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Per meglio intendersi...

Inviato: mar, 15 gen 2008 1:08
di Marco1971
Nell’introduzione alle Nuove Parole Italiane dell’Uso II (2007), Tullio De Mauro scrive, in conclusione:
Ancora una volta il lavoro lessicografico ci mette dinanzi a una “lingua antica e nuova”, specchio di una società che sa adoperare la sua lingua a pieno regime e, quindi, anche in modo appropriatamente innovativo sia talora attingendo a parole d’altra lingua, come altre grandi lingue dall’inglese al russo fanno anche piú largamente dell’italiano, sia formando con propri materiali nuove parole o, come si è detto, dando nuovi significati alle parole già esistenti. Cosí, accanto all’uso di parole offerte dal patrimonio di secoli tuttora ben vivo, gli italiani mostrano di saper trovare nel loro parlare anche nuovi strumenti per meglio intendersi ed esprimersi.
I beg your pardon? A parte che non mi sembra affatto vero che oggi l’inglese attinga «piú largamente dell’italiano» a lingue straniere (del russo non so, ma Siberiana sicuramente ci potrà informare), vorrei sapere quante persone capirebbero docking station, che figura sulla prima pagina delle istruzioni per l’uso del supplemento sopraccitato, e anche quanti italiani, non informatici, capirebbero le parole laptop e slot, usate nella definizione del termine nello stesso dizionario.

Una società che sa adoperare la lingua a pieno regime: se «a pieno regime» significa «nel miglior modo possibile, con la padronanza di tutte le sfumature della lingua», penso sinceramente che sia un’illusione, se non una menzogna. Abbiamo visto, tra l’altro, i consigli d’un quotidiano e le risposte a quesiti linguistici su un altro quotidiano; tutto pare invece additare una conoscenza molto approssimativa dello strumento che è la lingua, e, in particolare, una divinizzazione del forestierismo sulla mera base della sua opacità semantica. Se questo si chiama comunicare, allora io mi chiamo l’Oscuro.

Inviato: mar, 15 gen 2008 10:44
di Incarcato
:shock:
Beh, o siamo noi pochi ad avere una visione distorta della realtà (per carità, cosa possibilissima) o il buon Tullio dovrebbe rivedere la sua analisi, specie là, dove dice:
specchio di una società che sa adoperare la sua lingua a pieno regime
Ma dove?? Se ormai introduciamo solo parole inglesi?
Qualcuno mi spiegherebbe questo passo, dandomi motivi d'ottimismo?