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Inviato: gio, 20 ott 2005 19:37
di miku
Io lascerei troll o, rubando per una volta il mestiere a Marco, trollo, modellato analogicamente su Kobold > coboldo

Inviato: gio, 20 ott 2005 19:42
di amicus_eius
Linguisticamente ineccepibile (Marco fa dei seguaci). Però il neoconio e l'adattamento credo debbano essere l'ultima ratio... Anche se trollo potrebbe davvero esserlo...

Inviato: gio, 20 ott 2005 19:47
di miku
Ah: mi dai del proselito? Taccuino, penna, data, ora: mi segno tutto...

Inviato: gio, 20 ott 2005 20:05
di Infarinato
Io, il troll, me lo sono sempre immaginato come una sorta di golem, ma mi rendo conto che questo (per altro personalissimo) accostamento non ci aiuta.

Anche l’etimo di troll non mi sembra particolarmente illuminante ai fini d’una traduzione in italiano.

Io sarei per gigante o trollo.

Inviato: gio, 20 ott 2005 20:21
di Marco1971
Sí, qui siamo di fronte a un caso intraducibile, e l’aggiunta della terminazione italiana -o non mi sembra sconvolgente, anzi, è anche bello e suggestivo trollo. :D

Inviato: gio, 20 ott 2005 21:25
di miku
Ho indagato un po' su troll: sul Grimm c'è, come al solito, un'ampia trattazione.

Riporto solo le righe iniziali: TROLL, m., dämon, kobold. das wort ist allgemein verbreitet im skandinavischen als an. troll, n., nisl. tröll, norw. und schwed. troll, altschwed. auch trull, dän. trold. das engl. kennt das wort nur als lehnwort, einmal in älterer zeit aus unmittelbarer berührung mit dem skandinavischen als troll(e), trold, dann neu entlehnt seit der mitte des 19. jh. als troll, s.

Parrebbe dunque usare demone e coboldo come sinonimi.

La voce Treccani: tròll tròl s. m. [dal norv. e sved. troll; cfr. dan. trold, ant. norv. trolldómr “stregoneria”]. – Nelle credenze popolari scandinave, abitante demoniaco e fiabesco di boschi, montagne, luoghi solitarî, immaginato ora in figura di gnomo ora di gigante, con lunga e disordinata capigliatura e un naso lunghissimo.

E di coboldo: s. m. [dal ted. Kobold, parola composta significante in origine “padrone (o governatore) della casa”]. – Spirito folletto della mitologia e del folclore germanico, rappresentato come un nano: di natura benevola, malizioso e scaltro, protegge la casa e i suoi abitanti, scherza con i bambini e ama stare presso il focolare.

Insomma, se non si vogliono fare troppi sforzi, coboldo potrebbe andare benino. Altrimenti troll o trollo.

Inviato: gio, 20 ott 2005 22:11
di atticus
Insomma il coboldo corrisponderebbe a 'o munaciello campano?
Anche qui, mi confortino Arianna e Amicus eius.

PS
Tra l'altro, tale munaciello era ritenuto la causa prima degli incubi; oltre a stare presso il focolare e smuover la cenere, causare scintille, fare spegnere la fiamma, ecc.
Memorie di fanciullo, cui la vecchia tata napoletana narrava "fantastichezze" le sere d'inverno.

Inviato: gio, 20 ott 2005 22:47
di arianna
Sicuramente le risponderà in maniera piú precisa Amicus_eius, io le rispondo per quel che mi ricordo d'aver letto tempo fa (il munaciello non credo d'averlo mai sentito nominare in Sicilia e credo si tratti di una "figura" tipicamente napoletana).
Quest'ultimo (mi corregga Amicus_eius se sbaglio) rappresenta lo spiritello dispettoso e bizzaro, egli assume le forme piú diverse, a volte protegge la casa altre volte fa paura al passante...

Inviato: ven, 21 ott 2005 18:00
di amicus_eius
In verità il munaciello è un fantasmino (in forma di bambino dispettoso con abito monacale, donde il nome) che può essere tanto ben disposto verso il suo involontario ospite (donde fortune insperate, vincite impreviste e quant'altro) quanto mal disposto (donde scherzi, sparizioni di oggetti etc. al limite del poltergeist). Nella tradizione partenopea esiste anche la bella'mbriana, la bella ombra, un fantasma con caratteristiche in parte analoghe al munaciello. Si tratta, nell'uno e nell'altro caso, di forme di sopravvivenza della religiosità casalinga del mondo antico precristiano (munaciello e bella'mbriana hanno la fisionomia del genius loci). Quella dei coboldi è invece una specie di esseri legati alle radici della terra (quasi degli elementali della terra), che hanno in comune col munaciello la loro natura caratterialmente ambivalente (simbolo dell'imprevedibilità della sorte e degli eventi naturali), ma si tratta, per il resto, stando a quel poco che mi consta, di entità completamente diverse fra loro.