bubu7 ha scritto:In effetti anche parole come fàida non appartengono al fondo tradizionale proveniente dal latino.
E una parola come guaina, che appartiene allo strato ereditario latino, ha subíto uno spostamento d’accento in «conseguenza dell’allargarsi dell’uso della parola ad ambienti manifatturieri dove la voce lett[eraria] non era conosciuta e l’acc[ento] ritratto appariva un segno d’esotica distinzione» (DOP, s.v. «guaina»).
Solo una riflessione. Non mi convince molto la spiegazione fornita dal DOP. Se lo spostamento d'accento venisse ritenuto "coevo" di quello riferito da I. Klajn a seguito di una moda "anglicizzante", non tutto tornerebbe, perché in molte zone del "Nord" la pronuncia "guàina" è anteriore di secoli a questa "moda" e sembra dovuta a pronunce di tipo "regionale" che prevedevano il dittongo "ài" - accentato sulla prima vocale - e che hanno contribuito a far confluire la voce nella classe - per altro impeccabile - di parole quali zaino, daino, traino et c. . Inoltre, in molte zone "guaina" - pur nella pronuncia "regionale" - era parola d'uso comune e continua a sfuggirmi la grande "prestigiosità" degli ambienti manifatturieri - di cui non mi rendo, evidentemente, conto - tale da richiedere uno spostamento d'accento . . . Neppure quanto riferito dal DOP in merito alla "rizotonia" delle forme verbali corrisponde alla mia esperienza. Ho interpellato con cautela diversi docenti liceali locali - spero non leggano - e ho sempre ottenuto la stessa risposta - anche un po' piccata -: "Sguàina!".
Come a dire: "E' ovvio! Hai proprio del gran tempo da perdere!"
Infarinato ha scritto:…un /ai/ accentato sul primo elemento in posizione non finale di parola ha ben poco di tradizionale!
Per completezza, a beneficio di chi non avesse molta familiarità con la fonetica storica dell’italiano, chiariamo anche perché: Larson, Fonologia, §1.5.4.
Ringrazio innanzitutto Infarinato per il riferimento all'insostituibile Larson e mi permetto solo di far notare - a beneficio di chi ami andare in profondità nella comprensione della lingua italiana - come il pur ottimo Larson denoti ancora come "semivocale" l'i del dittongo italiano "ai", mentre nei lavori di L. Canepari si legge chiaramente come a definizioni e descrizioni di questo tipo possa soltanto essere attribuita una valenza di tipo "storico-culturale". Sotto l'aspetto fonetico si tratta, infatti, di due vocali - o "vocoidi" secondo L. Canepari" - a tutti gli effetti.
ippogrifo ha scritto:come il pur ottimo Larson denoti ancora come "semivocale" l'i del dittongo italiano "ai", mentre nei lavori di L. Canepari si legge chiaramente come a definizioni e descrizioni di questo tipo possa soltanto essere attribuita una valenza di tipo "storico-culturale". Sotto l'aspetto fonetico si tratta, infatti, di due vocali - o "vocoidi" secondo L. Canepari" - a tutti gli effetti.
Credo che l'approccio di Larson sia fonologico e non fonetico in senso stretto e si rifaccia alla distinzione introdotta da Muljačić.