Subordinate rette dal condizionale presente

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

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Marco1971
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Subordinate rette dal condizionale presente

Intervento di Marco1971 »

Quasi tutte le grammatiche tacciono al riguardo, o restano nel vago. Le molte richieste che mi giungono in privato dall’Italia e dall’estero (specie sull’uso dei tempi, e in particolare sul congiuntivo e il condizionale) mi hanno deciso a scriverne qui per cercare di chiarire le cose. Comincio con quanto afferma Massimo Birattari, nella sua utile grammatica (Italiano. Corso di sopravvivenza, Milano, Ponte alle Grazie, 2000, p. 289):
Cominciamo dal caso, non infrequente, in cui il verbo reggente è un condizionale (come direi, crederei, penserei). Molto spesso il condizionale presente si associa a un congiuntivo imperfetto: «Vorrei che la smettessero», «Andrei subito a casa se il primo treno non fosse fra tre ore». Questo però non implica (come sembrano dare per scontato anche talune grammatiche) che da un condizionale presente debba sempre dipendere un congiuntivo imperfetto. Osservate queste frasi:

Non direi che Halloween XIV sia orrendo; è solo inutile.

Non saprei dire se Halloween XII e XIII fossero peggio perché non li ho visti.

I condizionali direi e saprei dire sono semplicemente una forma ingentilita del presente indicativo dico e so. Per questo si comportano, ai fini della dipendenza, come presenti indicativi, e reggono (obbligatoriamente) un presente congiuntivo se l’azione è contemporanea, e un imperfetto se è anteriore. E se l’azione della dipendente è posteriore? Bisogna usare il futuro indicativo:

Tenderei a credere che la situazione economica peggiorerà.
Nella grammatica di Serianni leggiamo (XIV.58e; sott. mia):
Se nella reggente figura il condizionale presente di un verbo indicante volontà, desiderio, opportunità (come volere, desiderare, pretendere, esser conveniente e simili; un’ampia lista in Moretti-Orvieto 1979: I 148), la dipendente si costruisce col congiuntivo imperfetto piú spesso che col congiuntivo presente.
«Piú spesso che», già, perché il congiuntivo presente è possibile anche con verbi di questo tipo:

(1) Vorrei che fosse lui a farmi da testimone. (Questo è il mio desiderio, ma non insisto piú di tanto se incontro resistenza.)

(2) Vorrei che sia lui a farmi da testimone. (Questo è il mio desiderio, che esprimo in maniera piú categorica e diretta; un’attenuazione del piú burbero voglio, insomma.)

In modo piú generale direi che il congiuntivo presente, in frasi simili, esprime un fatto sentito come piú vicino, piú forte; mentre il congiuntivo imperfetto lascia il fatto nella sua reale ipoteticità.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

In mia man alfin egli è! «Egli», ossia l’esempio letterario che cercavo. :) Eccolo.

– Ma che pelle d’Egitto! – urlai. – Chi toccherà la sua pelle? – Mi rivolsi al dottore: – Vorrei che questa donna sia avvisata di non seccarmi! Ho portati con me alcuni libri e vorrei essere lasciato in pace. (Svevo, La coscienza di Zeno, 3 Il fumo)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Completo l’esemplificazione con alcune citazioni tratte da Gugollibri ( :mrgreen: ).

Non mi ha risposto: credo perché era chiaro che stava bene. A ogni modo io non vorrei imbrogli, e vorrei che tutto sia pronto per l’8... (Carducci, Lettere)

In altre parole, vorrei che questo libro li faccia sentire più sicuri come genitori, meno preoccupati di sbagliare. (Bruno Bettelheim e Adriana Bottini, Un genitore quasi perfetto)

Non riesco bene a capire come lo Schmitt interpreti questo passo: non vorrei che distrattamente egli lo abbia inteso... (Archivio glottologico italiano di Graziadio Isaia Ascoli, Carlo Salvioni)

Come si vede, tutte le mie preoccupazioni riguardano l’immagine di strenuo contestatore che vorrei che Silvia abbia di me. (Moravia, L’uomo che guarda)

Per ulteriori esempi, si può fare la ricerca con la stringa “vorrei che * sia” (cambiando il verbo: abbia, faccia, ecc.).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

È stata pubblicata oggi una scheda dell’Accademia sull’argomento. Un po’ sbrigativa e poco sfumata, forse.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bartolo
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Intervento di bartolo »

Caro Marco, mi è tornata alla mente la questione delle subordinate rette dal condizionale presente quando mi sono imbattuto in questa frase:

«Sarebbe però necessario evitare che tutto si trasformi in una enorme bolla mediatica, che falsifica la prospettiva dei problemi reali».

