Discussione sui traducenti di forestierismi

Spazio di discussione su prestiti e forestierismi

Moderatore: Cruscanti

Avatara utente
giulia tonelli
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Intervento di giulia tonelli »

Marco1971 ha scritto:
giulia tonelli ha scritto:Non vi offendete, ma gaggetto non lo prendo nemmeno in considerazione.
C’è un motivo particolare?
Il motivo è sempre lo stesso: non posso farmi ridere dietro sul lavoro. Comunque "omaggio" mi sembra la soluzione migliore.
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Federico
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Intervento di Federico »

giulia tonelli ha scritto:Probabilmente è una deformazione professionale (mi occupo, anche, di marketing), ma l'unico significato che io ho mai sentito per gadget, usato in italiano, è di "oggetto regalato a scopo promozionale".
Be', è naturale: in genere gli omaggi non hanno un valore molto elevato (fanno eccezione quelli regalati dalle case farmaceutiche ai medici, ma infatti non credo li chiamino gadget - anche se potrebbe essere -)...
giulia tonelli ha scritto:Il motivo è sempre lo stesso: non posso farmi ridere dietro sul lavoro.
Questo solo perché non è convinta lei stessa dell'opportunità di fare uso di simili parole, però: più che giustamente, per carità (io per primo non userei mai gaggetto :? tranne nella remota ipotesi che non ci fosse un termine italiano adeguato...).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

giulia tonelli ha scritto:Il motivo è sempre lo stesso: non posso farmi ridere dietro sul lavoro.
Allora vengo io coi miei plauditori :D, e ogni volta che lei dice gadget, ci si mette a ridere a piú non posso! ;)

Certo, io sarò strano, anzi stranissimo, o falotico che dir si voglia, ma che un naturalissimo adattamento (se ce ne fosse bisogno) come gaggetto possa suscitare ilarità è per me assai preoccupante. A me mi fa schiantar dal ridere udir cose come gadget, number one, metal detector, shopping, wireless, e le migliaia che non posso nominare. Quelle sí che (le) son ridicole!

Il giogo dell’americanomania a tutti i costi? No: l’ignoranza bell'e buona.
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giulia tonelli
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Intervento di giulia tonelli »

Io capisco che possa essere preoccupante, ma è un dato di fatto: gli adattamenti mai sentiti fanno ridere. Fanno ridere tutti, non solo i miei poveri colleghi "ignoranti belli e buoni". Certo, non fanno ridere lei, Marco, ma lei non è certo un italiano quadratico medio: è sicuramente una persona con una sensibilità linguistica enormemente più sviluppata della media; inoltre non vive in Italia, e quindi, forse, ha anche un po' meno il polso della situazione di ciò che è ridicolo in ambiente lavorativo/aziendale italiano.
Il fatto è che una persona come me deve vivere in mezzo a degli italiani "medi", e anzi, essendo quasi tutti laureati in informatica, semmai con una sensibilità linguistica inferiore alla media. Ed è la loro stima (anche) che mi dà benessere psicologico, e quindi io non posso farmi ridere dietro da loro e isolarmi sulla mia torre d'avorio a guardare dall'alto con disprezzo gli ignoranti belli e buoni che non capiscono la sublimità di gaggetto.
Sul lavoro, io uso la lingua per comunicare, non per procurare a me e agli altri piacere estetico e intellettuale. E quindi devo usare il codice condiviso da tutti, mantenendo le ovvie variazioni personali all'interno di una gamma accettata, senza sbordare nel ridicolo, definito come "ciò che gli altri percepiscono come ridicolo". Se fossi circondata da gente come lei direi gaggetto anch'io, giuro.
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Comprendo le esternazioni di Giulia Tonelli, tuttavia...
Non è questione di solitari isolamenti in torri eburnee: se lei ha una sensibilità linguistica superiore a quella dei suoi colleghi, perché vergognarsene? Se loro non ci arrivano da soli a capire che l'uso che credono tanto trend :lol: d'infarcire lo scritto e il parlato di forestierimi crudi è provinciale e basso, glielo spieghi con cortesia. Senza dire che l'uso dell'ironia nel porgere un adattamento aiuta.
LCS
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Intervento di LCS »

Dunque avevo compreso male tempo addietro: non sono solo i divi televisivi a doversi adattare agli usi comuni della lingua per evitare di cadere nel ridicolo, ma tutti i lavoratori; e poichè lavora la stragrandissima parte della gente, la stragrandissima parte della gente si deve adattare a non usare adattamenti.

A "gaggetto" preferisco "omaggio".

Cordiali saluti
ECG
Uri Burton
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GADGET

Intervento di Uri Burton »

Io a questo punto mi domando se in Italia qualcuno chiamerebbe gadget pure il fagiano in scatola che un industrialotto imputato di reati contro la proprietà e contro l’incolumità pubblica aveva mandato per Natale ai capicronisti di tutti i quotidiani nazionali.

Cordialmente,
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giulia tonelli
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Iscritto in data: mar, 12 lug 2005 10:51
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Intervento di giulia tonelli »

LCS ha scritto:non sono solo i divi televisivi a doversi adattare agli usi comuni della lingua per evitare di cadere nel ridicolo, ma tutti i lavoratori
Diciamo tutti i lavoratori che soddisfano le seguenti condizioni:

1. lavorano in un ambiente non linguisticamente evoluto,
2. la comunicazione verbale è parte fondante del loro lavoro,
3. hanno bisogno (psicologicamente, emotivamente o economicamente) della stima dei propri colleghi.

