Inoltre, per quanto concerne un'eventuale indagine lessicografica, si può ricordare che il Rolhlfs, nella sua Grammatica storica (§250), cita anche “
striglia ovvero
strigghia,
triglia ovvero
trigghia”, seppure il Castellani non concorderebbe nel caso di “
triglia”, per cui rimando alle considerazioni da lui esposte.
L'autore tedesco afferma, per altro, che - nelle voci che si stanno analizzando - l'esito toscano risultasse proprio /-ʎʎ-/ quale semplificazione di /-gʎ-/, mentre forme alternative quali
ragghiare,
tegghia,
vegghiare corrisponderebbero, invece, “allo sviluppo regionale della Toscana sud-orientale”, ma - successivamente -riconosce l'appartenenza di /-ɉɉ-/ anche al territorio fiorentino e chiarisce - per mezzo di una nota in cui si cita la fonte - che “il risultato /-ʎʎ-/ si dovrebbe attribuire ad influssi francesi, cosicché lo sviluppo toscano schietto sarebbe soltanto
tegghia”.
Ciò che precede era, infatti, il contenuto che ritenevo doveroso completare, dal momento che avevo osato approcciarlo.
Inoltre, in merito al riferimento al francese introdotto dal Rohlfs, si può osservare che, sebbene attualmente in questa lingua si possano riscontrare voci quali, ad es.,
oreille /ɔ'Rɛj/ = orecchio e
veiller /ve'je/ = vegliare, se si ammette per il nesso consonantico intervocalico -
gl- latino (in cui si ebbe, in francese, anche la convergenza di -
cl- etimologico, data la scelta di questa lingua a favore dell'opzione sonora in posizione intervocalica) la transizione evolutiva rappresentabile come /-
gl-/>/-gʎ-/>/-ʎ-/> >/-j-/ includerebbe - nello stadio intermedio rappresentato da /-ʎ-/ e, quindi, da esiti rispettivi quali / ɔ'Rɛʎə/ e /ve'ʎe/ - la soluzione riferita dal Rohlfs anche per la lingua italiana, come, ad es., nella forma verbale
vegliare /veʎ'ʎare/.
A livello di sviluppo diacronico potrebbe risultare interessante anche un confronto con l'evoluzione della lingua francese, tuttavia, si rischia di oltrepassare significativamente l'ambito di un filone dedicato alla storia della lingua italiana.
Per altro, ci si può limitare a riferire che, in relazione alle voci derivate da etimi latini caratterizzati dai nessi consonantici
cl e
gl, non si può riscontrare “simmetria” - tra posizione all'inizio o nel corpo della parola - neppure in francese, seppure per altre ragioni rispetto all'italiano.
Infatti, ad es.,a voci "dissimmetriche" dell'italiano quali
ghiaccio e
vegliare (caratterizzate, rispettivamente, da /'gj-/ e da /-ʎ'ʎ-/, sebbene derivino entrambe da voci originarie caratterizzate da
gl, seppure in posizioni diverse della parola - all'inizio o come in
vĭg(ĭ)lārĕ) -, corrispondono, in francese,
glace /'glas/ e
veiller /ve'je/, cioè /'gl-/ e /-'j-/.
Tuttavia, mentre in italiano si ha, evidentemente, simmetria tra
chiaro e
occhio, cioè tra /'kj-/ e /'-kkj-/ in francese si ha "discrepanza" anche in tal caso, come si può osservare, ad es., nella differenza rilevabile tra
clair /'klɛR/ e
œil /'œj/, cioè tra /'kl-/e /'-j/, nonostante il fatto che il latino abbia sempre il nesso formato da
cl, seppure all'inizio di parola o come in
ŏc(ŭ)lŭ(m), cioè nel corpo della parola stessa.
D'altronde, ma in posizione iniziale di parola, anche il francese distingue tra esito sordo e sonoro e conserva quelli derivati dal latino: ad es.,
clair /'klɛR/ e
glace /'glas/, rispettivamente dal lat.
clārŭ(m) e dal lat. popolare
glăcĭă(m) - in luogo del lat. classico
glăcĭě(m) -.
P.S.: Il riferimento al “vago “sapore di Corsica” era piuttosto scherzoso

e intendeva semplicemente tener conto dell'opinione di non pochi studiosi che hanno sempre considerato (a ragione o a torto) le parlate tradizionali dell'Isola direttamente confrontabili con quelle tradizionali della Toscana (sebbene tratti evidenti quali la sonorizzazione, almeno nella pronuncia, se non nelle grafie corse, delle consonanti intervocaliche, la quale non può certamente essere considerata una caratteristica propria di tipo toscano - se non di "lembi liminali" del territorio - non sembrano deporre a favore di tale “inquadramento”).
Certamente, il riferimento non intendeva minimamente togliere importanza all'utilità di una più ampia "contestualizzazione" a livello nazionale, declinata secondo i dati caratteristici delle parlate tradizionali della Penisola;
P.P.S.: In riferimento al fatto che si stava tentando d'approfondire e illustrare le ragioni alla base dell'evidente "asimmetria" intercorrente, ad es., tra "ghianda" e "vegliare", all'uopo nulla possono aggiungere carte e mappe relative alla distribuzione geografica di voci locali provenienti dal nesso consonantico
lj di diretta derivazione dal latino, ma occorrerebbe la rappresentazione del confronto sul territorio degli esiti locali di
gl- e di -
gl- direttamente derivati dal latino. Detto altrimenti, tra il nesso latino
gl all'inizio di parola, come, ad es., in "
glanda" *, e nel corpo della parola, come, ad es., in "
viglare" *, facendo riferimento a stadi evolutivi non certamente "ciceroniani", ma che rappresentano quelli attinenti all'argomento trattato. Non sono riuscito a riscontrare nulla nel merito, ma è ampiamente sufficiente quanto l'utente eventualmente interessato può fare in totale autonomia in quanto - ad es. - le risposte alle inchieste dell'A.I.S. sono disponibili in rete. Anche in questa modalità di ricerca si può rilevare che, in italiano, il nesso -
gl- latino passò a /-gj-/ anche nel corpo di parola purché preceduto direttamente da
/n/ etimologico, come, ad es., in "unghia", a partire da uno stadio evolutivo quale
ung(ŭ)lă(m), diminutivo - in lat. - di
ungŭĕm. Infatti, si ha "unghia" come "ghianda" et c.. La "simmetria" dopo
n etimologico, per altro, si può riscontrare anche in francese:
ongle /'õgl/= unghia e
gland /'glã/ = ghianda.