Incarcato ha scritto:Comunque, caro Bubu7, noto a margine che il Treccani, anche volendo abbracciare le sue opinioni, è un dizionario come gli altri e va neutralmente tenuto in considerazione quando si confrontano le varie opere lessicografiche.
Caro
Incarcato, non esistono dizionari neutrali (non lo sono neanche il GRADIT e il DISC).
Incarcato ha scritto:Quanto al Gradit, so che il De Mauro ne è, diciamo cosí, l’editio minor, ma evidentemente mi sono fatto ingannare, perché in linea parla solo di s.f.pl.
Non è vero.
Se rilegge con attenzione l'intera voce troverà alla fine della terza accezione: "anche sing.:
oggi si è riunita l’a. del partito".
A questo punto è il caso di riproporre alcune riflessioni generali sull'evoluzione di una lingua.
Partiamo dall'articolo del Gabrielli, gentilmente messoci a disposizione da
Marco, che contiene molti elementi da cui poter prendere l'avvio.
Dall'articolo possiamo estrarre questi concetti: la parola, di origine dotta, era usata solo in ambito tecnico (storia del diritto) da persone che ne conoscevano bene il significato; oggi è entrata nell'uso comune col significato di 'grande assemblea', quindi una parola
plurale per un significato
singolare che produce un'irregolarità nella lingua, soprattutto se se n'è perso, nella maggioranza, il significato etimologico; molte parole femminili comuni hanno la desinenza in
-e; la parola sparì completamente dall'uso, salvo nell'espressione cristallizzata
Corte d'Assise, e oggi è rientrata nell'uso comune nella nuova accezione.
La posizione di Gabrielli è quella purista dell'immobilismo, ma io mi chiedo: come può fare una lingua per evolversi e diventare più efficiente? Qui non siamo nel discutibile campo dei forestierismi, qui, il corpo estraneo è diventato una parola di cui si è perso il significato etimologico e che dovrebbe essere usata al plurale per indicare un singolare,
l'assemblea (diverso è il caso di
sedute, perché ci è trasparente il significato).
Dovremmo invitare la gente a
parlare come si scrive invece che a
parlare come si mangia? Forzare cioè la lingua a seguire un unico registro in tutte le situazioni e con tutti i mezzi d'espressione. Ancora una volta questo si tradurrebbe nella morte della lingua.
Detto questo, ed escluso di conseguenza, soprattutto in questo caso, l'atteggiamento prescrittivo e censorio ("
è errato..."), sono possibili i due atteggiamenti che ritroviamo nei maggiori vocabolari moderni: quello più conservatore del Serianni, evidenziato nella sua Grammatica e confermato nel Devoto-Oli 2007, a cura dello stesso Serianni [rivisto (ho controllato) rispetto al Devoto-Oli classico]; quello più progressista che prende atto del cambiamento in corso senza esprimere alcun giudizio negativo sulla variante moderna. Se vogliamo essere pignoli, la sfumatura è ancora più sottile perché in questi ultimi vocabolari (i progressisti) la preferenza per la forma classica è comunque espressa implicitamente dalla presentazione della voce.
In questo caso particolare la mia preferenza va alla forma moderna e alla trattazione dei vocabolari progressisti. Non parlerei quindi neanche di uso 'improprio' ma, di forma classica, aulica e di forma moderna, comune.
Questo cambiamento è da incoraggiare non da ostacolare perché elimina quello che è diventato "un sassolino" nelle scarpe della lingua (quindi, ben vengano anche
le assisi).