Inviato: dom, 05 apr 2015 21:07
Purtroppo non so niente.
Spazio di discussione sulla lingua italiana / Discussion board on the Italian language
https://www.achyra.org/cruscate/
Non mi ero azzardato a fare ipotesi, ma vedo che Fiorenzo Toso, nel suo recentissimo "Le parlate liguri della Provenza. Il dialetto figun tra storia e memoria" 2014, attribuisce l'esito attuale ad una conservazione dell'esito presente nei dialetti di provenienza delle colonie liguri in Provenza. La zona di provenienza dei suddetti dialetti è compresa tra l'attuale Imperia e Albenga. Attualmente, nell'imperiese l'esito -ʧ- non è presente, mentre lo è nell'albenganese. Vi sono, però, dei fossili a Pontedassio, appena sopra Imperia, che ne testimoniano la presenza nel passato (dri'ʧuŋ "furbacchione", re'skøʧa "ricotta"). Ho avuto l'opportunità di verificare che lo stesso esito esiste ancora nel dialetto di Fanghetto, frazione di Olivetta San Michele: 'laʧe "latte", 'tryʧa "trota". A questo punto mi sembra difficile sostenere che si tratti semplicemente di un influsso piemontese e non di un esito comune, poi regredito.cambrilenc ha scritto:C’è (c’era) palatalizzazione di -CT- anche nelle isole linguistiche di Biot, Vallauris, Mons e Escragnolles, ma immagino sia difficile sapere se nel fare così conservavano un tratto arcaico oppure subivano influenza provenzale.
La ringrazio del gradito apprezzamento e mi consentirò di pensare, per qualche momento, che non sia esclusivamente dovuto alla sua cortesia personale ...cambrilenc ha scritto: lun, 02 dic 2019 17:06 Dopo questo prezioso contributo di Ligure, non potevo non ritornare brevemente qui per dire: bravissimo
Comunque: se
"Va, inoltre, osservato che [-ʧ-] è dovuto alle parlate piemontesi di confine con la Liguria, perché l'idioma piemontese, nell'ambito del suo territorio tradizionale di estensione linguistica, conosce anche l'esito [-it-]."
non si potrebbe quindi ipotizzare l´esistenza di un´amfizona -e anche per Olivetta ecc-, dove non si può parlare d´influsso piemontese sul ligure -ne ligure sul piemontese- bensì di sviluppi condivisi? Così come è condivisa, ad esempio, la caduta della T intervocalica (tra Arpitano, piemontes, occitano alpino..)
(eh si, lo so: l´ipotesi tradizionale continua ad essere probabilmente la più economica, e il mio contributo non è servito a niente... ma colgo l´occasione per salutare gli amici di questo filone)
Infatti nel messaggio precedente ho detto che sono forme del dialetto di Fanghetto non di Olivetta.Ligure ha scritto: mar, 26 nov 2019 20:18 E, a riprova, cita una mezza paginetta di voci dialettali in cui si riscontra l'esito citato, tra cui "lač" ['laʧ], non ['laʧe] come scritto nel precedente messaggio, = latte", "truča" ['truʧa] - non ['tryʧa] - = trota et al..
Mi trovo ad avvertire l'esigenza di premettere, doverosamente, che la "precisazione" fornita non scalfisce minimamente la validità - ovvia e scontata - di tutte le considerazioni che ho elaborato negli interventi precedenti in quanto del tutto irrilevante in merito alle motivazioni in essi analizzate.u merlu rucà ha scritto: mar, 17 dic 2019 19:20Infatti nel messaggio precedente ho detto che sono forme del dialetto di Fanghetto non di Olivetta.Ligure ha scritto: mar, 26 nov 2019 20:18 E, a riprova, cita una mezza paginetta di voci dialettali in cui si riscontra l'esito citato, tra cui "lač" ['laʧ], non ['laʧe] come scritto nel precedente messaggio, = latte", "truča" ['truʧa] - non ['tryʧa] - = trota et al..
