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Inviato: mar, 19 set 2006 0:23
di arianna
Oggi in una confezione di zucchero ho letto: stick di zucchero, la prima cosa che m'è venuta in mente è zecche o bastoncini.
Vedo che il De Mauro riporta anche degli esempi con rossetto, colla e deodorante, ma in questi ultimi casi zecche o bastoncini non mi suonano bene :?
Proposte?

Inviato: mar, 19 set 2006 14:16
di fabbe
Di cosa si tratta esattamente?

Inviato: mar, 19 set 2006 19:00
di Federico
Negli altri casi in genere va benissimo tubetto; non capisco però cosa c'entri collo zucchero.

Inviato: mer, 20 set 2006 21:32
di Federico
Come sostituto di remake abbiamo segnalato rifacimento, dimenticandoci di riedizione, che è comune e significa esattamente la stessa cosa:
Garzanti in linea ha scritto: remake: [...] rifacimento, nuovo allestimento; in partic., nuova versione di uno spettacolo teatrale, di un film e sim.

riedizione: [...] rilancio, ristampa di un vecchio film; realizzazione di un nuovo film su un soggetto già utilizzato cinematograficamente

Inviato: mer, 20 set 2006 21:42
di arianna
Federico ha scritto:Negli altri casi in genere va benissimo tubetto; non capisco però cosa c'entri collo zucchero.
Ecco un esempio di stick di zucchero:
Immagine

P.S. Nel sito dove ho trovato quest'immagine si parla effettivamente di tubetti di zucchero :)

Inviato: gio, 21 set 2006 22:00
di Federico
A me sembra solo una bustina (che poi sia allungata, poco cambia).

Inviato: ven, 22 set 2006 13:46
di primastrega
Federico ha scritto:
primastrega ha scritto:Se intendiamo la novella come un racconto, una narrazione, mi sembra che telenovella sia più che accettabile.
No, perché in italiano la novella è un racconto, cioè una breve narrazione: e la telenovela non solo non è corta, ma è interminabile.
No, ad essere precisi, interminabile (o quasi) è la soap opera (pronunciata, di fatto, soppopera, non la trovo una parola fastidiosa. C’è anche qualche timido risultato su Google).

Federico ha scritto:
Marco1971 ha scritto:In italiano sarebbero accettabili sia telenovella sia teleromanzo; ma non disturba piú di quel tanto la forma portoghese con una sola l.
Che però misteriosamente al plurale ha quasi sempre la s, se non ricordo male: 183 000 risultati in Google.
Sì, è vero, ma è anche usato telenovelle (eh, sì, ho visto: solo 852 pagine su Google).

[Domanda –non so se ne avete già parlato- : uso spesso dire e scrivere “su Internet” o “su Google”. Trovate invece preferibile “in Internet” o “in Google”?]

Inviato: ven, 22 set 2006 17:49
di Marco1971
primastrega ha scritto:[Domanda –non so se ne avete già parlato- : uso spesso dire e scrivere “su Internet” o “su Google”. Trovate invece preferibile “in Internet” o “in Google”?]
Mi sembrano ben attestate le due preposizioni per Internet (su/in Internet) ; su Google, invece, non lo direi. Uso la preposizione con: una ricerca con Google...

Inviato: ven, 22 set 2006 20:02
di primastrega
Grazie, Marco.
È vero, è senz'altro corretto e preferibile con Google.

Per quanto riguarda in/su Internet, mi sembra sia maggiormente attestato in (nel parlato, anzi, mi pare di sentir dire solo così). Eppure non riesco a convincermene, non so perché.
"Navigare in Internet" sì (come "viaggiare in macchina"), ma, ad esempio, "cercare un'informazione in Internet" non mi suona bene e in quel caso direi "su Internet" così come direi "cercare un'informazione sul giornale".
È anche vero che cercherei un'informazione nell'archivio ma credo che in archivio vada ugualmente bene (o almeno lo sento dire con maggior frequenza).

Forse, come spesso accade, è da valutare caso per caso? :roll:
O forse il problema non sussiste?

Inviato: ven, 22 set 2006 20:19
di Marco1971
Di nulla. :)

Eppure, Google dà proporzioni inverse (pagine in italiano): su Internet 10.500.000 occorrenze contro 4.550.000 per in Internet.

Certamente la preferenza per l’una o l’altra preposizione è favorita dal verbo (navigare in Internet, cercare su Internet, ecc.).

Inviato: ven, 22 set 2006 21:03
di primastrega
Marco1971 ha scritto:Google dà proporzioni inverse (pagine in italiano): su Internet 10.500.000 occorrenze contro 4.550.000 per in Internet.
:D ... ecco perché non riuscivo a convincermene! Non avevo controllato con Google!
Eppure nel parlato sento soprattutto in Internet, da qui il dubbio.

Chiudo qui il fuori tema.
Grazie, alla prossima.

Inviato: ven, 22 set 2006 22:51
di Federico
primastrega ha scritto:Eppure nel parlato sento soprattutto in Internet, da qui il dubbio.
A me capita invece l'opposto.

Quanto a telenovella, visto che pur essendo marginale è usato, lo aggiungo senz'altro alla lista.

Inviato: sab, 23 set 2006 23:13
di Federico
Frisbee: si può chiamare tranquillamente disco (volante); cosí fa Margherita Hack nel suo L'amica delle stelle (libro di piacevolissima lettura, fra l'altro), e del resto a meno di scenari fantascientifici i fraintendimenti sono impossibili.

Inviato: dom, 24 set 2006 2:41
di Marco1971
Sí, disco volante. Ma se non dovesse attecchire, non disturberebbe l’adattamento grafico frisbi. Infatti questa parola potrebb’essere l’alterazione (la cosa non è certa) del nome dell’industriale americano J. P. Frisbie, «titolare di una ditta di prodotti dolciari i cui vassoi di cartone, lanciati per divertimento dagli studenti, ispirarono la creazione di tale gioco» (GRADIT).

Anche se la derivazione dal nome proprio non fosse esatta, penso che in casi simili si debba semplicemente adattare, e /'frizbi/ rientra nella nostra fonetica senza difficoltà.

gùgol

Inviato: dom, 24 set 2006 12:29
di Bue
Cosa mi propone la vostra fantasia per tradurre googolplex (il nome del numero che si ottiene elevando 10 alla gugolesima
potenza, dove un gùgolo (googol) è invece definito come dieci alla centesima)?

Gugolplesso? Gugolplex, come ho trovato su un sito portoghese? (come vedete anche loro, pur avendo osato su gugol, non hanno osato sul -plex, che pure non mi sembra parte del sistema fonomorfosinortoparamegatattico portoghese)

(Ma tanto dovrò mettere googleplex, non esiste che mi passino l'invenzione di un neologismo).

P.S. Naturalmente è divertente tradurre googol con gùgolo, ma secondo me c'è una possibile obiezione. Il termine è stato inventato da un bambino di 9 anni, ed è evidente che a un orecchio anglofono suona come espressione iperbolica infantileggiante. In italiano mi pare - ma verrò subitamente smentito da un gugolo di citazioni da Boccaccio a Palazzeschi, da Guinizzelli a Montale - che la terminazione in -olo suggerisca invece a causa dell'eco neolatina qualcosa di piccolo, e dunque sia un po' una forzatura.