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Re: «Aborto»

Inviato: mer, 13 nov 2024 14:18
di Neve
Nel mio precedente messaggio avevo innanzitutto voluto chiarire (visti i pareri tra loro discordi degl'interventi precedenti) che in Italiano la parola aborto non caratterizza di per sé la volontarietà o meno dell'atto.
In second'ordine, avevo segnalato che nessun parlante proveniente dal mondo delle professioni sanitarie userebbe nel suo ambito professionale il termine procurato, che ha una sfumatura associata ad atto violento o illecito.
Infine, registravo l'uso sempre più frequente di interruzione volontaria di gravidanza o ancor meglio IVG, per la sua rapidità di pronuncia/scrittura; e fors'anche perché sembra attenuare qualsiasi connotazione di natura etica.

Re: «Aborto»

Inviato: mer, 13 nov 2024 23:24
di Carnby
domna charola ha scritto: lun, 11 nov 2024 23:17 In teoria, ne abbiamo tre tipi: spontaneo, cioè che avviene naturalmente senza azione cosciente di nessuno, provocato da qualcuno ad esempio che colpisce la gestante in un'aggressione, volontario quando è invece la gestante a decidere.
Sì, ma volendo si può anche distinguere un aborto indotto per malformazione del feto o un aborto indotto per gravidanza indesiderata. In realtà i due tipi fondamentali mi pare che siano quello spontaneo e quello indotto.

Re: «Aborto»

Inviato: gio, 14 nov 2024 9:55
di domna charola
✺✺✺ ha scritto: mar, 12 nov 2024 12:40 Nulla di tutto ciò può essere evinto dal messaggio di Neve. Avevo dettagliato il perché, ma l'amministratore o il moderatore hanno cassato il messaggio senza giustificazione alcuna.
Io non lo evinco dal messaggio, semplicemente penso a come mi esprimerei nei vari casi, come parte in causa. L'utente Neve - dalle sue dichiarazioni - è una delle due parti in causa, io come appartenente al genere potenzialmente interessato da questa pratica rappresento la seconda parte.
Allora, nel caso in questione, non direi che "mi induco o mi procuro un aborto", nè che "vado a farmi indurre un aborto", semplicemente dico che volontariamente decido di abortire. Se invece il medico mi dicesse "signora, è a rischio, interrompiamo", allora direi che mi hanno indotto l'aborto. Tutto qui. Sono sfumature, ma hanno un peso, anche nella percezione da parte di terzi.

Re: «Aborto»

Inviato: gio, 14 nov 2024 10:03
di domna charola
Carnby ha scritto: mer, 13 nov 2024 23:24
Sì, ma volendo si può anche distinguere un aborto indotto per malformazione del feto o un aborto indotto per gravidanza indesiderata. In realtà i due tipi fondamentali mi pare che siano quello spontaneo e quello indotto.
Dipende dall'ambito in cui si sta parlando. Dal punto di vista "materiale" sì, tertium non datur; però all'infuori di un ambito strettamente tecnico l'uso dei termini è un po' più articolato, barcamenandosi fra il politicamente corretto e il non urtare la sensibilità di terzi. Penso ad esempio al linguaggio comune o a quello dell'informazione giornalistica o cose del genere: un "aborto indotto" non è un'informazione sufficiente, e quindi mi trovo comunque a specificare "volontariamente fatto indurre all'interno della normativa vigente" (perché allora mi subentra anche l'ipotesi regolare/clandestino), che è il concetto completo insito nella sigla burocratica IVG. Non userei ad esempio IVG per parlare di un atto clandestino, fuori dalla normativa, quindi la sigla mi definisce una specifica azione e il suo campo di eseguibilità, i limiti legislativi vigenti e quindi le modalità di attuazione. Nell'informazione non è poco.

Re: «Aborto»

Inviato: lun, 18 nov 2024 17:30
di ✺✺✺ (cancellato)
Neve ha scritto: mer, 13 nov 2024 14:18 Nel mio precedente messaggio avevo innanzitutto voluto chiarire (visti i pareri tra loro discordi degl'interventi precedenti) che in Italiano la parola aborto non caratterizza di per sé la volontarietà o meno dell'atto.
A dire il vero la prima affermazione era la seguente:
Neve ha scritto: mer, 06 nov 2024 17:27 Abortire, avere un aborto, possono indicare indifferentemente sia l'aborto spontaneo, sia quello provocato/indotto
Che è un'affermazione che andrebbe sostenuta con dati alla mano.
Ovvero documenti di qualche struttura ospedaliera che attestino l'uso di abortire per riferirsi all'aborto spontaneo, ossia come sinonimo di avere un aborto.

Che la parola aborto, in sé, possa indicare entrambi gli aborti nessuno qui l'ha obiettato. È abortire il tema.
Neve ha scritto: mer, 13 nov 2024 14:18In second'ordine, avevo segnalato che nessun parlante proveniente dal mondo delle professioni sanitarie userebbe nel suo ambito professionale il termine procurato, che ha una sfumatura associata ad atto violento o illecito.
A mio avviso un medico obiettore non dovrebbe farsi particolari problemi a usare il termine procurato, proprio perché convinto trattarsi di un atto violento, a prescindere dalla liceità.
Neve ha scritto: mer, 13 nov 2024 14:18Infine, registravo l'uso sempre più frequente di interruzione volontaria di gravidanza o ancor meglio IVG, per la sua rapidità di pronuncia/scrittura; e fors'anche perché sembra attenuare qualsiasi connotazione di natura etica.
E anche qui a mio avviso ci si sta riferendo ai medici non obiettori, che sono una piccola percentuale dei professionisti titolati a seguire una gravidanza (desiderata o meno che sia).

Re: «Aborto»

Inviato: lun, 18 nov 2024 20:48
di Neve
Cosa le devo rispondere? Documenti? Faccia un giro in una qualsiasi struttura sanitaria e chieda con che significato viene impiegato il termine abortire.
Quanto all'uso del termine procurato da parte dei medici obiettori, lo definirei un sofisma, nulla di più.

Re: «Aborto»

Inviato: lun, 18 nov 2024 22:57
di domna charola
✺✺✺ ha scritto: lun, 18 nov 2024 17:30
A mio avviso un medico obiettore non dovrebbe farsi particolari problemi a usare il termine procurato, proprio perché convinto trattarsi di un atto violento, a prescindere dalla liceità.
Neve ha scritto: mer, 13 nov 2024 14:18Infine, registravo l'uso sempre più frequente di interruzione volontaria di gravidanza o ancor meglio IVG, per la sua rapidità di pronuncia/scrittura; e fors'anche perché sembra attenuare qualsiasi connotazione di natura etica.
E anche qui a mio avviso ci si sta riferendo ai medici non obiettori, che sono una piccola percentuale dei professionisti titolati a seguire una gravidanza (desiderata o meno che sia).
In effetti, ci si sta riferendo ai medici che fanno il medico applicando primariamente le leggi vigenti. Viene concessa sì la deroga per motivi di coscienza, ma è appunto una deroga, mentre la norma, il "medico" operatore da considerare è quello che esercita compiutamente la professione secondo i requisiti della legge. E non costituisce probabilemente "una piccola percentuale". Ma qui rischiamo di scivolare nel politico, quindi consideriamo solo i termini della legge, che parla infatti di "medici obiettori" come una possibile sottocategoria, e non di "medici abortisti" come minoranza tutelata nelle proprie idee.