Lo stesso anche da me: es. «L’è bela che mai».Sixie ha scritto:Tornando alla questione, vorrei aggiungere la forma aggettivo + che mai come in bèla (bòna, trista) che mai, ancora in uso dalle mie parti.
[xMAR] «L’è» = «quant’è»
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- Ferdinand Bardamu
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Perbacco! Non avrei mai pensato d'intervenire in questo filone, perché dalle mie parti le espressioni di cui si parla non s'usano, e invece...
Mi avete appena richiamato alla mente un'espressione che non sentivo da tempo: «chi mai»!
Penso che si usi piú o meno come da voi (correggetemi se sbaglio):
«è bella chi mai» (è proprio bella!)
«s'è 'nquetàtu chi mai» (s'è arrabbiato tantissimo)
«gòi fa nu càvudu chi mai» (oggi fa davvero caldo!)
In pratica è un rafforzativo, equivalente all'italiano quanto mai, sempre posposto all'aggettivo o all'affermazione da accentuare. Specifico, però, che ha un sapore arcaico, e oramai capita raramente di sentirlo.
Mi avete appena richiamato alla mente un'espressione che non sentivo da tempo: «chi mai»!

Penso che si usi piú o meno come da voi (correggetemi se sbaglio):
«è bella chi mai» (è proprio bella!)
«s'è 'nquetàtu chi mai» (s'è arrabbiato tantissimo)
«gòi fa nu càvudu chi mai» (oggi fa davvero caldo!)
In pratica è un rafforzativo, equivalente all'italiano quanto mai, sempre posposto all'aggettivo o all'affermazione da accentuare. Specifico, però, che ha un sapore arcaico, e oramai capita raramente di sentirlo.
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
Clitici
Mentre, da ligure, mi ritrovo con quanto da lei riferito su "mai + agg.", rimango perplesso sulla breve frase in cui il soggetto è posposto.u merlu rucà ha scritto:In molti dialetti liguri il clitico è obbligatorio quando il soggetto precede il verbo (Tunìn u l'è arivàu), ma non quando segue (è arivàu Tunìn).
Premesso che a Genova i nomi propri richiedono l'articolo e che si pronuncia "Tugnin" - quindi, "u Tugnin" - e che, anche nei dialetti di tipo genovese, si poteva usare la forma verbale impersonale seguita dal sogg., debbo dire che non ho mai sentito (neppure gli "intemeli") pronunciare "è", per quanto in forma "impersonale", ma sempre "l'è". Come, del resto, anche a Genova, dove si direbbe: "u Tugnin u l'é arrivou", ma anche "l'é arrivou u Tugnin". Ma sempre con "l'é" all'impersonale: "l'é cadu, freidu" et c. e come io sento pronunciare anche dagli "intemeli".
Tutto dipende soltanto dal fatto che - alla III pers. sing. -, se la voce verbale inizia in vocale (e così si verifica per "é" - il timbro, a Genova, è chiuso), è richiesto " l' " anche nella forma impersonale.
Cioè, ad es.: a/u l'é = (lei/essa/lui/esso) è, ma anche - sempre - l'é = è,
mentre é risulta, nel dialetto, del tutto agrammaticale.
Quindi:
"L'é vegnüu u Tugnin
L'ariva u Tugnin
L'é arrivou u Tugnin
U Tugnin u vegne
U Tugnin u l'ariva
U Tugnin u l'é vegnüu
U Tugnin u l'é arrivou".
Ultima modifica di Ligure in data ven, 22 dic 2017 18:54, modificato 1 volta in totale.
Rispolvero questo filone per chiedere se codesta differenza vale anche in un caso come questo: come ti odio!/quanto ti odio!Ferdinand Bardamu ha scritto:Approssimativamente, si può dire che com’è [+ aggettivo] è piú frequente in Toscana, come ha ricordato Scilens; quant’è [+ aggettivo] è piú frequente a Roma e nelle regioni meridionali
Re: [FT] Soggetto clitico obbligatorio nei dialetti
Leggo solo ora. Per quanto - almeno - concerne i dialetti liguri un soggetto clitico - quindi, privo d'accento - non può corrispondere a un pronome accentato. Cioè la traduzione letterale di ch'u l'é non può che essere "che è". "Egli, ella, lui o lei" sarebbe sempre lê /'le:/* - invariabile al variare del genere -. Detto più semplicemente: "lui/lei è" = lê a/u l'é - in dipendenza dal genere -, ma "è" si dice - "obbligatoriamente" - a/u l'é - a seconda del genere - e l'é risulta possibile soltanto in frasi impersonali - ad es., l'é freidu = è/fa freddo. Quindi, "so che è ... " = so ch'a/u l'é, mentre "so che lei/lui è" = so che lê a/u l'é. Soltanto una frase subordinata impersonale potrebbe avere solamente il pronome l': come, ad es., in u so che l'é freidu ... = "(lo) so che fa freddo". Spero di essere stato chiaro.Ivan92 ha scritto: lun, 09 mar 2015 13:22 Grazie ancora.
Ma solamente per ciò che concerne veneto e ligure, giusto? Infatti, mai belu ch'u l'è e che belo che l'è possono essere tradotte —alla lettera, s'intende— cosí: che bello che (egli, ella, esso, ecc.) è. Dietro quel l' si cela il soggetto clitico di cui sopra. Invece il nostro l' supplisce alla mancanza dell'avverbio quanto, almeno cosí sembra. Non pare che funga da soggetto clitico.Ferdinand Bardamu ha scritto:Si tratta di un soggetto clitico obbligatorio.
Continuo a non capire come un "lé" possa letteralmente equivalere a un "quanto". E continuo a non comprenderne il significato. Anche perché non conosco per nulla i pronomi neutri delle Marche

Nell'italiano della Liguria le frasi che sono state analizzate in questo filone sono tutte possibili, ma - se pure l'intonazione interrogativa dei liguri (anche in italiano) non risulti molto nettamente percepibile - sono, in realtà, interrogative e il pronome è neutro.
Ad es., "lo sei stupido?" (la prosecuzione - sempre implicita -, se verbalizzata, sarebbe "Certo che sì!". Come anche "lo sarai stupido?" (Certo che sì!). Oppure "Lo è bello?", che vale "E' davvero molto bello! Certo che sì!
E anche "lo sei bella? ma - ad es., traditrice ... " . Qui prima di "sei bella" può starci solo un pronome neutro.
Sono tutte frasi desunte da un registro colloquiale molto popolare e poco controllato.
In Liguria si tratta semplicemente dell'uso del pronome neutro, che si adopera - come pure in italiano non regionale - anche nel significato di "tale". Come, ad es., in "Lo è furbo?" - "Sì, lo è proprio tanto!", calco diretto dal dialetto. Nessuno direbbe mai: "E' proprio tale!".
Come dimostra quest'ultimo caso, la stessa identica formulazione vale anche per una domanda non retorica, posta per ottenere un'effettiva risposta, mentre - in senso retorico - "Lo è furbo?/lo sarà furbo?" continuano a valere quali esclamazioni col preciso significato di "E' tremendamente furbo! Non c'è dubbio!". Qui solo il contesto può chiarire il significato perché l'intonazione dei parlanti non varia.
* Il circonflesso indica vocale - contrastivamente - lunga. Infatti, a differenza di quanto avviene nella lingua italiana in cui le vocali sono - allofonicamente - di diversa durata in funzione dell'apertura o della chiusura della sillaba soltanto nel corpo della parola, le sillabe aperte accentate finali di parola possono essere sia brevi quanto lunghe.
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