
Valutazione dei doppiatori
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Ma già la registrazione di Stefano Benassi (che ho appena riascoltato tre volte, e ribadisco il mio giudizio di anni fa) ci dà una risposta: i suoi timbri sono perfetti anche nel gridare, e non è certo paragonabile agli altri due da lei menzionati, oggettivamente, caro Sandro. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Sandro1991
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Vediamoli all’opera in ben altri contesti: Benassi, in quella che per me è la sua migliore interpretazione, e Pezzulli.
Eccellente nitore espressivo per Benassi, dizione impeccabile in questo stralcio (mi pare solo d’aver sentito un /*'barca/ [?]). Pezzulli, a parte qualche pregeminazione, non mi pare se la cavi male; dizione limpida, prosodia e espressione da leggio d’oro.
Lei che dice, caro Marco? Ancora schiacciante superiorità?
Eccellente nitore espressivo per Benassi, dizione impeccabile in questo stralcio (mi pare solo d’aver sentito un /*'barca/ [?]). Pezzulli, a parte qualche pregeminazione, non mi pare se la cavi male; dizione limpida, prosodia e espressione da leggio d’oro.
Lei che dice, caro Marco? Ancora schiacciante superiorità?

Cosa ne pensate di Oreste Lionello? Se avete voglia di fare qualche ricerca su YouTube, ecco una lista dei suoi doppiaggi.
Pezzulli è senz’altro migliore in questa interpretazione. Tuttavia, percepisco qualcosa – e qui sta la differenza con Benassi – : è proprio la prosodia, o diciamo il fraseggio, a mancare di quel movimento ritmato; facendo un parallelo con l’interpretazione lirica, Benassi sta a Pezzulli come la Callas sta alla Sutherland: ascoltando, per esempio, il fraseggio callassiano nella Casta diva (per prendere un’aria notissima) e paragonandolo con quello della Sutherland, credo che si potrà intendere o sentire ciò che non riesco a esprimere molto bene. È un dono, questo, che si ha o non si ha, quello di capire cosa accentuare e su cosa sorvolare, plasmando la frase. 
Per quanto riguarda Oreste Lionello, ho ascoltato solo il brano proposto, che mi ha fatto un effetto strano: mi ha dato l’impressione che fosse settentrionale (mentre vedo che è calabrese). La dizione non è molto buona (almeno qui), e soprattutto l’intonazione non mi sembra neutra.

Per quanto riguarda Oreste Lionello, ho ascoltato solo il brano proposto, che mi ha fatto un effetto strano: mi ha dato l’impressione che fosse settentrionale (mentre vedo che è calabrese). La dizione non è molto buona (almeno qui), e soprattutto l’intonazione non mi sembra neutra.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Il gentile Gianluca mi ha fatto notare privatamente che il doppiaggio da me attribuito a Oreste Lionello è in realtà opera di Carlo Romano. Ho controllato e posso confermare di aver commesso un grossolano errore.
Me ne scuso con tutti voi e soprattutto con lo scomparso doppiatore e attore.
Ecco Lionello in carne e ossa... e voce.
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- SinoItaliano
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- Ferdinand Bardamu
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Da che ricordo, Amendola ha effettivamente qualche residuo di pronuncia romanesca anche quando doppia attori americani (ma forse è solo una mia impressione). D'altronde, fu lo storico doppiatore di Tomás Milián (comunemente adattato, in Italia, in /ˈtɔmas ˈmilian/) nella serie del «Monnezza». Nel Padrino, però, preferisco il lavoro praticamente perfetto fatto da Giuseppe Rinaldi su Marlon Brando.
A proposito di doppiatori storici, a mio parere parte della fortuna di Woody Allen in Italia si deve anche a Lionello, che ha caratterizzato alla perfezione il personaggio. Quanto a pronuncia, poi, mi sembra eccellente (se eccettuiamo l'assenza di cogeminazioni, cosa che del resto lo accomuna a tutti gli altri doppiatori); ma io non ho certo l'orecchio e la competenza di Marco.
Il mio preferito, comunque, è Roberto Pedicini (qui in azione in American Beauty). Ma anche Luca Ward in Pulp Fiction ha fatto un ottimo lavoro di caratterizzazione, sebbene abbia letteralmente stravolto la voce di Samuel L. Jackson rendendola molto piú aggressiva e virile.
A proposito di doppiatori storici, a mio parere parte della fortuna di Woody Allen in Italia si deve anche a Lionello, che ha caratterizzato alla perfezione il personaggio. Quanto a pronuncia, poi, mi sembra eccellente (se eccettuiamo l'assenza di cogeminazioni, cosa che del resto lo accomuna a tutti gli altri doppiatori); ma io non ho certo l'orecchio e la competenza di Marco.
Il mio preferito, comunque, è Roberto Pedicini (qui in azione in American Beauty). Ma anche Luca Ward in Pulp Fiction ha fatto un ottimo lavoro di caratterizzazione, sebbene abbia letteralmente stravolto la voce di Samuel L. Jackson rendendola molto piú aggressiva e virile.
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Concordo, Luca Ward è anche la voce del gladiatore: ammirevole. La sorella, Monica, è la voce di Lisa Simpson, che con una dizione volutamente strampalata ha creato un personaggio che nessuno le può piú togliere, la cosa che ogni doppiatore desidera.Ferdinand Bardamu ha scritto:Il mio preferito, comunque, è Roberto Pedicini (qui in azione in American Beauty). Ma anche Luca Ward in Pulp Fiction ha fatto un ottimo lavoro di caratterizzazione, sebbene abbia letteralmente stravolto la voce di Samuel L. Jackson rendendola molto piú aggressiva e virile.
In lingua originale è sí meno virile, ma aggressivo abbastanza.

- Ferdinand Bardamu
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Vero: è piuttosto aggressivo anche in originale (non per niente lui e Vincent-John Travolta sforacchiano un po' tutti in quell'appartamentoSandro1991 ha scritto:In lingua originale è sí meno virile, ma aggressivo abbastanza.Inoltre, mi pare che l’accento dell’attore non sia proprio regale e neutro, mi ricorda vagamente l’inglese giamaicano (non il creolo!), ma non mi stupirei se fosse un’allucinazione uditiva.

Quanto alla pronuncia originale di Jackson, credo si rifaccia all'African-American Vernacular English: se noti, la battuta «Vincent, siamo contenti?» in originale è «Vincent, we happy?», con la caduta della copula tipica della variante afro-americana dell'inglese (cfr. Wikipedia, s.v. «African-American Vernacular English»).
- Ferdinand Bardamu
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No, ci ho pensato su e ho provato a pronunciarlo: insomma, volevo proprio dire /ˈtɔmas ˈmilian/, perché, personalmente, lo pronuncio così, senza l'approssimante. A ritmo allegro, è un'altra cosa.Carnby ha scritto:Voleva dire /ˈtɔmas ˈmiljan/, vero?Ferdinand Bardamu ha scritto:comunemente adattato, in Italia, in /ˈtɔmas ˈmilian/![]()
No, al contrario. Naturalmente parlo per la mia limitata esperienza. (Certo, ho dimenticato d'inserire quest'avvertenza, ma mi sembrava abbastanza chiaro che non ho ascoltato l'intero corpus dei doppiaggi in italianoCarnby ha scritto:Proprio tutti? Ne è sicuro?Ferdinand Bardamu ha scritto:se eccettuiamo l'assenza di cogeminazioni, cosa che del resto lo accomuna a tutti gli altri doppiatori)

- Sandro1991
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