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«Ossian», «Oisín»

Inviato: lun, 02 dic 2024 17:38
di G. M.
Treccani:
Ossian (irland. Oisin) Leggendario guerriero e bardo gaelico, figlio di Finn (o Fingal, secondo la forma adottata nel 18° sec. da J. Macpherson), che si suppone vissuto nel 3° sec. d.C.

Con il nome di ciclo di O. si designano quei canti di carattere epico che i bardi gaelici (Irlanda, Highlands scozzesi) cantavano accompagnandosi sulla loro piccola arpa. Un gruppo di manoscritti dal 12° al 16° sec. ha conservato parte di questo ciclo. Finn, O. e gli altri guerrieri (Dermid, Gaul, Oscar ecc.) vi sono descritti come cavalieri virtuosi, valorosi in battaglia e abili nel canto. Finn e i suoi soccombono, e O., solo sopravvissuto degli eroi, vecchio e cieco, va cantando le gesta passate e le sventure della sua razza. Questi testi giacevano dimenticati, sebbene la leggenda sopravvivesse in tradizioni orali, quando Macpherson ne diede alcuni saggi (ma alterando notevolmente i testi gaelici in una sedicente versione) che poi raccolse in Fragments of ancient poetry (1760), cui fecero seguito Fingal (6 libri, 1761) e Temora (8 libri, 1763). Tutti questi canti furono ripubblicati nel 1765 con le dissertazioni di Macpherson e con una di R. Blair, in cui si esponevano i meriti della poesia scoperta.

Traduzioni di altri canti ossianici apparvero per opera di E. de Harold (fra il 1775 e il 1802) e J. Smith (1780). I canti presentano tutti una grande uniformità. Alternando il tono epico con il lirico e l’elegiaco, narrano un’enorme quantità di storie assai intricate, i cui motivi dominanti sono la guerra, la virtù cavalleresca dei guerrieri, il melanconico destino di varie coppie di amanti o di sposi, con descrizioni assai fresche di paesaggio romanticamente animato. I canti sono stesi in una prosa ritmica, semplice di lessico e di sintassi, appassionata e pittoresca, ricca di nuove metafore.

In Europa furono particolarmente celebri le due epopee di Fingal e di Temora e tra i poemi più brevi Carthon e Dar-thula, in cui si trova un’invocazione alla luna che riecheggerà poi in G. Leopardi; ma la fantasia fu colpita specialmente dai Canti di Selma per il loro carattere più lirico ed elegiaco che epico. O. fu accolto in Europa con entusiasmo quasi unanime: si può dire che non vi fu grande scrittore europeo formatosi nella seconda metà del 18° sec. che non risentisse, sia pure per un breve periodo, della moda ossianica. In Italia O. trovò presto un ardente fautore nell’abate M. Cesarotti, la cui traduzione in endecasillabi sciolti parve ad alcuni perfino superiore all’originale (Fingal, 1762; Temora e altri canti, 1763).
Altre informazioni nella Britannica:
These so-called poems of Ossian [...] infuriated Irish scholars because they mixed Fenian and Ulster legends indiscriminately and because Macpherson claimed that the Irish heroes were Caledonians and therefore a glory to Scotland’s past, rather than to Ireland’s. [...] The name Ossian, popularized by Macpherson, superseded Oisín, though they are often used interchangeably. The term Ossianic ballads refers to genuine late Gaelic poems that form part of the common Scots-Irish tradition and should not be confused with the romanticized epics of “Ossian.”
La Guichipedia, in molte edizioni linguistiche, distingue addirittura «Ossian» (it., ingl.) e «Oisín» (it., ingl.) in voci diverse, il che forse è eccessivo. :?:

Come per Deirdre, ho trovato il nome (nella forma Oisin) in un testo (inglese) che sto traducendo: non sapendo nulla d'irlandese apro il filone anche per raccogliere consigli.

In questo caso la questione è probabilmente più facile perché, se non riteniamo di dover distinguere con due nomi diversi, essendo alquanto consolidato il semiadattamento Ossian /ɔ̍ssjan/ (col derivato ossianico) possiamo partire da questo, che è già molto vicino alle nostre forme (...già conforme, direbbero/direte in molti :mrgreen:).

Nel corpo librario gugoliano con -nn- trovo solo un Ossianne metalinguistico e un Ossianno:

Lungo le coste di Provenza il corso
Sue prore volge la guerresca flotta,
E ver Liguria move e il Capo Corso,
Ov'altra possa Ajaccio ha in arme addotta;
Or d'Ossianno or d'Omero ai fonti un sorso
Deliba il Capitan allor che annotta;
Appo Tolone alfin l'àncora scende,
E così a quei guerrieri a parlar prende
[...]

