blook (m.), libro (m.) basato su materiale precedentemente pubblicato in un blog.
Evidente incrocio di book e blog, intraducibile se non per perifrasi, non vedo altro che blucco.
Voi vedete altro?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Bue ha scritto:Approfitto per ricordare che il Vernacoliere adatta blog in blògghe e non *bloggo
Ho già spiegato la differenza tra adattamento «rustico» e adattamento «letterario», cosí come ho detto quando sia preferibile l’uscita in -e e quando quella in -o. Si vede che quanto scrivo viene subito dimenticato, e guai poi a ridire le cose...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Sí, e la ragione è questa: perché certi concetti vengano assimilati occorre dirli piú d’una volta.
Naturalmente c’è anche chi preferisce pagliacciare, ma questo è un altro discorso.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Col tempo dell’incubazione, non mi disgarba blibro (le altre proposte di Bue non mi paiono accettabili), anzi mi pare un’alzata d’ingegno.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ma è davvero cosí importante trovare un traducente per una parola come blook? «libro tratto da un bloggo» mi sembra una parafrasi piuttosto accomodabile, ma forse si tratta piú di comperare la benevolenza col numero di sillabe...
Ma è davvero cosí importante trovare un traducente per una parola come blook? «libro tratto da un bloggo» mi sembra una parafrasi piuttosto accomodabile
Le dirò, è proprio quanto ho pensato io all'inizio.
Personalmente, in effetti, dubito che userei un termine del genere; anche se, a volerlo proprio formare, libroggo non mi dispiace (e libloggo mi garba ancor di più)
Libroggo e libloggo mi paiono troppo stravagantemente appariscenti, rispetto al sobrio blibro. Inoltre richiamano alla mente una formazione del tipo [io] li broggo/bloggo. Non credo, insomma, che avrebbero successo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Non è questione di quantità. Le cose – come tutti sanno – procedono cosí: o si trova subito un termine sostitutivo e viene «lanciato», o dobbiamo sorbirci blook.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.