Inviato: sab, 01 set 2007 22:48
Pazienza. Attendo i risultati.
Spazio di discussione sulla lingua italiana / Discussion board on the Italian language
https://www.achyra.org/cruscate/
Benissimo. Io ho già un progetto di DiNo (di cui solo Ladim sa)... ma nulla disvelo.Bue ha scritto:Pazienza. Attendo i risultati.
La ripetizione non è gratuita: abbiamo nuovi utenti, e, inoltre, rileggere certe cose non può certo far male.Inizialmente tutto è “bizzarro”. Se questo valesse come obiezione ai neologismi, si dovrebbe sbarrare la strada a qualsiasi parola nuova. I due colleghi non intendono certo propugnare un simile ostracismo. Penseranno piuttosto [si tratta di Anna Laura e Giulio Lepschy] che vadano evitate le voci proposte o riproposte da una sola persona: procedimento che forse gli pare antidemocratico.
Con un tal metro di giudizio, si sarebbe dovuto protestare, per esempio, contro regista (termine, com’è noto, inventato da Bruno Migliorini) e rimaner fermi al francese metteur en scène, che aveva il merito d’essere un forestierismo inassimilabile e quindi migliore di quelli assimilabili, che, assimilandosi, vengon meno alle esigenze di chi li ha messi in circolazione. («Vendistica e il concetto di bizzarro», SLI, XVII, pp. 139.)
L’uomo per sua natura cammina coi piedi, come sapeva anche M. de la Palisse; e natura dei piedi è di rovinarsi all’attrito coi sassi. Fra queste due tendenze del pari “naturali”, la soluzione piú semplice che si sia trovata fin qui per camminare sui sassi è quella di mettersi le scarpe. Orbene, terribile a dirsi, le scarpe sono una invenzione “artificiale”. E artificiali sono le strade e i ponti e i treni [...] – artificiale è, sí, quasi tutta la nostra civiltà. Si obietta che la lingua, invece, non può essere artificiale [...]. In gran parte questa obiezione su null’altro si fonda che sulla troppo ristretta concezione della lingua che i Romantici ebbero e misero di moda: [...] vera lingua era solo la lingua popolare. [...] Non v’è dialetto popolare che non abbia risentito della lingua letteraria, non v’è, soprattutto, lingua letteraria e culturale che non abbia svolto “artificialmente” i suoi mezzi espressivi.
Giudizio personalissimo, il suo, e che prendiamo come tale.bubu7 ha scritto:L'irrigidimento in posizioni preconcette; la frequente mancanza di rispetto filologico nelle citazioni usate (e manipolate) come clave per difendere la propria posizione...
Perché deve usare quest'artificio retorico del plurale come se alle sue spalle ci fosse chissà quale Esercito della salvezza che la pensa come lei oppure come se le sue parole scendessero da chissà quali altezze?Marco1971 ha scritto: Giudizio personalissimo, il suo, e che prendiamo come tale.
È naturale chiedere un chiarimento: fare una critica costruttiva non consiste nell’affermare qualcosa senza dimostrarlo. Sono stato accusato – a quanto pare – di «frequente mancanza di rispetto filologico» e di «manipolare» le citazioni. Mi sembra normale ch’io possa interrogarmi sulla fondatezza di tali asserzioni.giulia tonelli ha scritto:Lei chiede sempre "chiarimenti". E poi, quando uno risponde, viene alternativamente (o contemporaneamente) accusato di:
1. fare sterili polemiche,
2. ripetersi ad nauseam (evidentemente le sole ripetizioni utili e appropriate sono le infinite sue, quelle degli altri sono inutili anche quando esplicitamente richieste).
Sto solo proponendo di interrompere questa sequela.
Il punto principale riguardo a regista è, naturalmente, che si trattava di altri tempi: favorita dall'autarchia linguistica, esisteva una corrente di pensiero che cercava di sostituire tutti i forestierismi. Bruno Migliorini cercava di guidare questa tendenza nel modo più appropriato, con i suoi famosi principi glottotecnici, e saltuariamente riusciva a promuovere una sostituzione, che doveva però anche essere appoggiata dagli specialisti del ramo per affermarsi; nel caso di regista, si trattò dell'autorità di Silvio D'Amico, come Migliorini ci racconta nel saggio Autista e regista.Marco1971 ha scritto:Il concetto d’«imposizione», evocato piú sopra da Bue, mi rammenta questo passo d’un articolo castellaniano:La ripetizione non è gratuita: abbiamo nuovi utenti, e, inoltre, rileggere certe cose non può certo far male.Inizialmente tutto è “bizzarro”. Se questo valesse come obiezione ai neologismi, si dovrebbe sbarrare la strada a qualsiasi parola nuova. I due colleghi non intendono certo propugnare un simile ostracismo. Penseranno piuttosto [si tratta di Anna Laura e Giulio Lepschy] che vadano evitate le voci proposte o riproposte da una sola persona: procedimento che forse gli pare antidemocratico.
Con un tal metro di giudizio, si sarebbe dovuto protestare, per esempio, contro regista (termine, com’è noto, inventato da Bruno Migliorini) e rimaner fermi al francese metteur en scène, che aveva il merito d’essere un forestierismo inassimilabile e quindi migliore di quelli assimilabili, che, assimilandosi, vengon meno alle esigenze di chi li ha messi in circolazione. («Vendistica e il concetto di bizzarro», SLI, XVII, pp. 139.)
Vabbè, quel «tutto» è un’esagerazione, come spesso accade, per sottolineare un concetto, non un errore di ragionamento.Freelancer ha scritto:Né è vero che inizialmente tutto sia "bizzarro"; se fosse così, nuovo e bizzarro sarebbero sinonimi. Esistono molte cose nuove, anche parole, che quando inizialmente presentate, non appaiono bizzare per niente, perché si integrano perfettamente in schemi esistenti e accettati da tutti.
Ma quante volte occorre ripeterlo? Per quanto mi riguarda, è l'ultima volta che lo ripeto: computiere appare strana ai più perché si contrappone a una parola, computer, ormai diffusa e usata da tutti.Marco1971 ha scritto:Quante parole in -iere abbiamo, d’uso comune? Eppure una parola di formazione regolare come computiere appare strana ai piú (lo so che -iere è ormai poco produttivo, ma è un suffisso esistente e per niente eccentrico).