppiantate da inglesismi dallo stesso significato? Per farle un esempio, se qualcuno pubblica un video imbarazzante viene definito cringe, ma non per questo causa ribrezzo in colui il quale ha guardato tale video.12xu ha scritto: mar, 31 gen 2023 18:59 Lo so bene, ma è evidente che per i giovani «cringe» non indichi l'imbarazzo classicamente inteso, quanto l'accezione riportata dall'autore del filone: un imbarazzo che causa un disagio estremo, che fa rabbrividire e smorfiare.
Difesa Italiano ha scritto: mer, 01 feb 2023 9:46 Il termine cringe viene utilizzato non solo per indicare un "imbarazzo che causa un disagio estremo", ma anche semplicemente qualcosa di imbarazzante. Per quanto riguarda l'affermazione "se cringe fosse il semplice imbarazzo non si sarebbe mai affermato", questa è semplicemente falsa... Quante parole italiane sono state soppiantate da inglesismi dallo stesso significato? Per farle un esempio, se qualcuno pubblica un video imbarazzante viene definito cringe, ma non per questo causa ribrezzo in colui il quale ha guardato tale video.
L'accezione data dalla Treccani corrisponde all'uso fatto dell'inglesismo nel gergo giovanile, ergo ribrezzo non va bene. Imbarazzante è certamente più corretto come traducente
Fra "imbarazzo" che genera "disagio" e "disgusto" però c'è una bella differenza. Il disgusto è legato a una sensazione di schifo, di ribrezzo appunto, mentre qui si sta parlando di quelle situazioni, immagini, rappresentazioni etc. che mettono a disagio, che non si vorrebbe mai avere visto, ma non con l'accezione fortemente negativa del disgusto. Sono sfumature diverse, tant'è che a un certo punto è entrato nel gergo un terzo termine, purtroppo come al solito prendendo qualcosa di alieno, in quanto facilmente proponibile come "nuovo termine", necessario a coprire una qualche piccola lacuna espressiva dei termini già esistenti.12xu ha scritto: mar, 31 gen 2023 18:59 Lo so bene, ma è evidente che per i giovani «cringe» non indichi l'imbarazzo classicamente inteso, quanto l'accezione riportata dall'autore del filone: un imbarazzo che causa un disagio estremo, che fa rabbrividire e smorfiare.
Ribrezzo e ribrezzare possono essere soggetti allo stesso slittamento semantico di «cringe», in quanto partono dalla stessa accezione: un rabbrividire non provocato da terrore né da nausea, quanto da disgusto.
Difatti, come ho mostrato sopra, il «cringe» nella sua accezione originaria è qualcosa che provoca qualcosa in più del disagio: l'imbarazzo («embarrassement») porta con sé il disagio, il «cringe» porta con sé un fastidio fisico che sfocia nella repulsione. Il video di PewDiePie che ho allacciato sopra ne è la prova.domna charola ha scritto: mer, 01 feb 2023 11:26 Fra "imbarazzo" che genera "disagio" e "disgusto" però c'è una bella differenza. Il disgusto è legato a una sensazione di schifo, di ribrezzo appunto, mentre qui si sta parlando di quelle situazioni, immagini, rappresentazioni etc. che mettono a disagio, che non si vorrebbe mai avere visto, ma non con l'accezione fortemente negativa del disgusto. Sono sfumature diverse, tant'è che a un certo punto è entrato nel gergo un terzo termine, purtroppo come al solito prendendo qualcosa di alieno, in quanto facilmente proponibile come "nuovo termine", necessario a coprire una qualche piccola lacuna espressiva dei termini già esistenti.
Oggi:12xu ha scritto: mar, 31 gen 2023 18:31il vocabolo italiano che meglio traduce «cringe» nella sua accezione originale è ribrezzo; quindi se un giovane volesse esprimere un'emozione più forte dell'imbarazzo, che causa un brivido di intimo disagio dovuto a una visione miserevole, ma meno forte dell'orrore, potrebbe usare ribrezzo; altrimenti può usare il classico imbarazzo.