Per quanto l'utente citato non partecipi più da tempo in modo attivo al foro, dato che il filone è stato denotato come "importante", prendo spunto a beneficio di tutti - gl'interessati, ovviamentecambrilenc ha scritto: mer, 21 gen 2015 17:34 Non so se ci sara qualcuno per leggere ulteriori interventi... ma io ci provo:
un esito non pan-ligure ma quasi, e che mi pare interessante è quello del nesso -tr-. Il passo a -ei- viene di solito considerato specifico occitano, ma lo si troba anche nel ponente ligure, e secondo G. Petracco è alla base del esito genovese:
il contado di Ventimiglia conserva compatto le forme payre e mayre, e queste sono anche alla base delle forme genovesi pwé e mwé (payre > *pwayre > *pwaye > pwé)che risultano largamente diffuse in Liguria
http://provence-historique.mmsh.univ-ai ... -HS_02.pdf
Evidentemente, [ü] vale [y]. Per altro, non si può, in generale, non riconoscere l'arbitrio che regna sovrano nelle fonti relativamente, ad es., alla resa grafica delle consonanti geminate, mentre, ovviamente, sarebbe solo una trascrizione fonetica esatta delle voci appartenenti alle diverse varietà dialettali a consentire di potersi rendere conto della pronuncia effettiva. L'uso della sola trascrizione fonologica - // -, che tiene esclusivamente conto del fatto che - nei dialetti liguri - è stato convenuto che sia la quantità vocalica - e non la durata consonantica (diversamente rispetto alla lingua italiana) - ad avere valore contrastivo, non può fornire - di per sé - l'informazione relativa a come si pronunci davvero una determinata parola in uno specifico dialetto ligure.u merlu rucà ha scritto: lun, 24 feb 2014 20:58 Alcuni tratti nell'evoluzione fonetica dei dialetti liguri. Ve ne sono altri, ma questi sono i più caratteristici.
1) Esito di Ū lunga latina.
In quasi tutta la Liguria l’esito di Ū è [ü]: vent. lüxe, spez.. lüṡe “luce” <LUCE>; in alcune località, tra cui Pigna (IM), la sua frazione Buggio e Fontanigorda (GE), vi è un’ulteriore evoluzione da ü > i, ad es.: pign. miřa, fontanig. mira “mula”.
Si conserva invece la [u] soltanto ad est della Spezia: vezz. mulo, fumo.
L'argomento evidenziato è già stato ampiamente trattato e chiarito in altri messaggi di questo filone, mentre è troppo ovvio che - indipendentemente dal fatto che si tratti del piemontese o di una qualsiasi altra favella - l'esito [ʧ] non può che risultare successivo - nel tempo - rispetto a [it], presupponendo, necessariamente, una metatesi da [it]>[ti]>[tj] ed è soltanto da questo esito che si poté ottenere [ʧ].u merlu rucà ha scritto: lun, 24 feb 2014 20:58 2) Palatalizzazione di -CT-
Quasi tutte le parlate liguri presentano il passaggio da -ct- latino a -jt- tipico dei dialetti galloitalici dell’Italia settentrionale, fenomeno spiegato spesso con il sostrato celtico e comune al francese: apric., baiard. carp., badal. nöjte “notte” < NOCTE, vall., vent., sanr., apric., sold., lajte “latte” < LACTE (nei dialetti intemeli il dittongo è sempre conservato dopo a, e, e in parte dopo ö, ü, mentre la [j] viene generalmente assorbita dopo ü e i: vent., vall. frütu “frutto” < FRUCTU; fritu “fritto” < FRICTU). In alcuni dialetti della fascia montana che va dall’Ingauna interna all’Oltregiogo savonese si ha, invece, la palatalizzazione in /č/ʧ/ castelv., calizz., sass., nöce, erli, giust. nöcce < NOCTE; castelv. láce, Erli, giust., calizz. lacce < LACTE come in molti dialetti lombardi e piemontesi. Viene da chiedersi quale sia stato l’esito originario ligure, dato che la palatalizzazione ʧ non è presente solo nella zona interna della provincia di Savona, dove vi sono forti influssi piemontesi, ma anche in paesi decisamente liguri. Nel piemontese stesso, l’esito –jt- sembra più recente. Nella Liguria orientale dalla linea Sesta Godano- Levanto l’esito è simile a quello toscano (-T- < -TT-: fato”fatto”). L’isoglossa è valida analogamente per gli esiti di -GD- che regolarmente vedono in quasi tutti i dialetti liguri fino a Levanto la vocalizzazione della G analoga a quella della C del gruppo CT [jd]: vall., sanr., pietr., sav., gen., arenz., ecc. frejdu; “freddo” < FRIGIDU, mentre nell’Oltregiogo abbiamo sass., rossigl. freǧu e nell’estremità orientale lev., sp. fredu, fredo.
