Inviato: ven, 03 mar 2006 13:56
Grazie Incarcato per aver citato il brano di Serianni. Cominciavo a sentirmi a disagio, è bello venire confortati da cotanta autorità.
Spazio di discussione sulla lingua italiana / Discussion board on the Italian language
https://www.achyra.org/cruscate/
Sí, salvo poi essere costretto a registrare nella sua grammatica esempi (anche d’autore) di costrutto marcato, che contravvengono —direi— inevitabilmente a questa «regola».Luca Serianni ha scritto:…Si pensi al tipico errore di inserimento di una virgola tra il soggetto e il verbo, che riproduce la pausa respiratoria. Anche quando si tratti di un soggetto espanso, cioè arricchito di attributi, avverbi, complementi indiretti, il soggetto non può mai essere separato dal predicato, anche se i ritmi del parlato potrebbero far pensare al contrario.
Ma infatti dice pure cheInfarinato ha scritto:Sí, salvo poi essere costretto a registrare nella sua grammatica esempi (anche d’autore) di costrutto marcato, che contravvengono —direi— inevitabilmente a questa «regola».
L’oscillazione rispetto alla norma deve sempre essere una consapevole violazione di un orizzonte di attesa. L’importante è che le infrazioni linguistiche siano condotte con una certa coscienza, ovvero che si conosca la regola che si tenta di piegare.
Infarinato ha scritto:Ché —ricordiamocelo sempre— il fine della punteggiatura è solo quello, sia essa «sintattica» o «prosodica» [:] può agevolare di molto la lettura
Chiarisco per i nostri venticinque lettoriFederico ha scritto:...spesso considerando questo aspetto molte virgole "logiche" risultano superflue o addirittura sbagliate, mentre ad alcuni sembra un delitto non metterle (ad esempio: infatti deve essere rigorosamente fra due virgole!).
Tutte le cose a torno rivelavano infatti una special cura d’amore.
Piú semplicemente:Gino Zernani ha scritto:Infarinato ha scritto:Ché —ricordiamocelo sempre— il fine della punteggiatura è solo quello, sia essa «sintattica» o «prosodica» [:] può agevolare di molto la lettura
Mi scusi, caro Infarinato, le ho ribaltato i periodi. Se non l'ho mal interpretata, era proprio ciò che intendevo io.
…il fine della punteggiatura è solo quello, sia essa «sintattica» o «prosodica»: agevolare la lettura.
Alla luce di questi esempi (tra le centinaia che potrei citare), mi pare indubbio che le «regole» da me ricordate all’inizio di questo filone siano conformi all’uso degli «specialisti della lingua» – ossia i linguisti stessi. Se qualcuno trova un esempio di lineetta davanti al punto (si parla, lo ricordo, d’incisi, non di discorso diretto) in uno scritto formale, gli sarò grato di riportare la frase e il riferimento bibliografico.Diverso il caso della grammatica generativa. Penetrata più rapidamente, venne adottata per lo più da studiosi molto giovani, pronti a prender l’aereo per l’America – come i loro colleghi fisici, biologi o sociologi. (p. 13)
Come adattarla, come semplificarla, come depurarla dalla secolare pedanteria – e al tempo stesso metterla al pari con la ricerca moderna, con la linguistica come scienza? (p. 13)
Così non pensiamo sia bene appesantire questa Presentazione chiarendo perché questa grammatica assuma come principio la centralità della sintassi e come unità massima di studio la frase, e perciò non sia una grammatica logicistica, né testuale, né pragmatica – per citare tre possibili scelte, eliminate qui. (p. 17)
Verissimo. Aggiungerei due cose che penso lei condivida (ripetendo un parere che ho già espresso). 1.Nei casi in cui non coincidono, bisognerebbe per coerenza usare o l’una o l’altra. 2. La prosodica ha anche una funzione mimetica nella narrativa, specie nella messa a fuoco in terza persona: nel discorso indiretto libero e nel monologo interiore oltre che ovviamente nel dialogo. Tutti casi in cui permette perfino di separare il soggetto dal predicato ricorrendo ai tre punti. Esempio (da un dialogo tra due pugili): Come no, pure La Motta si chiude in difesa, ha la tua stessa guardia. Solo che lui... la gioca più bassa.Infarinato ha scritto:Comunque, è vero: perlopiú, oggigiorno, «la punteggiatura non risponde alle pause del parlato, ma contrassegna i rapporti sintattici esistenti tra le varie parti di una frase». Ma ci sono casi in cui (1) punteggiatura prosodica e punteggiatura sintattica (per fortuna!) coincidono e (2) l’uso d’un segno d’interpunzione non strettamente necessario dal punto di vista grammaticale può agevolare di molto la lettura. Ché —ricordiamocelo sempre— il fine della punteggiatura è solo quello, sia essa «sintattica» o «prosodica».