Per Ossiano, invece, la ricerca è complicata dall'omografia con ossìano e un qualche toponimo Ossiano, ma si trovano comunque attestazioni in buon numero; qualche esempio (anche in rima e con accento scritto):

Ma in maniera particolare ora sono rapito dalla sua magnifica traduzione d'Ossiano arricchita di eruditissime e ben ragionate annotazioni [...] (In Opere dell'abate Melchior Cesarotti padovano, vol. XXXV, Dell'epistolario di Melchiorre Cesarotti, tomo I, 1811)

Pindaro, Plauto, Esiodoro, Lucano,
Camoèns, Metastasio, Senofonte
Saffo, Molière, Milton e Varano,
Dante, Omero, Virgilio, Anacreonte,
Pope, Cervantes, Biron ed Ossiano,
Tasso, Petrarca, Alfieri e Pindemonte,
Fortiguerri, Manzón, Monti, Parini,
Borghi, Bojardo, Polizian, Guarini
(F. Barbi-Cinti, Apoteosi a Lodovico Ariosto, 1875)

Ora intorno alla verità delle apparizioni ecco come si esprime il dottore Johnson nel suo curioso Viaggio alle Isole Ebridi, dove egli erasi recato per accertarsi dell'autenticità dei poemi d'Ossiano e della seconda vista, di cui sono dotati alcuni montanari di Scozia [...] (La nuova epoca, vol. I, 1872)

[...] sta sempre a favore delle stravaganze: egli antepone Marziale a Catullo, ed è indifferentissimo per Orazio e per Virgilio, mentre spasima per Ossiàno e per Firdussi. (La nuova rivista internazionale, anno III, 1882)

Re: «Ossian», «Oisín»

Inviato: mar, 03 dic 2024 15:08
di Ferdinand Bardamu
(Sarà per l’influenza del dialetto, ma io l’ho sempre pronunciato Ossiàn…).

Il suo illustre traduttore italiano, il Cesarotti, negli argomenti dei canti e nei testi di commento adopera sempre e solo Ossian, non adattato. D’altra parte, adatta Cú Chulainn in Cucullino.

Re: «Ossian», «Oisín»

Inviato: mar, 03 dic 2024 16:04
di G. M.
Dà forma italiana o quasi alla maggioranza assoluta dei nomi (vd. qui, da p. 145 in avanti); purtroppo in questo caso si è fermato al «quasi»... :mrgreen:

È dunque interessante che si trovino tante attestazioni di Ossiano anche in riferimento specifico alla traduzione di Cesarotti, segno di quanto fosse spontaneo e naturale l'adattamento; oltre alla prima succitata (da una lettera di Daniele Florio indirizzata proprio a Cesarotti), ne aggiungo qualcun'altra:

Nè per altra parte con una pueril traduzione d'infelice verseggiatura avrei le brame soddisfatte di mia sorella, che pur della poesia nostra aveva intendimento bastante per gustarne anche l'opere più sublimi, come potei più volte scorgere, particolarmente leggendole versi appunti di Cesarotti, del suo stupendo Ossiano; ch'io la vedeva commossa, rapita, quasi uscir di sè, poco meno di quello, che vidi voi giovinetto, quando, se vi ricorda, una sera in Lisbona vi lessi alcun'ode del Guidi, e dalla commozion vostra ritrassi qual genio di poeta in voi fosse, benchè allora tuttavia poco noto a voi stesso. (T. Valperga Caruso, Al nobil uomo il signor conte Vittorio Alfieri [1800], in Versi italiani, 1807)

Chi in fatti leggendo l'Eneide del Caro, il Lucrezio del Marchetti, l'Ovidio dell'Anguillara, lo Stazio del Bentivoglio, il Tacito del Davanzati, e per trapassare infiniti altri, il Telemaco dello Scarselli, l'Ossiano del Cesarotti, l'Iliade di Vincenzo Monti (4), non risente uguale, per non dire maggior piacere che nella lettura degli originali medesimi? (P. Rusca, Discorso letto alla Società d'emulazione per la lingua e letteratura italiana di Lione, 1810)

Andrebbe assai lungi dal vero chiunque immaginasse, che il Cesarotti donando all'Italia i componimenti di Ossiano, si avesse proposto di screditare i modelli greci e latini, e in quella vece sostituire ad esempj di perfezione i canti del Bardo di Caledonia. (Barbieri, Elogio dell'abate Cesarotti [1811], 1813)

Maturamente avvezzato a recitare commedie o stralci di commedie, composte non di rado dal suo padre, Onorato, ed animato dall'Ossiano di Cesarotti, già nell'età di dieci anni e' compone una tragedia ossianesca. (D. Adolfo Wagner, Introduzione dell'editore, in Opere compiute di Silvio Pellico da Saluzzo, 1834)