Di questa china al prossimo messaggio lo associerà compiutamente all’orrore, a forza di calcare la manoIl busillis in questo caso sta nel fatto che il «cringe» nostrano, il ribrezzo, ha assunto una sempre maggiore intensità, fino a renderlo un iperonimo che va dal ribrezzo propriamente detto al disgusto nauseante e l'orrore
Forti della consapevolezza che si tratta solo di una moda giovanile passeggera sappiamo che presto diventerà solo un folcloristico ricordo, come è stato per matusa e come sarà per boomer. Che è forse il motivo per cui boomer non è stato mai incluso nella lista dei traducenti (oltre che perché ben pochi degli iscritti al foro ci mettono mano con una qualche regolarità).12xu ha scritto: mer, 01 feb 2023 12:02Quando un giovane scrive «cringe» invece di «imbarazzante», è sì perché segue una moda, ma anche perché deve aggiungere una sfumatura più forte.
Certo che gli anglismi giovanili sono sempre più presenti nel loro parlato quotidiano, ma cambiano in continuazione come ogni moda giovanile. Crede davvero che bro avrà vita tanto più lunga di zio (che ormai viene usato solo dai peter pan dell’età di J-Ax)?12xu ha scritto: mer, 01 feb 2023 13:36A me questa visione leggera e ottimista comunque non convince affatto: essendo io stesso uno «zoomer», sperimento quotidianamente come gli anglismi sono entrati nel parlato quotidiano. «Cringe» non è destinato a scomparire, e neppure «boomer», a meno non fino a quando «zoomer» diventerà il nuovo «boomer». Parole come «ownare» sì.
Sì, per il semplice motivo che zio è stato soppiantato da «bro» perché la cultura anglosassone domina e continuerà a dominare l'interrete. Inoltre, termini come «cringe» e «boomer» colmano davvero delle lacune della lingua italiana, non sono doppioni inutili di imbarazzo o matusa (che indica generalmente una persona anagraficamente anziana, non una persona con la visione del mondo di un baby boomer). A meno di non cambiare il nostro approccio provando a coniare nuovi termini o ad adoperare quelli già esistenti e/o più desueti per far slittare la loro area semantica come avviene in inglese, ci saranno sempre più casi simili.Canape lasco ctonio ha scritto: mer, 01 feb 2023 14:05 Certo che gli anglismi giovanili sono sempre più presenti nel loro parlato quotidiano, ma cambiano in continuazione come ogni moda giovanile. Crede davvero che bro avrà vita tanto più lunga di zio (che ormai viene usato solo dai peter pan dell’età di J-Ax)?
12xu ha scritto: mer, 01 feb 2023 14:34Sì, per il semplice motivo che zio è stato soppiantato da «bro» perché la cultura anglosassone domina e continuerà a dominare l'interrete.
Falso anche questo. Matusa veniva usato per definire una persona retrograda (veda la citazione dal libro di Ulderico Munzi nella pagina a cui la rimando), indipendentemente dallʼetà anagrafica, esattamente come ora si fa con «boomer».Inoltre, termini come «cringe» e «boomer» colmano davvero delle lacune della lingua italiana, non sono doppioni inutili di imbarazzo o matusa (che indica generalmente una persona anagraficamente anziana, non una persona con la visione del mondo di un baby boomer).
Ha ragione, avrei dovuto esprimermi meglio: intendo dire che matusa non indica specificatamente una persona con la visione del mondo di un baby boomer, quanto genericamente una persona anziana e retrograda. Un traducente per boomer può essere solo un termine sociologico indicante un membro della stessa generazione, e lì bisogna necessariamente coniarlo.Canape lasco ctonio ha scritto: mer, 01 feb 2023 14:57Falso anche questo. Matusa veniva usato per definire una persona retrograda, indipendentemente dal lʼetà anagrafica, esattamente come ora si fa con «boomer».Inoltre, termini come «cringe» e «boomer» colmano davvero delle lacune della lingua italiana, non sono doppioni inutili di imbarazzo o matusa (che indica generalmente una persona anagraficamente anziana, non una persona con la visione del mondo di un baby boomer).
