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Inviato: gio, 23 ott 2014 17:58
di Zabob
1,
2 (al sing. a p. xiv, al pl. a p. xviii e xxii; inoltre sono presenti le espressioni
severe criminal history/ies e
severe criminal history records). Potrebbe trattarsi di un'espressione propria del linguaggio giuridico anglo-americano.
Senza "severe" su
Wikipedia.
Inviato: gio, 23 ott 2014 23:55
di Infarinato
Zabob ha scritto:Potrebbe trattarsi di un'espressione propria del linguaggio giuridico anglo-americano.
Per il momento, direi
solo americano.
Ma il punto è che, già in inglese,
severe criminal record è una fusione impropria di
severe crime e
criminal record, che dovrebbero invece dare
severe crime record o
severely criminal record.
Beh, certo:
criminal record è la nostra «fedina penale
sporca».
Inviato: ven, 24 ott 2014 2:10
di Freelancer
Osservo di passaggio che sia il Devoto-Oli sia il Treccani dicono che fedina = certificato penale, quindi, in senso stretto, dire fedina penale significa dire certificato penale penale. Invece il Gradit dà fedina penale come locuzione sostantivale, giustificando quindi la ridondanza. Comprensibile direi, perché in tante persone si è perso, come in molti altri casi (p. es. calligrafia) il significato originario della parola.
Inviato: ven, 24 ott 2014 9:15
di Zabob
Infarinato ha scritto:Zabob ha scritto:Potrebbe trattarsi di un'espressione propria del linguaggio giuridico anglo-americano.
Per il momento, direi
solo americano.
Sono stato frettoloso e me ne scuso: intendevo dire che forse l'aggettivazione
severe in riferimento a
criminal record lì da lei non si usa, ma nell'inglese americano sì (i due testi che ho collegato sono in effetti editi negli Stati Uniti).
Ho usato l'aggettivo anglo-americano (forse era meglio senza trattino) nel senso riportato dal
vocabolario Treccani (1.b.: «L’inglese parlato negli Stati Uniti, diverso per alcuni aspetti fonetici, lessicali, morfologici, ecc. dall’inglese parlato nella Gran Bretagna»).
Inviato: ven, 24 ott 2014 10:13
di Infarinato
Non c’è proprio nulla di cui scusarsi, anche se, a voler essere proprio pignoli, in quell’accezione [linguistica]
angloamericano è solo un sostantivo.

Inviato: sab, 01 nov 2014 14:09
di Zabob
In
questo articolo pubblicato sul sito dell'Istat compare per ben cinque volte l'espressione "severa deprivazione [materiale]", e una volta "severamente deprivate" (calco dell'ingl.
severe deprivation/severely deprived, ché anche "deprivare" è un inutile prestito). Nell'
analoga relazione riguardante l'anno precedente compariva, invece, accanto a "severa deprivazione", due volte "gravemente deprivato".
Re: «Severo» (= «grave»)
Inviato: dom, 30 mar 2025 21:20
di Freelancer
Infarinato ha scritto: lun, 27 mar 2023 15:02
Canape lasco ctonio ha scritto: lun, 27 mar 2023 13:27
[T]uttora usata in forme
severe di depressione cronica…
Meglio
gravi.
Severo e
severità in ambito medico sono tecnicismi collaterali. Si legga in merito a pagina 155 di
Un treno di sintomi di Luca Serianni, dove sono riportati vari esempi da riviste e autori. Conclude Serianni: "Il riferimento all'ambito medico è già registrato nel XIX secolo dal dizionario del Petrocchi; isolati esempi settecenteschi sono stati segnalati in un opuscolo del 1782 di Germano Azzoguide (Bologna 1740-1814). L'attuale fortuna dipende certamente dal modello dell'inglese
severe".
Re: «Le condizioni sono severe»
Inviato: lun, 31 mar 2025 12:42
di Carnby
Curiosamente il
GDLI ammette il significato medico di ‘grave’ e non accenna al fatto che sia un anglismo semantico (a meno che quella nota finale «n. 10» non sia un errore per «n. 11»). Invece per il significato economico, abbastanza simile, cita addirittura Pavese.
Re: «Le condizioni sono severe»
Inviato: lun, 31 mar 2025 18:18
di Infarinato
D’accordo, però, se si vuole riesumare un filone di tredici anni fa, bisognerebbe prendersi la briga di rileggersi quanto è stato scritto fin qui…
Innanzitutto, notiamo che gli esempi
letterari recano l’aggettivo
severo in posizione quasi esclusivamente attributiva. Col che,
condizioni severe appare comunque piú accettabile/italiano di un
le condizioni sono severe.
Poi, certo, è vero «
severo e
severità in àmbito medico sono tecnicismi collaterali [lessicali]», per dirla col Serianni.
L. Serianni, op. cit, p. 140 (sott. mia), ha scritto:
Nel loro insieme, i TC lessicali possono essere riuniti in tre gruppi fondamentali: a) alcuni rappresentano un “nome generale”, cioè un termine di estrema latitudine semantica come fatto o fenomeno; b) altri sono costituiti da un sinonimo di registro piú elevato rispetto a un vocabolo corrente (esordio ‘inizio’, inibire ‘impedire’, pregresso ‘precedente’), talvolta con intenzione eufemistica (indesiderato, infausto); c) altri ancora presentano uno scarto semantico rispetto alla lingua comune che potrebbe risultare ambiguo o equivoco per il comune paziente. Spesso si tratta di parole che correntemente presuppongono come soggetto un essere umano (o, come si dice, presentano il tratto [+ umano]) e che vengono adoperate in riferimento a enti inanimati (una malattia, una parte del corpo, un principio chimico ecc.), cioè col tratto semantico [- animato].
La sofferenza epatica, per esempio, non dà necessariamente “sofferenza” fisica all’ammalato, che potrebbe addirittura ignorare di avere problemi di fegato. Altre volte cambia la connotazione, da positiva (come in apprezzare: a. un gesto di cortesia, un bel quadro) a non marcata: leggendo in un referto che «non si apprezzano lesioni di natura traumatica a carico dei legamenti crociati», qualcuno invece di compiacersene potrebbe preoccuparsi, pensando che certe lesioni “non si apprezzano”, “non vengono apprezzate”, cioè vengono considerate “gravi” dal medico.
Insomma, nella lingua comune (ma anche nel linguaggio letterario non specialistico) faremo bene a limitare l’uso di questi tecnicismi (e di qualsiasi tecnicismo in generale)…