Mi pare di aver capito che sia lecito usare il congiuntivo presente (si trasformi), ancorché l'istinto mi spingerebbe a usare il congiuntivo imperfetto; non sono però convinto dell'indicativo che viene dopo (falsifica), il quale, anzi, mi pare errato... Non dovrebbe usarsi il congiuntivo (presente o imperfetto a seconda dell'opzione esercitata con il verbo precedente) o, ancora meglio, il condizionale (che falsificherebbe)? Eccola mia soluzione:

«Sarebbe però necessario evitare che tutto si trasformasse in una enorme bolla mediatica, che falsificherebbe la prospettiva dei problemi reali».

Che ne dice? :?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Io non vedrei nulla d’errato nell’indicativo della relativa, ma avrei optato per il condizionale:

(1) ...una enorme bolla mediatica, che falsifica la prospettiva...: per definizione la bolla mediatica falsifica;

(2) ...una enorme bolla mediatica, che falsificherebbe la prospettiva...: piú appropriato perché siamo nell’ipotesi che tutto si trasformi in quella bolla.

Respingerei invece il congiuntivo, che qui assumerebbe valore finale:

(3) ...una enorme bolla mediatica, che falsifichi/falsificasse la prospettiva...: sarebbe il requisito che vorremmo dalla bolla mediatica.

Cosí almeno io percepisco le cose.

La frase in sé, comunque, non mi convince tanto, soprattutto l’espressione ingarbugliata «falsificare la prospettiva dei problemi reali», che è della miglior antilingua, per dirla con Calvino. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bartolo
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Intervento di bartolo »

Marco1971 ha scritto:La frase in sé, comunque, non mi convince tanto, soprattutto l’espressione ingarbugliata «falsificare la prospettiva dei problemi reali», che è della miglior antilingua, per dirla con Calvino. ;)
Ah, non sa quanto avrei voglia di riferire questa sua impressione, alla quale aggiungerei alcuni miei personali improperi, all'autore dello gliommero in oggetto... Ma il "segreto professionale" m'impone silenzio e pacatezza. La ringrazio molto, caro Marco. :)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Priego, caro Bartolo. :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Federico
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Intervento di Federico »

Si veda anche il caso particolare non so cosa farei perché.
Nomen Nescio
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Iscritto in data: dom, 23 giu 2013 17:15

Intervento di Nomen Nescio »

Gentili utenti del foro, mi riallaccio alla questione per chiedere un consiglio circa l'argomento affrontato. Sto scrivendo l'ultima parte della mia tesi per la laurea in Filologia, la disciplina che mi è stata assegnata è la Geografia. La questione riguarda l'uso di ogniqualvolta seguito dal congiuntivo e retto da un verbo al condizionale presente. Ora vi illustro il mio dubbio:

"Il meccanismo ideato per proteggere la città entrerebbe in funzione ogniqualvolta il mare superasse il livello di guardia";

"Il meccanismo ideato per proteggere la città entrerebbe in funzione ogniqualvolta il mare superi il livello di guardia".

Quale delle due opzioni risulta essere la più idonea? Io opterei per la prima, ma non vorrei sbagliare. Vi ringrazio anticipatamente per l'aiuto.

Un saluto.
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Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Vanno bene entrambe. Il congiuntivo imperfetto rende meno probabile il fatto rispetto al congiuntivo presente.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Vigilio
Interventi: 1
Iscritto in data: gio, 03 ott 2013 22:58

Intervento di Vigilio »

Salve a tutti.
Volevo rendere manifesta la mia passione per il vostro forum. Vi leggo da molto e speso soddisfo mie curiosità linguistiche e sano dubbi e lacune grazie ai vostri interventi.

