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un segnale di speranza

Inviato: mar, 10 gen 2012 0:06
di bertrand822
Se vi può risollevare il morale, qui c'è un giornale telematico meno itangliano del solito.
Li vogliamo incoraggiare?

Inviato: mar, 10 gen 2012 13:33
di Modna
Ottima idea! Qui la pagina dei contatti. ;)

Potrebbe incoraggiarli metterli al corrente dell'esistenza di Cruscate e della lista di Achyra, esternandogli la nostra stima per la maggior cura del linguaggio? :D
A giudicare dalla pagina degli autori del sito, il merito della appropriatezza dei termini usati va interamente ai direttori della agenzia!

Inviato: sab, 24 mar 2012 14:11
di Andrea Russo
Da un articolo trovato or ora per caso:
«Per il temporary store Adidas di Lollapalooza, lo storico brand di sportswear ha ideato una costruzione dal forte impatto visivo: la fedele riproduzione di una tipica scatola di scarpe. Lo scopo? Creare un’identità aziendale unica e distintiva attraverso i suoi elementi maggiormente visibili dal consumatore, progettando uno store dotato di coerenza visiva, di stile, di contenuto.
Non è la prima volta che Adidas utilizza, come elementi della propria visual identity, oggetti tipici del proprio core product: ecco infatti i biglietti da visita costituiti da lacci per le scarpe, su cui sono impressi informazioni e dati dei dipendenti.
L’idea di usare un gigantesco Sneaker Box era inoltre stata utilizzata per un’iniziativa di marketing non convenzionale in occasione dell’apertura del flagship store a Melbourne» (grassetti miei).

Ma stiamo scherzando?! :evil:
Scusate ma mi fa rabbia leggere "testi" del genere!

Inviato: sab, 24 mar 2012 14:17
di Carnby
Ne ha lasciati due: :wink:
Andrea Russo ha scritto:L’idea di usare un gigantesco Sneaker Box era inoltre stata utilizzata per un’iniziativa di marketing non convenzionale [...]

Nel linguaggio pubblicitario questi «testi» scritti in una lingua irrreale sono troppo frequenti. Speriamo che la gente comini a reagire.

Inviato: sab, 24 mar 2012 14:32
di Ferdinand Bardamu
Il brand di sportswear. Quando ci stuferemo di parlare come i paninari?

Scusate, ma sento il bisogno di riparare a questo scempio:
Per il negozio temporaneo Adidas di Lollapalooza, lo storico marchio di abbigliamento sportivo ha ideato una costruzione dal forte impatto visivo: la fedele riproduzione di una tipica scatola di scarpe. Lo scopo? Creare un’identità aziendale unica e distintiva attraverso i suoi elementi maggiormente visibili dal consumatore, progettando un negozio dotato di coerenza visiva, di stile, di contenuto.

Non è la prima volta che Adidas utilizza, come elementi della propria identità d'immagine, oggetti tipici del proprio prodotto principale: ecco infatti i biglietti da visita costituiti da lacci per le scarpe, su cui sono impressi informazioni e dati dei dipendenti.

L’idea di usare una gigantesca scatola di scarpe era inoltre stata utilizzata per un’iniziativa di pubblicità non convenzionale in occasione dell’apertura del negozio di punta a Melbourne

Inviato: sab, 24 mar 2012 14:38
di Carnby
Ferdinand Bardamu ha scritto:Quando ci stuferemo di parlare come i paninari?
I paninari parlavano una lingua più italiana di questi. :)

Inviato: sab, 24 mar 2012 14:40
di Ferdinand Bardamu
Sí, e perlomeno il loro impiego di anglicismi era confinato al gergo giovanile e, spesso, chiaramente ironico (sarà che ho in mente Drive In…).

Inviato: sab, 24 mar 2012 14:57
di Modna
Putroppo si tratta degli effetti a valle dell'enorme abuso di anglicismi che pervade i mèdia e, putroppo, anche parte dell'istruzione universitaria... nei corsi di economia aziendale, e soprattutto di marketing, espressioni come core product, visual identity e compagnia sono effettivamente usate da professori annoiati, che cercano di darsi un tono al pari dell'Azzecca-garbugli manzoniano, il quale non avendo molto da dire cerca di dirlo in modo complesso e fumoso, per apparire più colto. A leggere le riviste "specialistiche" di marketing (sedicenti tali, perché sembrano riviste di pettegolezzi) viene la nausea... poco di concreto da dire e un sacco di fumo per rivestirlo. :(

Comunque non credo sia su questi che bisogna agire, perché rappresentano l'effetto finale... le università sono il fulcro, i manuali adottati, le associazioni di professionisti... quelli sono i nodi (hub, direbbero i "marchettari" :)) strategici su cui agire... il resto "segue".

