Nel mio secondo intervento di questo filone ho invitato a diffidare delle generalizzazioni (e a concentrarci sulla frase in esame). Ciò che può essere sintatticamente accettabile, può non essere tale sul piano semantico, rendendo cosí agrammaticale un enunciato «
potenzialmente grammaticale».
Inoltre dobbiamo fare attenzione a non fidarci troppo del nostro orecchio quando esaminiamo concordanze dei tempi che, pur correttissime, non rappresentano però
sul piano semantico ciò che intendevamo dire, ma si addicono invece ad
altri contesti.
Ripartiamo quindi dalla frase in oggetto (rimuovo soltanto il
decise che iniziale che, vòlto al presente, rischia d’essere interpretato come presente storico, ingenerando confusione, e
con Francesca, che non altera la costruzione):
- Era giunto il momento di chiarire quale sarebbe stato il futuro della loro relazione, se mai un futuro [esservi].
Volgiamo quindi la frase al presente per capire come dobbiamo coniugare l’
esservi in questione:
- È giunto il momento di chiarire quale sarà (anche: sia) il futuro della loro relazione, se mai un futuro [esservi].
Appare abbastanza ovvio che la soluzione debba essere
- È giunto il momento di chiarire quale sarà il futuro della loro relazione, se mai un futuro vi sarà (anche: se un futuro vi potrà mai essere etc.).
Osserviamo quanto segue:
- quale sarà il futuro della loro relazione è un’interrogativa indiretta dipendente da chiarire;
- essa costituisce anche l’apodosi —ma si veda il punto (v)— di un periodo ipotetico (con protasi e apodosi all’indicativo), la cui protasi è se mai un futuro vi sarà;
- in quanto tale, deve sottostare contemporaneamente alle regole di concordanza dei tempi delle proposizioni interrogative indirette e del periodo ipotetico;
- la protasi è in un rapporto di contemporaneità con l’apodosi, o forse meglio: l’«avvenimento» espresso dalla protasi non può essersi compiuto prima del momento iniziale di quello rappresentato dall’apodosi;
- se mai —e questo è l’aspetto piú controverso— sembra godere di uno speciale statuto in italiano moderno, quasi d’introduttore di «proposizione incidentale», testimoniato anche dal fatto che ricorre assai frequentemente in periodi ipotetici misti (…sarebbe interessante sapere se esistano studi recenti al riguardo); chiamerò provvisoriamente un se mai cosí impiegato «se mai ipotetico-incidentale».
In base a tali considerazioni proviamo a volgere la frase al passato nel modo piú pedestre possible:
- Era giunto il momento di chiarire quale sarebbe stato il futuro della loro relazione, ?se mai un futuro vi sarebbe stato.
Questa è una delle due soluzioni proposte da Giancarlotto. Potremmo rimuovere il punto interrogativo solo a patto di dare piena legittimità al punto (v) di cui sopra. Ci sono vari esempi «letterari» recenti di quest’uso (XXI sec.), ma l’unico degno di nota mi sembra questo dei
Cento Cavalieri di Valerio Massimo Manfredi:
V.M. Manfredi, op. cit., p. 184 (sott. mia), ha scritto:
E pensò che era preferibile il riposo eterno di Frank B. Sarracino, all’ombra di quella chiesetta immacolata ascoltando il canto del vento occidentale, che non quello di Pablo, se mai ci sarebbe stato.
Si noti in particolare la natura mista del periodo ipotetico (
era…
sarebbe stato), ma soprattutto come la proposizione introdotta da
se mai sappia molto poco di protasi di periodo ipotetico, e molto di proposizione incidentale.
Proviamo adesso a considerare una variante della (2) in cui al posto del FTS («futuro semplice»: uso terminologia e abbreviazioni di Pier Marco Bertinetto,
Tempo, aspetto e azione nel verbo italiano. Il sistema dell’indicativo, «Accademia della Crusca», Firenze, 1986) si abbia un condizionale:
- È giunto il momento di chiarire quale sarebbe il futuro della loro relazione, se mai un futuro [esservi].
