Souchou-sama ha scritto:…non si tratta d’una «forma toscaneggiante in bocca a un lombardo», bensí d’una forma toscaneggiante* in bocca a un parlante d’italiano neutro.

Complimenti a Lei, e di dov’è? della
Neutrombardia?

(Sia chiaro: sono molto contento che [
soprattutto] un non toscano si sforzi di parlare in «italiano normale» [© Arrigo Castellani] —esempi illustri sono il Migliorini e lo stesso Canepari—, ma non si può essere «parlanti d’italiano neutro», solo parlanti d’un qualche italiano regionale [piú o meno vicino alla norma ideale] che usino [piú o meno frequentemente, se non addirittura esclusivamente] la pronuncia neutra.

)
Souchou-sama ha scritto:* Ma lo è davvero? Non è semplicemente neutra? La caduta di –re sí che sarebbe «toscaneggiante»!
È
storicamente toscaneggiante, e sempre molto comune in fiorentino, e non solo con gl’infiniti —un esempio per tutti:
cencinquanta (
cfr. anche il
DOP,
s.v. «
cento»).
Ricordiamoci inoltre che, in fiorentino, il mantenimento del /-re/ degl’infiniti, sebbene obbligatorio solo in posizione finale, è sempre possibile in posizione prevocalica (
cfr.,
e.g., Luciano Giannelli,
Toscana, Pisa: «Pacini», 2000² [1976¹], p. 43.) Anzi, proprio questo mantenimento di /-r(-e)/, unitamente al fatto che in fiorentino (e, piú generalmente, in toscano) tutti gl’infiniti apocopati,
indipendentemente dalla struttura accentuale (ossitona o no), sono seguiti da geminazione della consonante iniziale successiva, spinge a considerare quest’ultima «non alla stregua di RF ma di
assimilazione sincronica in posizione fonosintatticamente preconsonantica di /r/ divenuta finale» (Michele Loporcaro,
L’origine del raddoppiamento fonosintattico: saggio di fonologia diacronica romanza, Basel and Tübingen: «Francke Verlag», 1997, p. 84 [corsivo mio];
cfr. anche Leonardo Maria Savoia,
Condizioni fonetiche nel fiorentino volgare, «SGI», vol. IV [1975], pp. 211–330: 289).