Se "furzina" /fur'ʦina/ = forchetta è davvero l'esito del dialetto di Sarzana - per altro, solo amministrativamente ligure (il dialetto locale è di tipo lunigianese, non ligure! checché possano riferirne in merito i "testi"!) -, esso non è certamente l'esito di Fontanigorda! Chi conosce i dialetti di tipo genovese sa che, in essi, l'esito di /'CVna/ - C sta per consonante e V per vocale - è /'CVŋa/</'CVŋna/ (che si può ancora riscontrare in punti caratterizzati da linguaggio più arcaico). Questo costituisce uno dei tratti fondamentali di differenziazione dei dialetti di tipo genovese rispetto alle parlate liguri confinanti. Il tratto /'CVŋa/ risulta presente, sulla costa, dal confine col Finalese (che non lo presenta già più) fino a Levanto, che non lo prevede, e nell'entroterra corrispondente, dove si possono riscontrare località caratterizzate da /'CVŋna/, ma nessuna - tranne quelle che subiscono l'influenza di confini linguistici e che, quindi, non possono essere considerate di tipo schiettamente genovese - in cui si possa riscontrare/'CVna/. Del tutto inusuale e avvertito quale tratto “alieno” da tutti i locutori di parlate di tipo genovese. Quindi, Fontanigorda, “isolata” sull'Appennino e distante centinaia di chilometri (!) da entrambe le frontiere linguistiche che intercorrono tra il tipo /'CVŋa/ e /'CVna/, non può che possedere l'esito /'CVŋa/, cioè “fūrzin-a” /ˌfu:r'ʦiŋa/, mentre è soltanto a partire da Levanto o dal Finalese che si potranno riscontrare i primi parlanti che pronuncino “fūrsîna” /ˌfu:r's'i:na/! Se si assume che, essendo indubbiamente i dialetti linguaggi residuali e dotati di infimo prestigio socio-culturale, la scienza ad essi relativa possa essere soltanto “impressionistica” e approssimativa, si nega qualsiasi validità scientifica alla dialettologia.u merlu rucà ha scritto: lun, 24 feb 2014 20:58 Alcuni tratti nell'evoluzione fonetica dei dialetti liguri. Ve ne sono altri, ma questi sono i più caratteristici.
3) Assibilazione di CE, CI in [ts]
In tutta la Liguria, escluse soltanto alcune zone dell’estremo est, CI e CE risultano, in posizione iniziale o postconsonantica generalmente assibilati in [ts] fontanig., sarz. furzina < *FURCINA, carp., imp., sass., stella, fontanig. zèrne < CERNERE, o nello stadio successivo in [s]: sav., loan. chia. séxa, , arenz., gen., lev. sȇxa “ciliegia” < CERESEA, vent. fursina, leric. forsina, cam. furscin-a “forchetta” leric. sesi, sp. séṡoi, “ceci” < CĬCĔRE. Nella Liguria occidentale alcuni termini presentano eccezionalmente conservata la fricativa palatale, cfr. con le forme vall., vallecr. ceřeixa “ciliegia/ciliegio”; vall. furčina “forchetta”; vall., sold., vallecr. apric. ceixi “ceci”, vent. céixi
u merlu rucà ha scritto: lun, 24 feb 2014 20:58 4) Lenizione di -P- e -B-
La lenizione di -P e -B-, che ha come esito [v,], interessa tutta la Liguria: sarz., vezz. savòn; cic., chiav., vent. vall., alt. savùn “sapone” < SAPONEM; vall.; vent.; chiav. rava “rapa” < RĂPA; vall.; vent.; loan.; monter. savé “sapere” < SAPERE. In alcuni casi la [v] cade: tagg., giust., arenz., rezzoaglio, saùn “sapone”; vall., vent., sanr. touřa; sav. tòua; tri., tagg., pigno. tòa; “tavolo” < *TAULA < TA(B)ULA ; vall. fouřa, vallecr., calizz., carp. fořa, genov. centr. fòua “favola” < FA(B)ULA.
In quelle pagine si sente l'audio, ma non si vede la trascrizione.Ligure ha scritto: sab, 01 feb 2020 12:24 https://www2.hu-berlin.de/vivaldi/index ... 94&lang=de
In genovese, inoltre, anche l'approssimante /j/ può presentarsi geminato come, ad es, in sejja /'sejja/ = “sera”, che deriva dalla voce del socioletto aristocratico “seiŕa” /'seiŕa/>/'seia/>/'seija/>/'sejja/.
Anche relativamente a questa voce si possono ascoltare le registrazioni degl'informatori di Noli, Genova, Zoagli e Levanto. Tutti si avvalgono del "tipo" genovese di vocabolo e pronunciano - ben distintamente - l'approssimante /j/ geminato, cioè /-jj-/. Infatti, in italiano si ha l'/e/ allofonicamente lunga in quanto si tratta di sillaba aperta - /'se:ra/, mentre in genovese l'/e/ accentata è breve perché la sillaba risulta chiusa - /'sejja/. Ma per Genova e Noli i tedeschi "riescono" - nonostante la banale e chiara evidenza fonica - a trascrivere "ē", cioè /e/ lunga ! ! !
Pronuncia inesistente e mai esistita ! ! ! Neppure loro "riescono" ad "accettare" la realtà per ciò che - concretamente - essa è ! ! !
https://www2.hu-berlin.de/vivaldi/index ... 40&lang=de