A me pare che l’interpretazione piú naturale di un tale CDS («condizionale semplice», cioè «presente») sia di un condizionale potenziale (= «potrebbe essere»), cioè di una forma modale di PRE (indicativo presente) o —nel nostro caso— di FTS, per cui svolgeremo ancora una volta
esservi in
vi sarà:
- È giunto il momento di chiarire quale sarebbe il futuro della loro relazione, se mai un futuro vi sarà.
Volendo, invece, dare a
sarebbe un’interpretazione di apodosi al condizionale di un periodo ipotetico con protasi al congiuntivo (imperfetto o piucchepperfetto), ricorrerò allo stratagemma di far seguire
chiarire da due punti, segnando cosí una pausa (e un diverso contorno intonativo). Alternativamente, si potrebbe interporre la protasi fra
chiarire e l’interrogativa indiretta (
chiarire,
se mai…,
quale…). Nessuna delle due opzioni è particolarmente felice, a testimonianza del fatto che questa interpretazione non è molto naturale per il periodo in oggetto. (Mentalmente, si ricorra all’uno o all’altro espediente: quello che con piú facilità riesce a farvi percepire la frase nel modo indicato.)
- ??È giunto il momento di chiarire: quale sarebbe il futuro della loro relazione, se mai un futuro vi fosse.
La frase risulta assai marginale.
Notiamo che la frase col congiuntivo piucchepperfetto è agrammaticale (sul piano semantico, rispetto a ciò che intendiamo dire), perché implica che il
futuro della protasi sia un futuro
altro, che si è
compiuto in precedenza:
- *È giunto il momento di chiarire: quale sarebbe il futuro della loro relazione, se mai un futuro vi fosse stato.
Veniamo ora alla variante col tempo composto in apodosi e protasi:
- È giunto il momento di chiarire: quale sarebbe stato il futuro della loro relazione, se mai un futuro vi fosse stato.
La frase è formalmente grammaticale, ma ancora una volta non rappresenta ciò che volevamo dire: i due si trovano a chiarire il futuro di un’esperienza ormai conclusa. Si noti inoltre che non è necessario volgere la principale (
è giunto) al passato per avere il CDC («condizionale composto», cioè «passato») nell’apodosi:
- Era giunto il momento di chiarire quale sarebbe stato il futuro della loro relazione, se mai un futuro vi fosse stato.
Questa è l’altra delle due soluzioni proposte da Giancarlotto. In dipendenza da un tempo passato (
era giunto [
il momento di chiarire]) diventa praticamente inevitabile interpretare il CDC dell’interrogativa come un FTP («futuro nel passato»), e ho pertanto rimosso i due punti.
Osserviamo:
- la frase [complessa, cioè il periodo] è perfettamente grammaticale, rispettando la concordanza dei tempi del periodo ipotetico: questa è anzi la norma per «ipotesi future nel passato» in italiano moderno (diverso il caso dell’italiano antico: cfr. Grammatica dell’italiano antico, a cura di Lorenzo Renzi & Giampaolo Salvi, Bologna 2010, «Il Mulino», vol. II, §XXVII.3.3.2.2.1);
- il soggetto della protasi (un futuro) ha ruolo semantico di «tema»;
- il verbo della protasi (esservi) è un verbo stativo non permanente (durativo);
- «il FTP italiano» (e quindi il CDC dell’apodosi) «non esprime Aspetto compiuto, pur trattandosi di un Tempo Composto» (Bertinetto, op. cit., p. 516);
- il significato della protasi («esservi un futuro») è marcatamente «futurale» ;
- il tempo del verbo della protasi (vi fosse stato) è un congiuntivo piucchepperfetto («trapassato»), ovvero un tempo composto, di valore perfettivo e di aspetto compiuto;
- (vii–x) cozzano con (xi), rendendo difficoltosa l’interpretazione dell’enunciato della protasi come contemporaneo al FTP dell’apodosi.