Tutti gli altri lavoratori possono benissimo permettersi di cadere nel ridicolo sul posto di lavoro, e quindi scegliere di dire parole come gaggetto.

E per quanto riguarda lo spiegare "con cortesia e ironia" a un collega, durante una riunione di lavoro, che il modo in cui lui si esprime è provinciale e basso, non so cosa dirle, Incarcato, per me è una cosa fuori da ogni regola del vivere civile, fuori dalle regole sociali, e fuori da ogni logica di come funziona il mondo.
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Incarcato
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Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 12:29

Intervento di Incarcato »

Giulia Tonelli dixit:
per me è una cosa fuori da ogni regola del vivere civile, fuori dalle regole sociali, e fuori da ogni logica di come funziona il mondo.
Caspita! Ma chi è il suo capo? Stachanov? :wink:
Avatara utente
giulia tonelli
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Intervento di giulia tonelli »

Cosa c'entra il mio capo? Io stavo parlando di colleghi. Colleghi che non posso trattare come bimbetti dell'asilo, nemmeno facendolo "con cortesia e ironia".
fabbe
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Intervento di fabbe »

Io credo che stiamo andando fuori tema.

Certi termini saranno usati da coloro a cui garba essere innovativi nella comunicazione e sperimentare cose nuove; altre parole saranno adoperate da coloro che sono maggiormente legati alla moda espressiva vigente.

Ci saranno poi altre persone che continueranno come al solito.

Non vedo il problema. Si tratta di scelte personali.
Avatara utente
Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Ma certo, caro Fabbe.
Io non pretendo assolutamente che si debba fare il lavaggio del cervello a qualcuno per convincerlo a dire gaggetto e non gadget.
La mia era solo una scherzosa riflessione di carattere generale.
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Federico
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Intervento di Federico »

giulia tonelli ha scritto:Io capisco che possa essere preoccupante, ma è un dato di fatto: gli adattamenti mai sentiti fanno ridere. Fanno ridere tutti, non solo i miei poveri colleghi "ignoranti belli e buoni".
Vero. E giusto: non c'è nulla di male in una risata (o in un più discreto sorrisetto), anzi. Non devono però essere risa di scherno: questo sì che è preoccupante (e non principalmente sul piano linguistico).
giulia tonelli ha scritto:è la loro stima (anche) che mi dà benessere psicologico, e quindi io non posso farmi ridere dietro da loro e isolarmi sulla mia torre d'avorio
Questi colleghi devono essere veramente crudeli, per essere capaci di negarle la propria stima solo per una parola "strana" (o più)...
Mi chiedo se dipenda dal suo essere donna (sarebbe dieci volte più preoccupante)(temo sia proprio vero che per le donne è tutto difficile il doppio, anche senza cadere nel vittimismo)...
Ma così sì che andremmo veramente troppo FT (finora così non è stato: obiettivo di questa discussione è anche capire cosa sta sotto l'uso smodato di forestierismi e l'opposizione alle coniazioni sostitutive, per elaborare una strategia più efficace).
Avatara utente
giulia tonelli
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Iscritto in data: mar, 12 lug 2005 10:51
Località: Stoccolma

Intervento di giulia tonelli »

Nessuna crudeltà, e nessuna discriminazione contro le donne. Se tutti trovate tanto strano che uno (uomo o donna che sia) non sia disposto a farsi ridere dietro sul posto di lavoro per come parla, io non so proprio più cosa dirvi, secondo me vivete su un altro pianeta. Sul mio pianeta è abbastanza normale che uno non abbia voglia di suscitare ilarità nei colleghi durante una riunione di lavoro usando parole che fanno ridere tutti quanti. Ma a quanto pare sono l'unica a cui questo sembra normale, visto il fuoco di fila di battutine e commentini sulla crassa ignoranza, la crudeltà e il razzismo dei miei orribili colleghi che osano mettersi a ridere se una povera fanciulla dice gaggetto in mezzo a una riunione.
Avatara utente
arianna
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Iscritto in data: lun, 06 dic 2004 15:08

Intervento di arianna »

Non credo che sia una questione di uomini o donne né mi stupisce la "preoccupazione" di Giulia Tonlli, che invece mi sembra comprensibile ma che non condivido.

Penso che se davvero teniamo alle sorti della nostra lingua dobbiamo sensibilizzare la gente, ed è proprio negli ambienti lavorativi come i suoi, gentile Giulia, che la gente va sensibilizzata.
Non si tratta di imporre loro qualcosa ma solo, ripeto, di sensibilizzarli e di sapere che possono scegliere tra il parlare italiano e parlare un italiano "americanizzato".

La gente ride degli adattamenti? (ma cosa c'è poi da ridere? o sono io a non possedere abbastanza senso umoristico?)
Ebbene bisogna far sentir ridicoli loro...
Ognuno faccia la sua scelta, e questo suppongo valga anche in ambito lavorativo senza diminuire la stima per una persona.
A mio umile avviso...
Felice chi con ali vigorose
le spalle alla noia e ai vasti affanni
che opprimono col peso la nebbiosa vita
si eleva verso campi sereni e luminosi!
___________

Arianna
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