Inviato: sab, 24 mar 2012 15:53
di Cosimo Piovasco
Purtroppo, gli stessi ignoranti che usavano stralci di latino per darsi un tono, adesso usano l'inglese. E così fanno la maggioranza dei professori di economia, dei pubblicitari, e di molta altra gente che non ha un'idea ben precisa, probabilmente, di cosa sia l'italiano. La servitù genera accondiscendenza.

Inviato: sab, 24 mar 2012 15:57
di Andrea Russo
Carnby ha scritto:Ne ha lasciati due: :wink:
Andrea Russo ha scritto:L’idea di usare un gigantesco Sneaker Box era inoltre stata utilizzata per un’iniziativa di marketing non convenzionale [...]
Ha ragione: il primo termine stavo per sottolinearlo ma avendo visto la maiuscola, e non avendo voglia di fare ricerche, pensavo fosse un nome proprio (ma è comunque traducibile facilmente); il secondo invece non l'ho sottolineato perché ormai è piú assestato degli altri. Intendiamoci: non che non se ne possa fare a meno (anzi!), ma gli altri anglismi mi sembravano molto piú incredibili.

Non pensavo che questi termini fossero effettivamente in uso, come invece c'informa Modna. Piú che altro m'immagino come li pronuncino bene. :roll: Il brutto è che alla fine parleranno tranquillamente di /'kore 'produkt/, di /'visual i'dentiti/, di /'store/ e cosí via.

Grazie Ferdinand per aver tradotto quest'orrore inaudito!

Inviato: sab, 24 mar 2012 18:48
di PersOnLine
Mi chiedo quanti di questi termini l'uomo della strada (che poi il destinatario finale di questa comunicazione) sia realmente in grado di capire - ma anche chi li scrive.

Inviato: sab, 24 mar 2012 18:55
di Ferdinand Bardamu
Conosco il sito da cui è stato preso quel comunicato: si tratta di notizie di settore destinate a operatori di settore. I pubblicitari, lo sappiamo, parlano cosí tra di loro.

Ciò non significa, però, che ci dobbiamo rassegnare a lasciarli parlare cosí, anzi, giacché accade che molti termini dei «marchettari» filtrino anche tra i non addetti ai lavori: vedi, ad esempio, brand o store.

Inviato: sab, 24 mar 2012 23:12
di edoram
Lavoro in ambito pubblcitario e purtroppo posso confermare che il linguaggio è fortemente inquinato dai forestierismi.

Brand, claim, payoff, layout, shooting, outfit, core product, art director, editing, make up artist... È una vera invasione ;)

E la cosa più assurda è che sembra essere l'unico linguaggio possibile. Io spesso vengo additato come l'imbranato vecchio stile, perché uso termini come, sessione fotografica, cambio d'abito o marchio!

in ogni caso mi accorgo che fare un uso più corretto della lingua offre notevoli vantaggi non solo ai fini del messaggio finale, ma indirettamente anche sulla pubblicità stessa. Quello che sulle prime può sembrare un linguaggio "non alla moda" si giustifica invece in una comunicazione più professionale che trova riscontri positivi sia tra i colleghi che tra i clienti.

A volte penso che il motivo di tanti forestierismi nella lingua italiana sia dovuto al fatto che, conoscendo mediamente poco le lingue straniere, infilare qualche inglesismo ogni tanto, ci illuda di apparire "gente di mondo". ;)

Inviato: dom, 25 mar 2012 0:00
di Andrea Russo
C'è proprio da arrabbiarsi: come «l'imbranato vecchio stile»! :evil:
Adesso parlare italiano vuol dire essere esposti a prese in giro... Certo, molto meglio inserire un anglismo a ogni piè sospinto!
Poi spesso la sera guardo il tiggí e i miei mi chiedono che cosa vuol dire questa o quella parola inglese: perché chi non conosce l'inglese ci deve rimettere? D'accordo, dal contesto si potrebbe arrivare al significato della parola straniera, ma per qual motivo devono complicare la vita, specie quando il termine ha un suo ben attestato – o comunque piú trasparente – traducente?

Eppure, anche se l'economia non è il mio forte, lo scopo della pubblicità dovrebbe essere quello di far arrivare al consumatore un messaggio, cioè che cosa si vende e le sue caratteristiche. Allora perché non rendere chiaro al massimo questo messaggio?

Inviato: dom, 25 mar 2012 9:35
di Andrea Russo
Ferdinand Bardamu ha scritto:Per il negozio temporaneo Adidas di Lollapalooza, lo storico marchio di abbigliamento sportivo ha ideato una costruzione dal forte impatto visivo: la fedele riproduzione di una tipica scatola di scarpe. Lo scopo? Creare un’identità aziendale unica e distintiva attraverso i suoi elementi maggiormente visibili dal consumatore, progettando un negozio dotato di coerenza visiva, di stile, di contenuto.
A proposito di negozio temporaneo, v'informo che esiste anche l'espressione negozio a tempo, che quasi quasi preferisco, in quanto non è un semplice calco dall'inglese.