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/(ʎ)ʎ/ con «g» nell'etimologia

Inviato: lun, 15 dic 2025 21:13
di G. M.
Nella maggior parte dei termini con /(ʎ)ʎ/ non c'è una g nell'antecedente etimologico (famiglia < familia, paglia < palea, foglio < folium, ecc.); sto cercando quelli in cui invece c'è. Ho trovato:
  • caglio < coagulum;
  • cogliere (e accogliere, raccogliere) < colligere;
  • gliommero* < glomus -meris 'gomitolo';
  • vegliare, «dal provenz[ale] ant[ico] velhar (cfr. anche [il] fr[ancese] veiller), che è il lat[ino] vĭgĭlare (lat[ino] tardo vĭgŭlare)» (Treccani).
Ne conoscete altri?

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*Il DOP e il Treccani non concordano sulla pronuncia.

Re: /(ʎ)ʎ/ con «g» nell'etimologia

Inviato: lun, 15 dic 2025 21:40
di Infarinato
Teglia… ma ce ne sono altri, e c’è tutto un articolo del Castellani al riguardo. A un certo punto il fiorentino popolare ha cominciato a velarizzare esiti etimologicamente palatali, come figghio, famigghia per figlio, famiglia, il che ha suscitato la reazione dei parlanti cólti, che, come spesso succede, hanno strafatto, dando luogo a esiti ipercorretti.

Re: /(ʎ)ʎ/ con «g» nell'etimologia

Inviato: mar, 16 dic 2025 16:50
di G. M.
La ringrazio. :)

Ho trovato anche:
  • mugliare < mugilare;
  • ragliare < *ragulare.

Re: /(ʎ)ʎ/ con «g» nell'etimologia

Inviato: mar, 16 dic 2025 18:00
di Ligure
Infatti, il dizionario etimologico Cortelazzo - Zolli afferma che: "L'alternanza ragghiare - ragliare rappresenta due stadi cronologicamente successivi del fior., che ant. conosceva la sola forma (regolare) con -gghia - da -GLA -, poi sostituita da - glia - per evitare la consonanza con gli esiti rustici di - LJ - (pagghia, agghio, per paglia, aglio e sim.)".

Per altro, la fonte informativa primigenia rimane quella segnalata dall'Infarinato, l'articolo del Castellani del 1954 (“GL INTERVOCALICO IN ITALIANO”), che merita senz'altro d'esser letto, non solo per la ricchezza di voci specifiche che vi si trovano riferite, ma anche per un “doveroso” approfondimento nei confronti d'una molto evidente “asimmetria” dell'italiano: “ghiaccio, ghianda, unghia, ma raglia, teglia, veglia”, mentre si hanno - del tutto “simmetricamente” - “chiave e chiaro, come, del resto, anche occhio” et c. . . .

P.S.: ovviamente, pagghia et c. - seppure impiegate dagli autori - sono solo rappresentazioni grafiche. La trascrizione di pagghia (o pagghja, se si desiderasse avvalersi di un vago "sapore di Corsica") non potrebbe che essere /'paɟɟa/. Analogamente in tutti gli altri casi. E, specularmente, /'cave/, /'caro/, /'ɔcco/, da cui si ebbero /'kjave/, /'kjaro/, /'ɔkkjo/. Ciò, ad es., è quanto riferisce - nel merito -lo studioso G. Lepschy.

P.P.S.: la coppia rappresentata da /c, ɟ/ costituisce la coppia formata dai fonemi occlusivi palatali (rispettivam. sordo,/c/, e sonoro,/ɟ/).

Re: /(ʎ)ʎ/ con «g» nell'etimologia

Inviato: mar, 16 dic 2025 19:45
di Millermann
Fuori tema
Ligure ha scritto: mar, 16 dic 2025 18:00 P.S.: ovviamente, pagghia et c. - seppure impiegate dagli autori - sono solo rappresentazioni grafiche. La trascrizione di pagghia (o pagghja, se si desiderasse avvalersi di un vago "sapore di Corsica") non potrebbe che essere /'paɟɟa/.
Mi sembra quasi superfluo ricordare che (oltre che in Corsica) le pronunce riportate sono ancor oggi presenti in diversi dialetti meridionali e no. In particolare, potrebbe essere interessante osservare una delle cartine prodotte dal professor Sciarretta (di cui ho parlato qualche tempo fa ;)), ed esattamente quella relativa all' esito del nesso latino /lj/.

Si può osservare che l'esito occlusivo palatale [ɟɟ] è stato riscontrato dall'autore nelle parlate della Puglia, Materano, Calabria ionica e meridionale, Sicilia (escluso l'Agrigentino), nonché in Liguria e (in parte) in Toscana settentrionale (Lunigiana, Garfagnana).

Il resto della Toscana, come pure la zona che, partendo dal Lazio meridionale e passando per il Molise, la Campania, il Potentino e il Cosentino raggiunge la Sicilia centrale, presenta oggi il «normale» esito approssimante laterale palatale [ʎʎ].

