Manutio ha scritto:I magnifici sette come il magnifico Lorenzo, scambiabile con Lorenzo il magnifico? Può darsi, anche se fra i due casi mi sembra esserci una di quelle differenze che è piú facile avvertire che definire. Ma con questo cado nella soggettività, mentre il mio intento era solo quello di notare il passaggio dall’aggettivo posposto a preposto, che non mi sembra casuale.
Forse mi sono spiegato male, e l’esempio del titolo di cortesía non calza, glielo concedo.

Lei dice che l’aggettivo preposto non è casuale (ergo, è il prodotto dell’influenza inglese). Io le chiedo, però: come può dirlo con certezza, giacché — come ho detto su — l’aggettivo
magnifico si può indifferentemente preporre o posporre al sostantivo cui si riferisce? Insomma, come si può accertare la presenza di una sintassi anglicizzante, quando la lingua italiana dà in questo caso la libertà di collocare l’aggettivo prima o dopo il nome?
Le dirò di piú:
I sette magnifici mi suonerebbe proprio strano. La posizione dell’aggettivo qualificativo implica una differente interpretazione dello stesso. Oltre all’opposizione tra uso soggettivo (e figurato) e oggettivo, esiste anche quella tra funzione descrittiva e restrittiva: se con la prima l’aggettivo individua una caratteristica, per cosí dire, durevole e òvvia del sostantivo, cólla seconda si distingue un concetto tra altri della stessa categoría. Esemplificando:
ho preso un simpatico gatto (io lo considero simpatico) ~
ho preso un gatto simpatico (devi ammettere che è obbiettivamente simpatico);
ho preso un simpatico gatto (la simpatía accompagnerà il gatto per tutta la sua esistenza terrena) ~
ho preso un gatto simpatico (uno
simpatico, non uno perfido, che ti graffia il divano di pelle e ti fa i bisogni nelle scarpe).
Supponendo dunque che
I magnifici sette sia il titolo d’un filme italiano, che ne deduciamo? Allora:
magnifico è un aggettivo che esprime una qualità al massimo grado e non può essere usato in senso figurato, perché non n’esiste un senso concreto e letterale. Quindi la sua posizione non importa una diversa sfumatura di significato. Quanto alla seconda contrapposizione, a che serve sottolineare che i sette sono quelli
magnifici, non gli altri, i cialtroni? Mi sembra naturale attribuire loro una proprietà stabile, onde
I magnifici sette e non
I sette magnifici. Al contrario, la parabola evangelica parla di
cinque vergini avvedute e
cinque vergini stolte, con aggettivo posposto, perché vi sono due gruppi in contrasto tra loro.
Manutio ha scritto:Sarebbe un ben strano modo di esprimersi… Scherzi a parte, per constatare che si tratta di un anglicismo smaccato, basta cercare il lemma nondescript, magari con poca fatica su Google, senza arrivare all’OED.
Conoscevo l’aggettivo
nondescript; tuttavia, l’ho scartato perché, per quel poco che so, non ha impieghi nell’àmbito di cui parliamo. Le dirò: io, che non penso male, l’avevo interpretato come «raccomandata (che) non (è stata) descritta (dal mittente)»,
modo ben strano di esprimersi, è ben vero, ma di linguaggio burocratico stiamo parlando, non del parto d’un fine stilista, no? E perché adottare un calco dell’inglese in questo caso? Esiste una corrispondente espressione del gergo postale inglese? (Lo chiedo sinceramente.) Se no, mi pare che manchi un motivo credibile per sostenere che «non descritta» qui sia un calco: altrimenti dovremmo credere che gl’impiegati delle poste tengano sulla scrivanía un dizionario d’inglese, che compulsano di tanto in tanto in cerca d’ispirazione.
Poi, naturalmente, tutto può essere, e può aver ragione lei, ma, applicando il
rasoio di Hanlon, io tenderei a attribuire questa formula — «raccomandata non descritta» — all’insipienza linguistica piú che all’influenza dell’inglese.