Intendiamoci: la considerazione (xii) vale
specificamente per la frase in esame. In altri casi, una costruzione quale la (9) non pone alcun problema. Questo è il caso dell’esempio di Don Ferrante (
se mai avesse consumato un pasto, con un verbo sempre durativo, ma telico risultativo), di quello di Lorenzos (
se mai non avesse trovato il guanciale, con un verbo telico trasformativo [non durativo]) etc.
Potremmo pensare di alleviare la (xii) ricorrendo a
dovere, com’è stato proposto. Tuttavia dobbiamo ricordare che la cosiddetta «perifrasi prospettiva» per indicare un FTP è costituita dall’IPF (
imperfetto indicativo) di
dovere + infinito (
cfr. Grande Grammatica Italiana di Consultazione [
GGIC], a cura di Lorenzo Renzi, Giampaolo Salvi & Anna Cardinaletti, Bologna 2001, «Il Mulino», 2001, vol. II, §§I.2.5.3, I.3.6). Certo, altri tempi di
dovere possono essere usati in senso futurale, ma non come FTP. Si considerino i seguenti esempi:
- Le misure adottate dovevano rivelarsi insufficienti (FTP = «si sarebbero rivelate» ≠ «si sarebbero dovute rivelare»);
- Se le misure adottate dovessero rivelarsi insufficienti… (FTS = «si riveleranno»);
- Deve compiere cinque anni a settembre… (FTS = «compirà»).
Ovviamente l’IPF di
dovere ha anche altri valori,
e.g.:
- I ragazzi dovevano far colazione alle 7 (deontico);
- Dovevano essere le 5 (FTC [futuro composto o «anteriore»] epistemico = «saranno state»).
In particolare,
- Se le misure adottate avessero dovuto rivelarsi insufficienti…
non aggiunge nulla —sul piano prospettivo— a
- Se le misure adottate si fossero rivelate insufficienti…
Tutti gli
esempi riportati da Marco potrebbero tranquillamente riscriversi eliminando il modale senz’apprezzabili differenze. E anche l’ultimo (
se un rapporto avesse dovuto esserci) è piú immediatamente interpretabile come deontico («se proprio ci doveva essere, se bisognava che ci fosse»). La soluzione
- Era giunto il momento di chiarire quale sarebbe stato il futuro della loro relazione, se mai un futuro avesse dovuto esserci
non rappresenta quindi un grande miglioramento rispetto alla (10). Allevia leggermente la (xii), perché la perfettività (xi) viene spostata dal verbo principale
esservi/
-ci (
vi fosse stato) al modale
dovere (
avesse dovuto), ma ciò a scapito di una formulazione decisamente piú pesante.
Conclusioni
Mi rendo ben conto di aver finora fornito una semplice panoramica delle possibili opzioni senza offrire alcuna raccomandazione. In realtà, ottime raccomandazioni sono state già date in questo filone. Vediamo di riepilogarle alla luce di quanto abbiamo appena visto:
- La (10) è l’opzione canonica, ma, nel nostro caso, soffre in modo particolarmente accentuato della (xii);
- La (11) allevia leggermente la (xii), ma appesantisce alquanto la frase;
- La (4) viola la concordanza dei tempi cui soggiace il periodo ipotetico nell’italiano sovraregionale: potrei sbagliarmi, ma ho l’impressione che questo se mai ipotetico-incidentale (v) sarà formalmente registrato dalle grammatiche entro la fine del XXI sec., e la sua reggenza del CDC come FTP sarà completamente sdoganata, ma è doveroso osservare che cosí (ancora) non è;
- Sfruttando il fatto che, anche nell’italiano sovraregionale, questo se mai sembra godere di grande libertà nel formare periodi ipotetici misti, si potrebbe adottare la soluzione di Lorenzos: se mai un futuro poteva esserci.
Quale soluzione adotterei io? Nessuna, per ragioni prettamente stilistiche.

Il periodo in questione è già parecchio lungo e ipotatticamente articolato, e questo
se mai ipotetico-incidentale in fin di enunciato è davvero abusato (basta ascoltare un qualsiasi opinionista radiotelevisivo): non siamo a
questi livelli, ma insomma… Buon romanzo, caro Giacarlotto!