L'esito piú diffuso è però quello approssimante palatale [jj], che si ritrova nelle altre regioni settentrionali finora censite (Piemonte, Emilia Romagna), e nelle altre regioni centrali. :)

Re: /(ʎ)ʎ/ con «g» nell'etimologia

Inviato: mer, 17 dic 2025 20:03
di Ligure
Inoltre, per quanto concerne un'eventuale indagine lessicografica, si può ricordare che il Rolhlfs, nella sua Grammatica storica (§250), cita anche “striglia ovvero strigghia, triglia ovvero trigghia”, seppure il Castellani non concorderebbe nel caso di “triglia”, per cui rimando alle considerazioni da lui esposte.

L'autore tedesco afferma, per altro, che - nelle voci che si stanno analizzando - l'esito toscano risultasse proprio /-ʎʎ-/ quale semplificazione di /-gʎ-/, mentre forme alternative quali ragghiare, tegghia, vegghiare corrisponderebbero, invece, “allo sviluppo regionale della Toscana sud-orientale”, ma - successivamente -riconosce l'appartenenza di /-ɉɉ-/ anche al territorio fiorentino e chiarisce - per mezzo di una nota in cui si cita la fonte - che “il risultato /-ʎʎ-/ si dovrebbe attribuire ad influssi francesi, cosicché lo sviluppo toscano schietto sarebbe soltanto tegghia”.

Ciò che precede era, infatti, il contenuto che ritenevo doveroso completare, dal momento che avevo osato approcciarlo.

Inoltre, in merito al riferimento al francese introdotto dal Rohlfs, si può osservare che, sebbene attualmente in questa lingua si possano riscontrare voci quali, ad es., oreille /ɔ'Rɛj/ = orecchio e veiller /ve'je/ = vegliare, se si ammette per il nesso consonantico intervocalico -gl- latino (in cui si ebbe, in francese, anche la convergenza di -cl- etimologico, data la scelta di questa lingua a favore dell'opzione sonora in posizione intervocalica) la transizione evolutiva rappresentabile come /-gl-/>/-gʎ-/>/-ʎ-/> >/-j-/ includerebbe - nello stadio intermedio rappresentato da /-ʎ-/ e, quindi, da esiti rispettivi quali / ɔ'Rɛʎə/ e /ve'ʎe/ - la soluzione riferita dal Rohlfs anche per la lingua italiana, come, ad es., nella forma verbale vegliare /veʎ'ʎare/.

A livello di sviluppo diacronico potrebbe risultare interessante anche un confronto con l'evoluzione della lingua francese, tuttavia, si rischia di oltrepassare significativamente l'ambito di un filone dedicato alla storia della lingua italiana.

Per altro, ci si può limitare a riferire che, in relazione alle voci derivate da etimi latini caratterizzati dai nessi consonantici cl e gl, non si può riscontrare “simmetria” - tra posizione all'inizio o nel corpo della parola - neppure in francese, seppure per altre ragioni rispetto all'italiano.

Infatti, ad es.,a voci "dissimmetriche" dell'italiano quali ghiaccio e vegliare (caratterizzate, rispettivamente, da /'gj-/ e da /-ʎ'ʎ-/, sebbene derivino entrambe da voci originarie caratterizzate da gl, seppure in posizioni diverse della parola - all'inizio o come in vĭg(ĭ)lārĕ) -, corrispondono, in francese, glace /'glas/ e veiller /ve'je/, cioè /'gl-/ e /-'j-/.

Tuttavia, mentre in italiano si ha, evidentemente, simmetria tra chiaro e occhio, cioè tra /'kj-/ e /'-kkj-/ in francese si ha "discrepanza" anche in tal caso, come si può osservare, ad es., nella differenza rilevabile tra clair /'klɛR/ e œil /'œj/, cioè tra /'kl-/e /'-j/, nonostante il fatto che il latino abbia sempre il nesso formato da cl, seppure all'inizio di parola o come in ŏc(ŭ)lŭ(m), cioè nel corpo della parola stessa.

D'altronde, ma in posizione iniziale di parola, anche il francese distingue tra esito sordo e sonoro e conserva quelli derivati dal latino: ad es., clair /'klɛR/ e glace /'glas/, rispettivamente dal lat.clārŭ(m) e dal lat. popolare glăcĭă(m) - in luogo del lat. classico glăcĭě(m) -.