Caro Marco, quello che manca in Italia è un corpus linguistico come Dio comanda, accessibile a un prezzo contenuto a tutti gli studiosi. Sono sicuro che di esempi se ne troverebbero a bizzeffe, perché la lineetta davanti al punto è usatissima nei testi per le conversazioni radiofoniche.Marco1971 ha scritto:Se qualcuno trova un esempio di lineetta davanti al punto (si parla, lo ricordo, d’incisi, non di discorso diretto) in uno scritto formale, gli sarò grato di riportare la frase e il riferimento bibliografico.
Non avrei dovuto usare un’espressione di gergo. Nel giornalismo parlato si chiama conversazione ciò che nel giornalismo scritto si chiama articolo, e tra gli autori di conversazioni radiofoniche figurano nomi come Umberto Eco e Carlo Cassola, oltre ai tanti Beniamino Placido e Arrigo Levi. Comunque sia, un corpus degno di questo nome – diciamo di cento milioni di parole –conterrebbe tutti i registri, compreso quello della saggistica letteraria e linguistica.Marco1971 ha scritto:Sí, ci credo senz’altro, carissimo Uri; ma io parlavo dell’uso nella lingua formale, e della funzione parentetica della lineetta – non già di conversazioni radiofoniche. Mi sembra che la descrizione della Garavelli corrisponda all’uso effettivo negli scritti formali.
* «Massimo Birattari, diplomato (in storia) presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, è consulente editoriale, traduttore (di Paul Auster, Russell Banks, John Banville, Joseph O’Connor, Vikram Seth, oltre che di numerosi libri per ragazzi) e autore di opere saggistiche, narrative e per le scuole. Ha collaborato con oltre ottanta articoli a Scrivere, corso di scrittura creativa della Fabbri.»Scegliere la parentesi o le lineette è dunque una questione di gusto personale. Tuttavia fra loro c’è qualche piccola differenza, di uso, non di significato. La principale è che, contrariamente alle parentesi, le due lineette si possono usare solo in mezzo alla frase, non in fondo. Non si può scrivere, cioè:
* Ti assicuro che verremo – non ci credi? – .
È vero però che, contrariamente alle parentesi, è possibile usare una sola lineetta:
Ti assicuro che verremo – non ci credi?
Si tratta tuttavia di un uso d’importazione: il trattino singolo è un segno molto comune in inglese, ed equivale, di volta in volta, ai nostri due punti, al punto e virgola, a una parentesi. (I traduttori devono anche ricordare che, alla fine di una frase, ha lo stesso significato dei puntini di sospensione, e cosí va tradotto.) Comunque, in italiano non è indispensabile.
Diverso, e lecitissimo, è un altro uso del trattino (lungo o medio, singolo o in coppia): indica la battuta di un dialogo. Perciò il discorso prosegue nel paragrafo qui sotto.
Ecco, infatti.Marco1971 ha scritto:il trattino singolo è un segno molto comune in inglese, ed equivale, di volta in volta, 1)ai nostri due punti, al punto e virgola, 2)a una parentesi.
Ci porti qualche esempio autorevole di codest’uso.Federico ha scritto:Che in genere non si faccia non significa che non sia lecito...
L’esempio è pertinente: la lineetta «delimita un inciso, cioè un pensiero che sorge improvvisamente, oppure un pensiero che si sofferma con maggiore attenzione su ciò che è già stato espresso. […] Implica un cambiamento di tono, una brusca inserzione […]. Con il trattino, di solito, si delimita un pensiero che è come un breve commento o una rapida precisazione.» (Battaglia-Pernicone, Grammatica italiana, Torino, Loescher, 1984, pp. 71-72.)Federico ha scritto:P.s.: ancora una volta l'esempio non è pertinente: non penso che quel "non ci credi?" sia una parentesi...