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Inviato: gio, 15 feb 2007 19:49
di Marco1971
Un fiat è una parola latina (ripescamento dòtto) usata in italiano, non una parola propriamente italiana. L’esito spontaneo sarebbe stato un fia o un sia.

Inviato: gio, 15 feb 2007 20:00
di Freelancer
Marco1971 ha scritto:Un fiat è una parola latina (ripescamento dòtto) usata in italiano, non una parola propriamente italiana. L’esito spontaneo sarebbe stato un fia o un sia.
Era parola latina ai suoi tempi, era la terza persona singolare del congiuntivo presente di fieri, adesso invece è una parola italiana sinonimo di un attimo, un istante.

In modo analogo, bar non è una parola inglese, perché convoglia significati che mancano nella parola inglese bar (alcuni giorni fa ho seguito un'animata discussione fra vari traduttori di madrelingua inglese sul non semplice compito di tradurre bar in inglese). Bar è quindi una parola italiana.

E così via.

Inviato: gio, 15 feb 2007 20:03
di fabbe
Freelancer ha scritto:L'argomentazione si può rovesciare: il fatto che in italiano si sia creata questa parola terminante in consonante - non è l'unica naturalmente - parola macedonia o altro che sia, dimostra una volta di più che l'italiano accetta tranquillamente finali consonantiche.
In realtà si tratta di parole percepite da molti parlanti italiani di importazione inglese a causa proprio della loro struttura particolare.

Spesso la stessa sorte tocca (incredibilmente) anche all'antichissimo ed usatissimo "gratis"!

Inviato: gio, 15 feb 2007 20:23
di Narsete
Grazie del benvenuto Fabbe, ho consultato la lista e l'ho trovata utilissima.

Bar, per quanto ne so io deriva dalla parola inglese "bar" che sta per barra; quella che si trova difronte ai banconi (dei bar appunto) non so se sia quella in basso per poggiare i piedi.
Cmq in Inghilterra un "bar" è un esercizio completamente diverso da quello che intendiamo noi.

Inviato: gio, 15 feb 2007 21:22
di Marco1971
Freelancer ha scritto:Era parola latina ai suoi tempi, era la terza persona singolare del congiuntivo presente di fieri, adesso invece è una parola italiana sinonimo di un attimo, un istante.
Naturalmente dissento: lei parla di semantica, io di struttura identificante. Il fatto che un vocabolo diventi familiare non significa, stricto sensu, che sia italiano, e fiat rimane formalmente una citazione latina d’origine biblica. Potrebbe entrare nella lingua una parola come Leidenschaftlichkeit, ma, se anche venisse pronunciata mille volte il giorno e fosse da tutti intesa, rimarrebbe tedesca, di nascita e di fatto.

Per quanto riguarda bar ho già espresso la mia tolleranza.

Inviato: gio, 15 feb 2007 21:33
di Federico
Freelancer ha scritto:
Narsete ha scritto:
Freelancer ha scritto: L'argomentazione si può rovesciare: il fatto che in italiano si sia creata questa parola terminante in consonante - non è l'unica naturalmente - parola macedonia o altro che sia, dimostra una volta di più che l'italiano accetta tranquillamente finali consonantiche.
Ha altri esempi da proporre?
Colf, da col(laboratrice) f(amiliare).
Non so fino a che punto si possa dare valenza generale al caso specifico di sigle, acronimi ecc...

Inviato: ven, 16 feb 2007 9:58
di bubu7
Freelancer ha scritto:
Marco1971 ha scritto:Un fiat è una parola latina (ripescamento dòtto) usata in italiano, non una parola propriamente italiana. L’esito spontaneo sarebbe stato un fia o un sia.
Era parola latina ai suoi tempi, era la terza persona singolare del congiuntivo presente di fieri, adesso invece è una parola italiana sinonimo di un attimo, un istante.

In modo analogo, bar non è una parola inglese, perché convoglia significati che mancano nella parola inglese bar (alcuni giorni fa ho seguito un'animata discussione fra vari traduttori di madrelingua inglese sul non semplice compito di tradurre bar in inglese). Bar è quindi una parola italiana.

E così via.
Hai perfettamente ragione su bar, come l'avresti su standard.
Un po' meno, secondo me, su fiat, che è sempre avvertito come una citazione.
Per quanto riguarda la terminazione -at, essa non è tipica dell'italiano, anche contemporaneo.
Dei 159 risultati del GRADIT, a parte sigle e termini estremamente tecnici e poco usati, rarissime sono le parole di una certa diffusione. Oltre bancomat, abbiamo habitat e, meno frequenti, meteosat, Raisat e ziggurat (quest'ultimo, pensate un po', dall'assiro zikkurratu).
Dall'inglese, l'accettabile format (ma l'adattamento formato non avrebbe disturbato) e il meno accettabile chat.

Inviato: ven, 16 feb 2007 11:03
di Narsete
Cercasi proposta di traducente per: Touch-pad il mouse tattile dei pc portatili.
Avete suggerimenti? ho notato che non c'è nella lista, ma forse mi sbaglio...

BAR

Inviato: ven, 16 feb 2007 11:27
di Uri Burton
... ([A]lcuni giorni fa ho seguito un'animata discussione fra vari traduttori di madrelingua inglese sul non semplice compito di tradurre bar in inglese) ...
Titolo di prima, Daily Telegraph di questa mattina, versione elettronica:

Smoke detectives are taking over the streets. Thousands of council officers will be on the streets this summer, patrolling bars, restaurants and shops in an attempt to police the smoking ban

Inviato: ven, 16 feb 2007 11:52
di fabbe
Narsete ha scritto:Cercasi proposta di traducente per: Touch-pad il mouse tattile dei pc portatili.
Avete suggerimenti? ho notato che non c'è nella lista, ma forse mi sbaglio...
Quadro tattile.