Eccone uno:

1. morirei affinché tu possa vivere

o

2. morirei affinché tu potessi vivere

Grazie infinite e un cordiale saluto a tutti
Avatara utente
Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

La prima, a meno che si voglia esprimere poca probabilità che l'altro possa vivere...

Benvenuto :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
skylost85
Interventi: 1
Iscritto in data: dom, 10 nov 2013 17:18

Intervento di skylost85 »

Salve a tutti. Sono molto indeciso su una frase.

Questo farebbe sì che i bambini IMPARASSERO un italiano corretto e FOSSERO più coscienti del dialetto che parlano.

Questa frase non mi sembra corretta visto che io avrei usato IMPARINO e SIANO.

La frase fà parte di un esercizio più lungo in cui si richiede:

Completa il testo con i verbi all'indicativo presente e passato prossimo, al congiuntivo presente, passato ed imperfetto e al condizionale semplice (livello C1).

Gentile Signor Direttore,
sono un insegnante di italiano come lingua straniera e prima di tutto (volere) VORREI/VOGLIO dirLe che sono molto felice che il suo giornale (prendere) ABBIA PRESO/ PRENDA / HA PRESO l'iniziativa di parlare dello stato della lingua italiana. Come gli articoli del suo giornale (sottolineare) SOTTOLINEANO / HANNO SOTTOLINEATO bene, c'è chi (desiderare) DESIDERA / DESIDEREREBBE che l'ortografia dell'italiano, che pure non mi pare così complessa, (venire) VENISSE / VENGA ulteriormente semplificata (cambiare "chi" con "ki" ecc.). Penso che una parziale modifica dell'ortografia italiana non (essere) SIA da ritenersi prioritaria. A parer mio la soluzione è un'altra. Da una parte, bisogna apportare all'ortografia quei cambiamenti che (rendersi) SI RENDANO / SI RENDONO necessari quando una determinata grafia (suggerire) SUGGERISCE / SUGGERISCA l'esistenza d'una pronuncia non più in uso. Per esempio (essere) SAREBBE bene eliminare la "i" in termini come "camicie" o "ciliegie". Gli insegnanti delle elementari (dovere) DOVREBBERO / DEVONO spiegare ai bambini da dove (provenire) PROVENGONO / PROVENGANO / SIANO PROVENUTE alcune parole, così che (potere) POSSANO ricordare più facilmente come si (scrivere) SCRIVONO parole come "scienza" e "conoscenza", tanto per fare un esempio. Infine (bisognare) BISOGNA / BISOGNEREBBE cominciare a insegnare la fonetica alle elementari attraverso il "metodo fonetico" suggerito dal grande studioso Canepàri, che i bambini (sembrare) SEMBRANO fra l'altro apprezzare e assimilare rapidissimamente. Questo farebbe sì che i bambini (imparare) IMPARINO un italiano corretto e (essere) SIANO più coscienti del dialetto che parlano. Alcune scuole elementari (introdurre) HANNO INTRODOTTO questo tipo di insegnamento e pare che i bambini ne (trarre) TRAGGANO / ABBIANO TRATTO notevoli benefici. Se (noi - imparare) IMPARASSIMO l'italiano a scuola, invece che dalla televisione come spesso avviene, la nostra lingua ne trarrebbe profondo giovamento.

Potete spiegarmi quale delle due frasi è corretta e perchè?? E magari dirmi se anche il resto dell'esercizio lo è =).

Grazie mille.
Avatara utente
Black Mamba
Interventi: 95
Iscritto in data: sab, 13 ott 2007 19:41

Intervento di Black Mamba »

Buonasera!

In un articolo di cronaca su un quotidiano in linea ho letto questa frase:

Secondo gli inquirenti non dovrebbero esserci dubbi che si tratta di suicidio.

La frase sarà senz'altro corretta sul piano formale. Tuttavia, non mi convince l'uso dell'indicativo "tratta" e del condizionale (dovrebbero) con il concetto stesso di dubbio (i dubbi, o ci sono, o non ci sono). Ma forse, l'intenzione era solo quella di esprimere l'alta probabilità che, effettivamente, salvo riscontri diversi, si potesse trattare proprio di suicidio.

Ringrazio sin d'ora chi vorrà rispondermi.
Saluti.
Hoc unum scio, me nihil scire.
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