Non voglio creare drammi, però dal decalogo del buon cruscone, il primo punto è letteralmente "C’impegniamo a essere cortesi nei nostri scambi: non sono ammesse provocazioni". Tuttavia in alcuni interventi leggo dell'ironia provocatoria, oltre al fatto che vengono intaccati pochi punti per demolire un'intera tesi, nonostante cerchi di rispondere sempre con serietà e cortesia. Mi rammarico se queste due qualità non traspaiono. Spero di sbagliarmi.Canape lasco ctonio ha scritto: mer, 01 feb 2023 14:57 Comunque buona ricerca del traducente, non intendo certo distoglierla.
Esatto. È quello a cui accennavo sopra, è una sfumatura diversa da imbarazzo, che però non è disgusto con la forza fisica con cui lo intendiamo noi, e quindi, per risparmiare fatica, si è preso pari pari un termine esotico che spopola in rete. Il punto è rendere la sfumatura esatta con un termine "nuovo", che possa rendere questa specifica sensazione senza ricorrere supinamente all'inglese.12xu ha scritto: mer, 01 feb 2023 12:02 Quindi se è vero che ribrezzo non è un buon traducente perché rappresenta il picco del «cringe» (il «cringe» originale), è altrettanto vero che neppure imbarazzo è un buon traducente come affermato in questo filone perché è un termine troppo debole, utile a tradurne l'accezione "annacquata". Forse la soluzione sta nella ricchezza lessicale dei dialetti italiani, o in una parola di origine germanica desueta come grigno.
È tutto da dimostrare, però, che i ragazzini del giorno d'oggi che ci appellano come boomer si riferiscano esattamente al modo di pensare che può avere un individuo nato in quel particolare periodo e cresciuto negli anni successivi, e non a un generico modo di pensare superato; un uso con riferimento a una precisa generazione implica per lo meno che abbiano una buona conoscenza di storia contemporanea con approfondimenti di stampo sociologico, cosa che dubito così diffusa nella massa...12xu ha scritto: mer, 01 feb 2023 15:11 Ha ragione, avrei dovuto esprimermi meglio: intendo dire che matusa non indica specificatamente una persona con la visione del mondo di un baby boomer, quanto genericamente una persona anziana e retrograda. Un traducente per boomer può essere solo un termine sociologico indicante un membro della stessa generazione, e lì bisogna necessariamente coniarlo.
Io l’aggiorno ogni tanto, non con regolarità. Sono comunque convinto anch’io che non valga molto la pena trovare traducenti per i termini del linguaggio giovanile, che è per definizione spontaneo e tollera le parole calate dall’alto o studiate a tavolino ancor meno della lingua «normale». Eppoi, come ha rilevato lei, è costantemente mutevole. Non che non si possa provare a lanciare una moda, ma questo non ha nulla che fare con la bontà del traducente. Non possiamo far molto per influenzare l’uso dei ragazzi.Canape lasco ctonio ha scritto: mer, 01 feb 2023 13:21Forti della consapevolezza che si tratta solo di una moda giovanile passeggera sappiamo che presto diventerà solo un folcloristico ricordo, come è stato per matusa e come sarà per boomer. Che è forse il motivo per cui boomer non è stato mai incluso nella lista dei traducenti (oltre che perché ben pochi degli iscritti al foro ci mettono mano con una qualche regolarità).
Via, non se la prenda: quella di Canape era una battuta.12xu ha scritto: mer, 01 feb 2023 15:11Non voglio creare drammi, però dal decalogo del buon cruscone, il primo punto è letteralmente "C’impegniamo a essere cortesi nei nostri scambi: non sono ammesse provocazioni". Tuttavia in alcuni interventi leggo dell'ironia provocatoria, oltre al fatto che vengono intaccati pochi punti per demolire un'intera tesi, nonostante cerchi di rispondere sempre con serietà e cortesia. Mi rammarico se queste due qualità non traspaiono. Spero di sbagliarmi.Canape lasco ctonio ha scritto: mer, 01 feb 2023 14:57 Comunque buona ricerca del traducente, non intendo certo distoglierla.