Manutio ha scritto:Il buon senso e il senso comune vorrebbero che la mia raccomandata venisse definita nell’avviso, eventualmente, ‘normale, ordinaria, senza niente di particolare’… Oggi le vie degli anglicismi sono infinite, e non occorre pensare a un lessico inglese sempre aperto sulla scrivania di qualche funzionario, accanto all’indice dei CAP.
Sennonché
nondescript è un aggettivo che pochi conoscono, credo. Tenga presente il livello della conoscenza dell’inglese in Italia e, soprattutto, la provenienza degli anglicismi penetrati in italiano: linguaggio della tivvú, dei notiziari, dei giornali, e di molti tecnici e funzionari pigri e snobbe, in ogni campo.
Ma, nonostante lo snobbismo sempre in agguato, se la prassi burocratica inglese non impiega l’aggettivo
nondescript, manca una motivazione forte per sospettare l’anglicismo qui, a meno che non vogliamo davvero pensare che gl’impiegati delle poste passino le giornate a sfogliare vocabolari. L’influenza inglese, è ben vero, è forte, pervasiva, soverchiante, ma ci dev’essere una ragione per l’adozione d’un certo anglicismo. Un dirigente delle poste si sveglia una mattina, legge le notizie in inglese, trova
nondescript e decide che d’ora in poi certi tipi di raccomandate si chiameranno
non descritte? Improbabile, no? Per questo, a mio parere, siamo di fronte a una (sciagurata) coincidenza.
Del resto, non serve che le porti esempi della scombiccheratezza della lingua in uso nell’amministrazione pubblica. Mi permetta inoltre di usare un argomento da ostería, che però un fondo di verità ce l’ha: dov’è il buon senso e il senso comune nelle pratiche della burocrazía italiana?
Per chiudere la mia argomentazione, ci servirebbe un’interpretazione autentica, per cosí dire, da parte delle poste.
Manutio ha scritto:Questo mi incuriosisce: Le sembra proprio strano anche l’esempio da me già citato dei Quattro grandi, locuzione che ha circolato in Italia per anni, e che nessuno trovò, che io sappia, strana, e da sostituire preferibilmente coi Grandi quattro?
No, non è affatto strano, però le faccio notare che, nei
quattro grandi,
grandi non è aggettivo bensí sostantivo (dal Treccani in linea s.v. «
Grande» 2b: «Sostantivato, persona influente per autorità o ricchezze»). Per converso, nei
Magnifici sette,
magnifici è aggettivo e solo aggettivo, ché non mi risultano impieghi in funzione sostantivale. Non è una differenza da poco, e mi stupisce un po’ che lei non l’abbia citata.
A costo di esser didascalici, esaminiamo le conseguenze di questa differenza ch’abbiamo trovata [
noi inclusivo, ovviamente]: nei
quattro grandi non abbiamo una traduzione letterale, pedissequamente rispettosa financo delle categorie grammaticali della lingua di partenza, perché in italiano era già in uso l’aggettivo sostantivato
grande, nell’accezione summentovata («I
grandi della terra»); e il numerale cardinale con funzione d’aggettivo «precede di solito il sostantivo cui si riferisce […]. Si pospone (e scrivendo si indica perlopiù in cifre) nell’uso matematico, burocratico o commerciale» (Serianni,
Italiano. Grammatica, sintassi, dubbi, Garzanti, Milano, § VI.11) . Invece, nei
Magnifici sette, la posizione di
magnifico, che di norma non si usa come sostantivo, sottostà alle regole prammatiche che ho esposto sopra (non so con quanta efficacia, a dir vero).
Mi sentirei perciò di rassicurarla circa una possibile influenza d’oltremanica.