P.S.: Il riferimento al “vago “sapore di Corsica” era piuttosto scherzoso :wink: e intendeva semplicemente tener conto dell'opinione di non pochi studiosi che hanno sempre considerato (a ragione o a torto) le parlate tradizionali dell'Isola direttamente confrontabili con quelle tradizionali della Toscana (sebbene tratti evidenti quali la sonorizzazione, almeno nella pronuncia, se non nelle grafie corse, delle consonanti intervocaliche, la quale non può certamente essere considerata una caratteristica propria di tipo toscano - se non di "lembi liminali" del territorio - non sembrano deporre a favore di tale “inquadramento”). :wink:

Certamente, il riferimento non intendeva minimamente togliere importanza all'utilità di una più ampia "contestualizzazione" a livello nazionale, declinata secondo i dati caratteristici delle parlate tradizionali della Penisola; :wink:

P.P.S.: In riferimento al fatto che si stava tentando d'approfondire e illustrare le ragioni alla base dell'evidente "asimmetria" intercorrente, ad es., tra "ghianda" e "vegliare", all'uopo nulla possono aggiungere carte e mappe relative alla distribuzione geografica di voci locali provenienti dal nesso consonantico lj di diretta derivazione dal latino, ma occorrerebbe la rappresentazione del confronto sul territorio degli esiti locali di gl- e di -gl- direttamente derivati dal latino. Detto altrimenti, tra il nesso latino gl all'inizio di parola, come, ad es., in "glanda" *, e nel corpo della parola, come, ad es., in "viglare" *, facendo riferimento a stadi evolutivi non certamente "ciceroniani", ma che rappresentano quelli attinenti all'argomento trattato. Non sono riuscito a riscontrare nulla nel merito, ma è ampiamente sufficiente quanto l'utente eventualmente interessato può fare in totale autonomia in quanto - ad es. - le risposte alle inchieste dell'A.I.S. sono disponibili in rete. Anche in questa modalità di ricerca si può rilevare che, in italiano, il nesso -gl- latino passò a /-gj-/ anche nel corpo di parola purché preceduto direttamente da /n/ etimologico, come, ad es., in "unghia", a partire da uno stadio evolutivo quale ung(ŭ)lă(m), diminutivo - in lat. - di ungŭĕm. Infatti, si ha "unghia" come "ghianda" et c.. La "simmetria" dopo n etimologico, per altro, si può riscontrare anche in francese: ongle /'õgl/= unghia e gland /'glã/ = ghianda.

Re: /(ʎ)ʎ/ con «g» nell'etimologia

Inviato: ven, 19 dic 2025 18:07
di Ligure
Quanto è stato illustrato nel messaggio precedente in riferimento a voci derivate dal nesso consonantico intervocalico di derivazione latina rappresentato da -gl - secondo l'interpretazione fornita dallo studioso Rohlfs, che riferisce la possibilità d'influsso francese (per altro, per una serie di voci alquanto limitata) - risulta preceduto (nella Grammatica storica dell'autore, al § 248) da quanto egli argomenta in relazione agli esiti di -cl- etimologico (quasi si trattasse - verrebbe da pensare - di dover predisporre il lettore al caso della provenienza da -gl- etimologico, trattato nel § 250).

Mi limito alla citazione delle parole dell'autore: "In Toscana e nella lingua nazionale si ha un certo numero di parole che presentano lo stadio ɫ [cioè ʎ] anziché il risultato normale kkj (occhio); in tali casi bisogna vedere senza dubbio degli imprestiti dal francese ovvero dall'Italia settentrionale occidentale (D'Ovidio, AGI 13, 387 sgg.). Queste parole sono coniglio, vermiglio, spiraglio (ant. franc. espirail), bottiglia, periglio, artiglio, serraglio (ant. franc. serail), poltiglia (ant. franc. poutille), ventaglio (éventail), miraglio (ant. franc. mirail), quaglia (provenz. calha), pariglia, origliare, aguglia (di fronte alla forma indigena agucchia), caviglia (di fronte all'indigeno cavicchia), ventriglio (provenz. ventrilh), antico italiano speglio (<provenz. espelh), veglio (provenz. velh)".

In questo caso il gruppo di voci citate risulta più nutrito e "veglio", sebbene nella Divina commedia Dante si avvalga normalmente di vegghia, vegghiar et c. oltre a vecchia, -o, -e, -i, nel testo in casi di rima e in riferimento a personaggi di una certa importamza il ricorso a un esito quale "veglio" - nell'accezione di "vecchio" - risulta attestato.

P.S.: in italiano si ha "vecchio", direttamente confrontabile con "occhio", in quanto l'esito etimologico -tl- venne assoggettato agli stessi processi evolutivi di -cl-. Infatti la voce italiana "vecchio" proviene dal latino vĕt(ŭ)lŭ(m), diminutivo della voce vĕtus. In francese, per altro, come già riferito, non si può rilevare distinzione - in posizione intervocalica - nella derivazione da -cl- o -gl- latini, dal momento che, in francese - in posizione intervocalica -, si manifestò in modalità generalizzata l'effetto evolutivo della sonorizzazione consonantica di -cl- in -gl-. All'atto pratico è come se la derivazione fosse sempre avvenuta da -gl-/>/-gʎ-/>/-ʎʎ-/>/-j-/.Più in generale, si può ossevare che risulta, comunque, ampiamente nota agli studiosi della lingua italiana la rilevanza attribuibile a francese e provenzale in riferimento all'italiano d'epoca medievale.