Inviato: ven, 22 giu 2007 14:01
Condivido l'opinione di Ladim: per questo l'uso dell'indicativo sulla penna dei giornalisti (ma non solo loro) è "sospetto" d'orecchiabilità diffusa.
Spazio di discussione sulla lingua italiana / Discussion board on the Italian language
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Non v’è nulla di male nel raccomandare l’uso vigente; mentre male mi sembra il voler accelerare i mutamenti della norma con raccomandazioni che potrebbero porre chi le seguisse in situazioni socialmente imbarazzanti.Non mi porrei invece il problema della difesa della “stabilità dell’italiano come lingua nazionale” né della tutela della “norma codificata nei testi di grammatica”, perché le lingue non sono stabili e perché le norme cambiano nel tempo. Conoscere e rispettare una lingua non vuol dire imbalsamarla; la scuola, a mio parere, dovrebbe registrare le novità e tenere conto del cambiamento, senza peraltro atteggiarsi a mosca cocchiera e capitanare i processi evolutivi. Invece mi preoccuperei molto di assicurare ai ragazzi la conoscenza il piú possibile ampia e profonda di quello che è l’istituto linguistico e la norma volta per volta in vigore, in modo che essi ne possano sfruttare consapevolmente tutte le possibilità e potenzialità.
Farò un esempio che, oltre a tutto, mi consente di rispondere alla domanda degli insegnanti di Mantova sul congiuntivo.
Per quanto riguarda questo “modo” verbale, credo che sia giusto spiegare ai ragazzi le ragioni storiche della sua attuale crisi (se possiamo chiamare cosí l’allentamento delle norme che, in certi registri linguistici, regolano la sua alternanza con l’indicativo); ma poiché il congiuntivo è ben vivo nell’uso scritto e caratterizza il parlato di livello medio-alto nei confronti del parlato informale, è pure doveroso mettere i ragazzi in grado di usarlo in tutte quelle situazioni comunicative che richiedono il suo impiego o che lo consigliano come pragmatismo efficace. Se poi il ragazzo, diventato adulto, vorrà “scegliere” (ma la “scelta” implica la conoscenza delle alternative disponibili) l’indicativo sul congiuntivo, sarà libero di farlo, pagando quel che c’è da pagare nel rapporto con i vari interlocutori. Se per esempio vorrà continuare a dire “Speriamo che me la cavo”, invece di “Speriamo che me la cavi” (o, piú correttamente, speriamo di cavarcela), la decisione e le conseguenze della decisione saranno tutte sue. La scuola avrà fatto il suo dovere abilitandolo all’uso del congiuntivo, visto che – oggi – il sistema dell’italiano contemporaneo e la norma sociale lo prevedono.
La mia opinione, dunque, è che una istruzione linguistica sia necessaria, non a tutelare la “stabilità” della lingua, ma a garantire l’abilità e l’efficacia di un suo uso che tenga conto delle norme vigenti e dei mutamenti in atto; dove “tenere conto delle norme vigenti” può anche significare scartare consapevolmente da esse (quando ci sia una motivazione stilistica o pragmatica per farlo), e “tenere conto dei mutamenti in corso” non significa automaticamente aderire ad essi per velleità anarchica o avanguardista. Personalmente accetto, soprattutto nel parlato, certo snellimento della morfologia pronominale, perché non mi sembra male – in una lingua ridondante in “marche” di genere e di numero come è la nostra – economizzare in questo settore; mentre non collaboro alla liquidazione del congiuntivo perché lo considero un utile filtro del pensiero ipotetico. Ovviamente, il giorno in cui il congiuntivo fosse definitivamente “morto” nella nostra lingua, non mi ostinerei a tenerlo artificialmente in vita. Ma siamo molto lontani da quel giorno.
Faccio mie le considerazioni dell'Altieri...non collaboro alla liquidazione del congiuntivo perché lo considero un utile filtro del pensiero ipotetico. Ovviamente, il giorno in cui il congiuntivo fosse definitivamente “morto” nella nostra lingua, non mi ostinerei a tenerlo artificialmente in vita. Ma siamo molto lontani da quel giorno.
Sono d'accordo con le riflessioni dell'Altieri Biagi e con le sue considerazioni finali.Marco1971 ha scritto: Non v’è nulla di male nel raccomandare l’uso vigente; mentre male mi sembra il voler accelerare i mutamenti della norma con raccomandazioni che potrebbero porre chi le seguisse in situazioni socialmente imbarazzanti.
Il caso dei sostituti dei forestierismi è totalmente diverso poiché lí non raccomando ma propongo. E qui faccio punto, memore della mia promessa, a cui ligio devo rimanere.bubu7 ha scritto:...(mi attengo a queste considerazioni anche in campi, come quello dei traducenti dei forestierismi, in cui lei sembra, a volte, discostarsi alquanto da questa strada).
L'ho messo io, se non ricordo male.Marco1971 ha scritto:Segnalo di passata che un rimando alla nostra lista si trova in questo articolo su Wikipedia.