Inviato: ven, 16 feb 2007 12:00
di Infarinato
fabbe ha scritto:
Narsete ha scritto:Cercasi proposta di traducente per: Touch-pad il mouse tattile dei pc portatili.
Avete suggerimenti? ho notato che non c'è nella lista, ma forse mi sbaglio...
Quadro tattile.
Pensavo anch’io a qualcosa del genere per touch-pad/track-pad sul modello francese: piattaforma/tappetino tattile, ma quadro tattile mi sembra di gran lunga preferibile… Piú informalmente, sul modello di (s)corrimano si potrebbe fare (s)corridito, ma lascio queste cose al nostro onomaturgo di fiducia, Marco. :D

P.S. Noto che «tappeto tattile» è già usato (probabilmente da pochissimi) in un’accezione leggermente diversa

Re: BAR

Inviato: ven, 16 feb 2007 16:02
di Narsete
Uri Burton ha scritto:
... ([A]lcuni giorni fa ho seguito un'animata discussione fra vari traduttori di madrelingua inglese sul non semplice compito di tradurre bar in inglese) ...
Titolo di prima, Daily Telegraph di questa mattina, versione elettronica:

Smoke detectives are taking over the streets. Thousands of council officers will be on the streets this summer, patrolling bars, restaurants and shops in an attempt to police the smoking ban
Dal dizionario "Il Ragazzini 2005; IT-EN: EN-IT":
Bar: banco o locale, bar, sala bar (dove si consuma un dato cibo o bevanda)
Da cui: wine bar, coffee bar, sandwich bar.

A seconda del sostantivo che lo precede indica la tipologia di esercizio, quindi i precedenti termini si traducono in italiano con: enoteca, caffè, paninoteca/banco panini.

Per quanto riguarda invece touch-pad aspetto anch'io che Marco si pronunci!
Intanto rilancio con "puntatore tattile".

Inviato: ven, 16 feb 2007 16:17
di bubu7
Infarinato ha scritto: Pensavo anch’io a qualcosa del genere per touch-pad/track-pad sul modello francese: piattaforma/tappetino tattile, ma quadro tattile mi sembra di gran lunga preferibile…
Invece, secondo me, è tappetino tattile a essere di gran lunga preferibile. Esiste già, discretamente diffuso, il tappetino per il mouse. In molti casi poi si potrebbe parlare semplicemente di tappetino.

Re: BAR

Inviato: ven, 16 feb 2007 16:30
di Infarinato
Narsete ha scritto:Dal dizionario "Il Ragazzini 2005; IT-EN: EN-IT":
Bar: banco o locale, bar, sala bar (dove si consuma un dato cibo o bevanda)…
Guardi che Uri lo sa cosa vuol dire bar in inglese: come il sottoscritto, è da «un po’» che ci vive in Inghilterra. ;)
Narsete ha scritto:Intanto rilancio con "puntatore tattile".
:? Ma [quasi] tutt’i dispositivi di puntamento sono «tattili»… o no?

Grazie a Bubu dell’approvazione… Non so: quadro mi pareva meno equivocabile, ancorché (forse) meno immediato…

Re: BAR

Inviato: ven, 16 feb 2007 17:35
di Freelancer
Uri Burton ha scritto:
... ([A]lcuni giorni fa ho seguito un'animata discussione fra vari traduttori di madrelingua inglese sul non semplice compito di tradurre bar in inglese) ...
Titolo di prima, Daily Telegraph di questa mattina, versione elettronica:

Smoke detectives are taking over the streets. Thousands of council officers will be on the streets this summer, patrolling bars, restaurants and shops in an attempt to police the smoking ban
Non mi è chiaro cosa si voglia dimostrare riportando questo articolo. Pensavo che quello che avevo detto era abbastanza chiaro. La discussione di cui parlavo si riferiva alla traduzione in inglese di una brochure di una ditta italiana produttrice di caffè e in cui compariva la parola bar, e si parlava del fatto che in inglese in questo caso non si poteva dire semplicemente bar. Del resto chi vive all'estero sa bene che il bar italiano è un esercizio diverso da un bar americano o inglese. E qui la chiudo su bar perché questa parola esiste da 50 anni almeno nella lingua italiana, tutti sappiamo cos'è un bar italiano e nessuno di noi ha la necessità di tradurre questa parola in inglese.

Era un esempio che, insieme con fiat, voleva indicare che l'italianità di una parola può essere individuata - secondo i punti di vista - con la struttura identificante, come dice Marco, o con il significato particolare da essa assunto e la diffusione dell'uso o con entrambi. Insomma una parola può essere nata straniera e rimanere straniera nell'aspetto; ma se la lingua l'adotta, la fa propria.

Un figlio adottato è diverso da uno naturale perché può avere tratti genetici diversi da quelli dei genitori; i quali però lo plasmeranno a loro immagine e somiglianza per quanto riguarda i gusti personali e la loro cultura, senza parlare dell'influsso dell'ambiente, che sarà completamente diverso da quello che sarebbe stato esercitato dall'ambiente in cui il bambino sarebbe altrimenti cresciuto.

Quindi la struttura identificante del bambino (della parola) lo contrassegna come straniero, ma il suo sviluppo (la sua risemantizzazione) ne stabilisce inequivocabilmente la sua appartenza al nuovo ambiente in cui vive e prospera.